Il ritorno dei jeans larghi. Ora è ufficiale: siamo ingrassati
C'è però una buona notizia: nessuno di elegante, in nessun momento della storia, di qualunque sesso conosciuto, voluto, perseguito o immaginato, ha mai indossato jeans iper-modellanti
Che sulla Sueddeutsche Zeitung siano comparsi nello stesso giorno articoli sui funerali dell’uomo più elegante ed eccentrico del mondo, il principe Filippo di Edimburgo, e un dibattito pensoso sul ritorno in auge del jeans di linea dritta, se non addirittura largo, la dice lunga sulle incertezze estetiche in cui il popolo tedesco si dibatte dai tempi di Goethe e che la lunga permanenza di Angela Merkel ai vertici della cosa pubblica non ha aiutato certo a dissipare (nel primo Cinquecento ci fu invece e addirittura il cosiddetto “primo influencer della storia”, il contabile dei Fugger Mattaeus Schwartz, a cui si deve il primo “libro di vestiti personali” della storia, il Trachtenbuch, un unicum ovviamente mai ripetuto). Per dirla in estrema sintesi, nessuno di elegante, in nessun momento della storia, di qualunque sesso conosciuto, voluto, perseguito o immaginato, ha mai indossato jeans iper-modellanti.
Il jeans elegante, per intenderci del genere che si può indossare sotto il blazer o anche la sera, lascia intuire le forme senza tirare lì (uomini di qualunque inclinazione) o spingere là (donne cisessuali; altri regolarsi a piacere). Di solito, noi della categoria esperti del settore inquadriamo senza timore di fallo l’origine socio-culturale dell’uomo che ci sta di fronte dall’aderenza del pantalone, la lunghezza del risvolto, il colore delle scarpe e la loro forma. Stronzissimi/e, senza dubbio, ma non sbagliamo mai: all’abbinamento jeans stretto sulla coscia-lunghezza attorno alla caviglia-scarpa a punta quadrata, magari gialla o blu chiaro, si accompagna di solito un tipo che ti apre la porta al ristorante senza sapere di dover entrare lui per primo (vecchia usanza per proteggere la signora da sguardi indiscreti e verificare che non ci siano pericoli, adesso lo sapete), che rotea il vino nel bicchiere, mette le posate di lato sul piatto mandando in crisi il cameriere e che per darsi un tono cita Coelho. Fra le donne, le cose non cambiano di molto, e anche chi ci ha chiesto questo articolo ha concluso sconsolato di aver visto nella propria vita pochissime donne in grado di indossare jeans a pelle senza evocare un insaccato industriale. Duro a dirsi in tempi di body positivity e di negazione dell’eccezionalità, ma nella cultura occidentale, l’estetica comunemente accettata e introiettata fin dall’infanzia equivale all’armonia e alla sezione aurea fidiaca, dunque sì, per quanto la nostra mente voglia adeguarsi al senso comune del momento, sempre lì malandrina corre, all’insaccato.
Volendo metterla sul generale, nella moda occidentale e non, si assiste da un paio di stagioni a un imperioso ritorno dell’estetica Anni Ottanta con tutti i suoi errori e orrori, e cioè gli abitini arricciati in spandex iper-elasticizzato, le ruches alte sulle spalle, le spalline sovradimensionate e le strizzature uber alles. Che i jeans seguano un andamento apparentemente opposto nella linea non deve stupire, e questo per due ordini di motivi.
Il primo: credeteci o meno, voi che leggete questo pezzo e magari siete nati proprio fra gli Ottanta e i Novanta del secolo scorso, in quegli anni il jeans elasticizzato, il cosiddetto “moulant” francese non esisteva, e noi paninari della prima ora indossavamo con orgoglio i jeans drittissimi, a vita alta e molto eleganti che un giovane Giorgio Armani vendeva in via Durini, nell’Emporio sormontato dal celebre logo dell’aquilotto che ora si vede, in dimensioni di poco superiori, all’aeroporto di Linate. Sul tema dello stone washed e degli infiniti lavaggi diversi di questi anni, andate a chiedere a Renzo Rosso con il quale, ogni volta, rivanghiamo i tempi pionieristici in cui infilò delle pietre pomici nella lavatrice, distruggendola ma dando anche vita a uno stile che ha fatto la sua fortuna. Noi ci strofinavamo sui muretti e i gradini di santa Maria delle Grazie: stone washed fai da te, nei pomeriggi di chiacchiere e cornetti Algida. Tutta l’aderenza e la morbidezza che oggi ci sembrano imprescindibili, motivo numero due, è data dall’inserimento fra le fibre di cotone di filamenti elasticizzati, cioè e sigh tendenzialmente non sostenibili, e/o dalla progressiva scomparsa del cotone a favore di fibre man made, anche sostenibili tipo il Tencel. Nessuno indosserebbe più, nemmeno sotto tortura e dopotutto un po’ lo era, un jeans nuovo di quell’epoca. Infine, e per tornare al tema della body positivity, vogliamo dirvi la ragione vera e ultima per la quale indosseremo nuovamente tutti il jeans morbido tanto elegante per il quale la Sueddeutsche Zeitung tanto si rallegra. Siamo ingrassati. Tutti, in media, portiamo addosso un paio di chili in più rispetto ai nostri coetanei di 35 anni fa, come ha dimostrato uno studio su scala mondiale condotto dall’Imperial College di Londra nel 2019: l’indice di massa corporea è cresciuto mediamente di 2 chili nelle donne e di 2,2 chili negli uomini, soprattutto nelle zone rurali. Dunque sì, potremo vantarci al tempo stesso di essere diventati eleganti nei modi e nello stile. Occultando i nostri chili.
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