Il Foglio della moda

La Cina espone per la prima volta a Micam

Passi di distensione in nome della cooperazione commerciale

Quando pregiudizi e narrativa si combinano, accade che un collettivo di produttori cinesi di calzature, anche eleganti, presenti le collezioni per la prima volta al Micam e che la loro portavoce (in presenza, causa Covid, verranno solo gli imprenditori cinesi residenti in Europa come Liu Qiongying, la fondatrice di Sheme che vive in Germania) spenda il tempo di una chiacchierata a respingere il tema della “concorrenza” e a favorire quello della “collaborazione”, anzi della “cooperazione”, evidenziando gli infiniti scambi che già avvengono per esempio fra i produttori della provincia dell’Henan e le industrie italiane della conceria, oppure le partnership con gli stilisti nazionali (nessun nome, ma è noto che alcuni fra i migliori collaborino anche non saltuariamente con le aziende della moda cinese, da cui traggono sostentamento per i propri brand).

 

Il 19 settembre, al salone della calzatura che, come tiene a dire il suo abilissimo direttore generale Tommaso Cancellara, “non è italiano, ma internazionale, e che dunque accoglie altre espressioni della calzatura come quella francese, brasiliana, spagnola o portoghese”, arriveranno una decina di questi brand di calzature e borse, in rappresentanza della China Chamber of Commerce for Import and Export of Light Industrial Products and Arts-Crafts (CCCLA), cioè della massima nonché unica espressione della politica commerciale cinese. “Posseggono tutte le caratteristiche e gli standard richiesti dal salone”, dice Cancellara: “Dunque, in un’ottica di scambio, è più che giusto averli con noi”, dice, lasciando intuire che la stessa relazione “win win” a cui fa riferimento Xiaomei Yin quando evoca molto diplomaticamente la genialità della creazione italiana e l’apporto positivo di una crescita della produzione cinese in termini di qualità, dovrebbe avvenire in senso opposto. E che certamente verranno compiuti passi perché questo avvenga in misura sempre maggiore. Da una parte, la Cina non sembra più disposta a rappresentare il livello basico nella produzione di abbigliamento e accessori; dall’altra, Assocalzaturifici ha capito che, sbarrando l’accesso della Cina alla rappresentatività in Italia, la ritroverà certamente alla grande fiera di Las Vegas e non bendisposta nei suoi confronti. Dunque, nella stessa logica espressa dal generale Sun Tsu nella celebre arte della guerra, intende tenersi i produttori cinesi vicinissimi.

Alcuni, peraltro e come la stessa Sheme, presentano già alla settimana della moda di Parigi. Altri, come Erke, è già un nome internazionale nella calzatura sportiva; Kangnai, uno dei brand di calzature maschili più importanti della Cina, con più di trecento punti vendita nel Paese e oltre cento all’estero, ha collaborazioni con marchi internazionali come Hugo Boss e Calvin Klein. Poi, ci saranno anche i terzisti delle aziende italiani, come Aokang, Langhao, Shunpu  che, al pari dei loro omologhi nazionali, vivono il terziarismo come una costrizione e si presentano a Micam con il loro marchio. Per massimizzarne l’impatto non hanno trascurato alcunché, integrando alla presenza metodi di esposizione online, attraverso VISAF (virtual exhibition). E tutti gli eventi saranno trasmessi in diretta streaming, in modo che i buyer possano interagire e comunicare in tempo reale con le aziende.

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