I fantastici risultati di LVMH dimostrano che non abbiamo ancora comprato abbastanza borsette
Visti i numeri dei grandi gruppi del lusso, è piuttosto chiaro che conciliare le opposte spinte psicologiche del consumatore fra la richiesta di sostenibilità e la voglia ancora irrefrenabile di fare acquisti sarà la vera sfida dei prossimi anni. Cambiare rotta, e acquistare con oculatezza, non è ancora una scelta comune
Questa mattina, chiacchierando dei fantastici risultati del gruppo LVMH con il direttore comunicazione di una griffe molto di tendenza nelle calzature (44,2 miliardi di euro, pari al 46 per cento di crescita rispetto allo stesso periodo del 2020 e l’11 per cento in più nei confronti del 2019, insomma un vero boom e per di più dovuto agli accessori, cioè al livello “medio” dell’acquisto), ci dicevamo che trovare il modo di conciliare le opposte spinte psicologiche del consumatore fra la richiesta di sostenibilità e la voglia ancora irrefrenabile di fare acquisti sarà la vera sfida dei prossimi anni. Fra una risata e una richiesta di segretezza assoluta, mi ha svelato che la scorsa settimana la sua omologa del grande brand inglese che ogni giorno ci martella con il veganesimo della sua fondatrice, gli ha chiesto in prestito un paio dei fantastici sandali da sera in vera pelle e cristalli che producono per la sua festa di compleanno, perché di festeggiare il quarantesimo indossando i brutti stivali a zampa di cerbiatto in materiali forse eco-sostenibili che ogni giorno tenta di piazzare sui giornali proprio non se la sentiva.
La sostenibilità è una cosa importante, quando non diventa fede cieca o ipocrisia, e dai risultati di LVMH diffusi poche ore fa, salutati da una salva di acquisti alla Borsa di Parig, è ovvio che non ci siamo ancora pasciuti abbastanza di sandali e borsette. Tanto meno i più giovani. Come faceva notare qualche giorno fa un redattore australiano ai sostenitori del Fridays for Future, è molto comodo protestare per il tiepido impegno degli adulti nella salvaguardia del pianeta quando poi si esigono aule con l’aria condizionata (prima generazione ad averle chieste) e si resta connessi da mattina a sera su smartphone che si chiede di cambiare una volta all’anno.
I risultati di Lvmh, così come quelli di tutti gli altri gruppi del lusso, sono lì a dimostrare che cambiare rotta, e acquistare con oculatezza, non è ancora una scelta comune. O, peggio, è una scelta che ci aspettiamo compiano gli altri. Noi, nel frattempo, accumuliamo. Nel solo terzo trimestre, i ricavi del colosso di Bernard Arnault, che inizia a riprendere quota anche in Europa grazie al turismo, hanno segnato un balzo del 20 per cento anno su anno a 15,5 miliardi. “Il dato”, come segnalava Reuters, “è in linea con il consensus degli analisti citato da Barclays, che prevedeva un aumento del 21 per cento delle vendite, dopo l’eccezionale +84 per cento del secondo trimestre”.
Al cuore della performance c’è l’eccezionale andamento della divisione moda e pelletteria ben più che il beverage, che ha raggiunto livelli record nel periodo, con una crescita organica del 38 per cento rispetto al terzo trimestre del 2019, con un boom di ordini provenienti soprattutto dagli Stati Uniti – tornati a livelli ampiamente pre-crisi come segnalano anche brand italiani, per esempio Herno - e dall’Asia. Rispetto al 2020, la divisione ha addirittura incrementato le vendite di moda del 24 per cento, superando le aspettative degli analisti e dimostrando in via definitiva che, quando c’è bisogno di gratificarsi, sempre di più si compra una borsa. I risultati del gruppo erano molto attesi anche per via dell’ultima grande acquisizione, Tiffany, entrata a far parte del consolidato per la prima volta in questo anno fiscale.
La divisione Watches & Jewelry ha registrato una crescita organica dei ricavi del 49 per cento nei primi nove mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 4 per cento rispetto al 2019 (dunque escludendo Tiffany che però, anche grazie alla campagna con Beyoncé, sta mostrando una decisa capacità di turn around e di svecchiamento dell’immagine). Ormai paiono del tutto dimenticati anche i timori di una stretta sul lusso e sui patrimoni multimilionari in Cina (anche il presidente Xi Jinping deve tenere a bada il malcontento delle masse impoverite dal Covid con proclami populisti, ma di stretta fiscali o patrimoniali non si è più parlato). Il direttore finanziario del gruppo Lvmh, Jean Jacques Guiony, ha affermato anzi di non aver notato alcun cambiamento nel comportamento dei consumatori cinesi. There's such a lot of world to see, come canta Beyoncé nella versione più sexy che si sia mai sentita di Moon River, diamante da 128.54 carati al collo, tela di Jean Michel Basquiat alle spalle, black pride diffuso a piene mani. C'è ancora un sacco di mondo da vedere. Anche da comprare, sembra.
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