il carrozzone moda va avanti
Cucinelli non va a Firenze e Armani salta un giro. Ma le sfilate non si fermano
La quarta ondata di Covid non interrompe il lavoro dell'industria della moda, nonostante l'assenza di alcune importanti firme e di molta stampa straniera: dalla prossima settimana tornano Pitti Uomo e la Fashion Week di Milano
Se il primo appuntamento annuale della moda sono sempre state le sfilate uomo, vacanze interrotte per tutti gli operatori incluse, quelle in programma sotto la quarta ondata Covid a partire dall’11 fino al 18 gennaio perdono qualche grosso nome, ma ricompattano le fila perché no, essersi vaccinati tutti con tre dosi e fare tamponi di continuo per richiudersi in casa non sembra la soluzione ideale. Dunque, dalla prossima settimana a Firenze e poi a Milano ci sarà pochissima stampa straniera, i buyer saranno quasi certamente presenti in misura minoritaria, ma saltare ancora una volta un appuntamento fondamentale per la ripresa pare fuori discussione per (quasi) tutti, in particolare quando le grandi società di analisi come PwC parlano di un progressivo recupero delle posizioni perse nei due anni pandemici, fino al superamento del fatturato pre-Covid nel 2023.
A Pitti Uomo edizione 101, al debutto l’11 a Firenze, Brunello Cucinelli non se l’è sentita per esempio di occupare come di consueto il grande spazio al piano interrato di Fortezza da Basso, complice anche la diffusione del virus in Umbria e il rischio di rimanere a corto di visual e collaboratori per la grande presentazione che, invece, terrà a Milano a partire dal 14: fra i due appuntamenti, che in tempi pre-pandemici non mancava entrambi mai, ha preferito allungare quelli di Milano, corredando le visite per la campagna vendita di presidi medici pronti a dispensare tamponi. C’è da giurare che, legato a Firenze com’è, a giugno raddoppierà con un grande evento. Giorgio Armani ha annullato invece sia le sfilate di Emporio sia quelle della prima linea e, per maggior sicurezza, quelle della haute couture parigina a fine mese: “La decisione è stata presa a malincuore”, afferma, “in considerazione del peggioramento della situazione epidemiologica.
La sfilata rimane un momento fondamentale e insostituibile, ma la tutela della salute e della sicurezza di collaboratori e pubblico rimane ancora una volta prioritaria”. Armani fu il primo a cancellare le sfilate nel febbraio del 2020 e, proprio per questo, il presidente della Camera Nazionale della Moda, Carlo Capasa, non ha potuto che correre immediatamente ai ripari con un suo comunicato di conferma e tutela, per evitare un effetto domino, o per meglio dire di contagio, che potrebbe rivelarsi deflagrante dato il peso specifico del sire di via Borgonuovo che, per la prima volta, non trasferirà le presentazioni in digitale, e non pare avere nemmeno intenzione di mostrarle, come fece un anno fa, a piccoli gruppi selezionati. Forse aspetterà la fine di febbraio e presenterà le collezioni uomo durante la fashion week donna: “Non possiamo che comprendere la decisione presa dal signor Armani di annullare la sua sfilata, una scelta coerente con il suo approccio alla pandemia e alla sua visione”, scrive Capasa, che però tiene il punto. “Per quanto riguarda la prossima Milano Fashion Week Men’s collection 14/18 gennaio 2022 confermiamo che alla luce del Decreto Legge 221 del 24 dicembre 2021 e del Consiglio dei Ministri del 30 dicembre 2021 sono permesse sia le sfilate sia le attività (presentazioni ed eventi) in presenza di ospiti purché siano applicate procedure e protocolli tesi ad evitare la diffusione del contagio da Covid-19”. Dunque, la Fashion Week si svolgerà, “come sempre”, nel rispetto delle normative e restrizioni vigenti che ad oggi prevedono il controllo del Green Pass Rafforzato ed utilizzo di mascherina FFP2 per tutti i partecipanti”.
Non è detto che nei giorni prossimi non si assisterà a nuovi cambiamenti, lo stesso Capasa non esclude che qualche brand deciderà di passare al digitale, annullare o posticipare l’evento: “Stiamo ultimando l’aggiornamento, il quarto, del nostro documento “Indicazioni operative per la redazione di protocolli per la tutela della Salute e Prevenzione del Rischio da contagio Covid-19 nella realizzazione di Sfilate di Moda”, redatto in collaborazione con le Autorità Competenti con verifica congiunta delle ultime restrizioni normative richieste dal Governo. Verrà inviato nei prossimi giorni a tutti i brand partecipanti alla settimana della moda”. Aggiunge Capasa, forse ricordando come i giornalisti italiani si lamentarono della gestione delle ultime sfilate di Parigi da parte della Chambre Syndicale de la Couture (nessun controllo, nemmeno della mascherina, colleghi inglesi anche di età avanzata liberi e giocondi come al pub) che “le Fashion Week di Milano in questi anni di pandemia sono state riconosciute dagli addetti ai lavori, a livello internazionale, come quelle in cui si sono sentiti più sicuri e tutelati”.
Resta da dire che, comunque, un po’ di allarmismo e di dirette televisive monotematiche in meno, e di dati calcolati con un filo di sapienza in più, aiuterebbero a creare meno panico. La moda sconta la propria necessità di autorappresentarsi in luogo pubblico, cosa che alle merendine e ai bulloni non succede, ma forse è arrivato il momento di valutare se l’informazione sul virus h24, “the italian Covid craze” come lo chiamano i colleghi inglesi, ci stia poi giovando così tanto.
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