Il successo di Lvmh e l'ottimismo per il settore del lusso. Nonostante il Covid
Il patron Bernard Arnault racconta le vendite record nel 2021 del gruppo francese: utile netto di 12 miliardi e vendite record per 64,2 miliardi. E si dice ragionevolmente certo che il fenomeno inflattivo del momento verrà superato
Nella conferenza stampa riservata su Zoom “speriamo sia l’ultima a distanza e che potremo festeggiare presto con Ruinart Rosé, che lo scorso anno è stato eletto miglior champagne del mondo”, il patron di Lvmh Bernard Arnault afferma più volte di non voler “scendere troppo nel dettaglio”, ma in realtà i risultati del gruppo per l’anno appena trascorso sono talmente positivi – utile netto a 12 miliardi di euro, vendite record per 64,2 miliardi di euro, in crescita del 44 per cento sul 2020 e del 20 per cento sull’ultimo anno pre-pandemico, il 2019 - da non resistere.
Parla della divisione wines and spirits che va affermando nel mondo il rosé con lo chateau d’Esclans, cita il rilancio mondiale di una fragranza storica come Sauvage, mostra orgoglioso perfino il cronografo Porsche Carrera che ha al polso, produzione limitata Tag Heuer, (in caso voleste saperlo, costa 5500 euro e ha la sua lista d’attesa e d’ordinanza). Dolcevita blu, giacca che – potremmo sbagliarci ma sembra proprio Dior Homme – Arnault racconta che la “crescita organica è stata del 36 per cento rispetto al 2020 e del 14 per cento sul 2019”, aggiungendo che la crescita delle vendite nel quarto trimestre è stata del 22 per cento sul 2019, con il segmento della moda e della pelletteria che ha registrato un miglioramento a livello organico del 51 per cento sempre sul 2019”.
Arnault ammette che la mancanza di turismo, del tutto ininfluente negli Usa e in Asia, entrambe in forte rialzo, ha penalizzato fortemente il canale della vendita selettiva e in generale l’Europa, unico continente in decrescita con un piccolo margine di recupero nel quarto trimestre (se volevamo avere conferme sul futuro del Vecchio Continente come grande parco divertimento mondiale basta guardare i dati di vendita dell’ultimo anno), ma si dice anche ragionevolmente certo che il fenomeno inflattivo del momento verrà superato, una volta che “l’embouteillage”, il collo di bottiglia degli approvvigionamenti, verrà risolto: “Non prevedo una crisi economica quest’anno. Abbiamo superato diverse crisi mondiali e due anni particolarmente difficili (con questi risultati) e abbiamo le spalle forti” dice, e si concede un piccolo affondo sulla concorrenza segnalando che le dimensioni e il cash flow del suo gruppo, superiore ai 13 miliardi di euro, di oltre due volte superiore a quello del 2020 e anche del 2019, gli permettono anche “una certa flessibilità sui prezzi”.
Verrà insomma assorbito, par di capire, il costo maggiore delle materie prime, rendendo il gruppo ancora più competitivo. Sembra anche in via di assorbimento l’esborso record di 16 miliardi per Tiffany: l’indebitamento è molto cresciuto, a circa 9 miliardi di euro (+127 per cento), ma Arnault, e soprattutto il suo responsabile finanziario Jean Jacques Guiony, insistono sul controllo e su una gestione attenta e costante. Nel giorno in cui anche Salvatore Ferragamo diffonde i propri dati di esercizio 2021 segnalando ricavi a 1,136 milioni di euro, in aumento del 29,6 per cento a cambi costanti, e un ottimo andamento per l’e-commerce (+41,3 per cento), il commento ai dati di bilancio di Lvmh prevede a sua un accenno all’andamento del canale digitale, in crescita a doppia cifra.
Ma è nel momento in cui Arnault si sofferma, lungamente, sulla sfilata postuma di Virgil Abloh , il direttore creativo di Louis Vuitton Homme scomparso per un tumore rarissimo a 41 anni lo scorso novembre, entrando nel dettaglio dei momenti della presentazione a Miami che l’hanno particolarmente emozionato, che acquistano un senso anche i dati sull’impegno nelle risorse umane e sul sostegno alle cause morali e civili più rilevanti. Annuncia che, fra qualche mese, verrà riaperto lo storico atelier-sede di Christian Dior, in avenue Montaigne, e coglie l’occasione per omaggiare particolarmente il lavoro di Kim Jones, direttore creativo di Dior Homme e Fendi Donna. Qualche parola di elogio, per fortuna, arriva anche per Maria Grazia Chiuri (la platea italiana era in attesa di ascoltarle, considerando le straordinarie performance di vendita delle sue collezioni). C’è un accenno anche alla crescita di Fendi e in particolare alla borsa First disegnata da Silvia Venturini Fendi, nonché alla lista d’attesa che ne sancisce il successo, ma non ci sono dubbi che il cuore di monsieur Arnault batta per Vuitton che, ben oltre il suo status di cash cow del gruppo, per il patron rappresenta “ben di più che un’impresa di moda: Louis Vuitton”, dice, “è un conglomerato creativo-culturale”.
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