Controtendenza - 2
La grande stagione della "rilettura dei codici"
La moda deve rinnovarsi o continuare a ripensare i propri hit di un tempo contando sulla leggerezza di pensiero delle nuove generazioni
Prada
Prada
Prada
Max Mara
Max Mara
Roberto Cavalli
Roberto Cavalli
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
In un affondo temporale di grande virtuosismo, nelle pagine centrali del “Nome della rosa”, Umberto Eco affidava alle parole del “saggio Jorge” (l’omicida, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni) quella che era stata la polemica letteraria fra gli Antichi e dei Moderni nella Francia alla fine del XVII secolo: gli “Anciens”, capeggiati da Nicolas Boileau, sostenevano che la creazione artistica dovesse semplicemente imitare gli autori antichi, avendo i romani e soprattutto i greci già raggiunto la perfezione in ogni disciplina cara alle Muse. Charles Perrault (sì, l’autore di “Cendrillon”), a capo dei Modernes, sosteneva invece le qualità degli artisti del secolo di Luigi XIV e la necessità della creazione letteraria di rinnovarsi, interpretando l’epoca contemporanea. A parte quel genio di Jean Racine, che si sarebbe affermato in entrambe le fazioni, degli autori “Anciens” abbiamo perso le tracce. Le commedie di Marivaux sono invece rappresentate tuttora, e sono sempre piuttosto divertenti, tanto che da qualcuna di queste sono stati tratti dei film (una per tutti, “Il trionfo dell’amore”, con Mira Sorvino, diretto dalla moglie di Bertolucci, Clare Peploe).
Leggi qui il primo episodio di "Controtendenza"
Tutto questo viene da pensare dopo quarantotto ore di sfilate milanesi donna estate 2023, dove la rilettura degli antichi, anche in auto-rilettura, sembra essere la costante. Sottotraccia a sfilate anche belle, per carità, aleggia persistente la domanda su quale sia il ruolo della moda oggi: rileggere il passato oppure creare un linguaggio nuovo oltre alle trovate del marketing, del Metaverso, degli “spunti di archivio”, delle pieghe della storia, delle sicurezze che l'ufficio commerciale chiede a gran voce?
In generale, e ad esclusione di alcuni brand come Max Mara che hanno ammodernato, con molto gusto e lini favolosi, si intende, gli Anni Trenta della Cote d’Azur, il processo di rilettura riguarda gli Anni Novanta e i primi Duemila, cioè il periodo che la Generazione Z affamata di moda, e in particolare i ventenni cinesi e coreani non hanno vissuto, e che faticherebbero a trovare nel guardaroba della mamma nella versione originale, come per esempio fanno i moltissimi che, non potendo permettersi magari il Blumarine di oggi, tornato molto cool, cercano nei cassetti di casa i vecchi golfini corti inventati da Anna Molinari e "riletti" da Nicola Brognano. Le generazioni smartphone di oggi faticano ad andare indietro oltre i tre-cinque anni: dimentichi di tutto se non del fatto e del personaggio del momento, sono il bersaglio perfetto per il classico rimesso a nuovo. I casi singoli di questa evidentissima tendenza variano però in abilità e in autonomia.
Per un Kim Jones che rilegge per Fendi i classici di Karl Lagerfeld, talvolta in copia conforme (il direttore creativo di Fendi donna e Dior Homme è un mago delle “collaborazioni” e degli “hackeraggi creativi”: tutte le prime file della moda mondiale iniziano a domandarsi quando vedranno finalmente qualcosa di suo, di personale, cioè che non origini dall’estro di Maria Grazia Chiuri, di Silvia Venturini Fendi, di Donatella Versace, di artisti e musicisti vari, declinato in forme commerciali e “facili”), c’è un Fausto Puglisi che rilegge Roberto Cavalli da par suo, innestandolo con l'estetica di Tony Duquette e di Adrian. Per tanti giovanissimi che pensano di imbambolare i connaisseur della moda con le copie dell'estetica di Ann Demeulemeester c'è Giorgio Armani che anche in Emporio, anche in questa collezione ispirata a “un pensiero di libertà e apertura nel vestire metropolitano” e a un senso di “libertà e di leggerezza come nel ritorno da un lungo viaggio nel quale si sono accumulate cose e ricordi”, continua a far evolvere il proprio linguaggio pur mantenendo ben chiari i propri codici, che è scelta fondamentale per non rischiare di perdere appeal di marchio.
Quando arrivano i gilet di cristalli da sera? Ti domandi a ogni collezione, aspettando di vedere come saranno stati declinati per la nuova stagione, aspettando di scoprire se saranno stati accostati ai pantaloni da sera, o sarà la volta di una gonna fluida, o di un pantaloncino, di una culotte (la culotte alta, Anni Trenta, è il leit motiv di molte sfilate, compresa quella nuovamente interessante di Alberta Ferretti, tornata a fare “il suo”). Lo stesso processo di reinterpretazione dei codici riguarda Miuccia Prada, la cui visione, meno declinata, meno “appoggiata” su quella del compagno di viaggio Raf Simons, irriducibile malinconico, sta tornando chiara, netta, precisa come anni fa. “Touch of crude”, (non finito, ma anche grezzo) è il titolo della collezione, una riflessione sviluppata con il regista danese Nicolas Winding Refn, che per Prada ha realizzato una serie di corti anticipati sui social e poi proiettati simultaneamente durante la sfilata. “Nell’esprimere la nostra creatività, siamo come cercatori d’oro”, dice il regista a proposito della collaborazione. E in questo movimento per tentativi, per prove ed errori, sfocato sull’insieme, concentratissimo sui particolari e viceversa, emerge una tensione emotiva che ricorda molto da vicino il vivere femminile di oggi, “non finito” e in cerca di sicurezze.
Sotto il make up concentrato sugli occhi, su ciglia finte lunghissime e spioventi, camminano figure di donna con un guardaroba ridotto all’essenziale: soprabiti dritti (anche di pelle), oppure ispirati alle vecchie vestaglie della nonna, col colletto smerlato, e ancora abiti leggeri, drappeggiati attorno al seno e senza maniche, un solo modello di tuta, bianca, aderente, col colletto, che non mostra alcunché ma offre piuttosto un senso di protezione e di raccoglimento. Ai piedi un solo modello di scarpe, delle grosse Mary Jane innestate nella forma negli stivali texani. Verde chiaro, lime, rosa, le tonalità del grigio: una palette che dà forma a un pensiero.
Alla Scala