Giorgio Armani, lo stilista che ha superato la sua stessa moda
Tributo internazionale per Giorgio Armani. Grande invidia collettiva per quel livello di carriera e imprenditoria in cui ci si può permettere di non temere alcuna conseguenza
Nelle dodici ore intercorse fra il voto, che possiamo testimoniare aveva espletato entro le nove in via Goito, salendo i gradini veloce in giacca blu nei suoi ottantotto anni, e il Visionary Award che ha ricevuto dalle mani della sua musa Cate Blanchett la sera al Teatro alla Scala, un tributo per il rigore tenuto sia in occasione dello scoppio della pandemia sia, e soprattutto, per l’ormai celebre “sfilata in silenzio” con cui siglò il giorno dell’attacco all’Ucraina da parte della Russia (“presentare la collezione onora il lavoro di tanti mesi per molte persone, ma non voglio la musica, non c’è niente da festeggiare”, disse), Giorgio Armani ha presentato la collezione per l’estate 2023.
Parlando, come Alexander Baumgarten, di corrispondenza fra bello oggettivo e bello soggettivo, di quella esperienza estetica, aisthesis, che permette di ricondurre il bello che si ammira al bello dentro di sé. Il bello che abita fuori di noi, ma alberga anche dentro di noi, perché in caso contrario non sapremmo riconoscerlo. La bellezza come sentimento dell’io, come esperienza dell’anima: “Ciò che è bello a vedersi rende belli anche dentro”. In un momento difficile, confuso, ha scelto un’”estetica rassicurante” sia nelle forme, leggere, fluide, allungate come miraggi nel deserto, sia nei toni: sabbia, oro (“fil d’or” il titolo della collezione), bianchi evanescenti. Ma è ovvio che, al di là della sua moda, Armani abbia raggiunto quel punto della sua carriera, e della sua parabola umana, in cui le domande che gli vengono rivolte attengono più alla guida e all’indirizzo etico e storico rispetto al taglio degli abiti, che continuano a svolgere, arricchire un discorso iniziato molti anni fa e addizionato di una nuova parola a ogni stagione.
“You are a man of action, one who takes a strong stance when the moment calls for it”, gli ha detto ieri sera, dal palco del Teatro alla Scala, Cate Blanchett. L’uomo che prende posizione e che “dice quello che sente debba essere detto, senza timore delle conseguenze”. Fu il primo a pronunciarsi sul Covid, sfilando a porte chiuse e mettendo le sue fabbriche a disposizione per la produzione di camici, fu il primo a dire quel che si doveva dire sull’invasione dell’Ucraina, mentre troppi altri traccheggiavano, riluttanti a chiudere i propri negozi in Russia (tanti non l’hanno fatto). E’ l’unico degli stilisti italiani a non essere considerato un semplice stilista, “uno della moda”. Il che, considerando come la moda viene vista dagli italiani, nonostante la sua potenza di fuoco economica, non è poca cosa.
Alla Scala