previsioni future
Continua a crescere il mercato del lusso globale. Lezioni per il made in Italy
“Dobbiamo non solo proteggere, ma fare crescere le filiere produttive di eccellenza che sono un fattore propulsivo per interi settori” dichiara il presidente di Altagamma Matteo Lunelli
Essendo al momento Francesca Bellettini una delle tre manager più importanti della moda mondiale, certamente la più schiva, era abbastanza scontato che la sua presenza alla presentazione dei dati dell’Osservatorio altagamma gremisse la platea del Teatro nazionale di Milano di ogni sorta di epigoni presunti e di imitatori possibili. Le sue risposte alle domande della direttrice generale della Fondazione, Stefania Lazzaroni, peraltro intervistatrice niente male, sono state accolte da un silenzio totale, che si è fatto di pietra quando è risultato evidente che il successo di Yves Saint Laurent, di cui Bellettini è amministratore delegato dal 2013 e di cui ha moltiplicato il fatturato dai circa 500 milioni ai 2,51 miliardi del 2021, sia dovuto in buona parte alla sua capacità di delega ai top manager e in particolare ai direttori vendite delle diverse regioni mondiali, alla focalizzazione sul prodotto, al controllo della produzione che, senza abbandonare le competenze terziste, valorizza i migliori (a febbraio del 2023, grazie a un accordo con Cassa depositi, inaugurerà un centro ricerca a Scandicci, sviluppato sui 23 mila metri quadrati dell’edificio che vent’anni fa avrebbe dovuto ospitare un centro archivistico nazionale).
Ascoltare un manager di origine e formazione italiana descrivere con entusiasmo non solo i comportamenti che le imprese italiane, perlopiù padronali, tendono a respingere, ma farlo anticipando addirittura le direttrici che Altagamma e Bain&Company avrebbero definito di lì a pochi minuti come i fattori di successo per il futuro del lusso, dev’essere stato un colpo al cuore e un monito. Anche perché le opportunità di crescita ci sono. Il lusso, dal food al design alla moda, si appresta infatti a chiudere un anno record, con un poderoso trend di crescita a livello mondiale. Nonostante le turbolenze economiche, nel 2022 il mercato del lusso globale crescerà infatti del 21 per cento, sfiorando i 1.400 miliardi di euro, mentre si stima che i beni di lusso personali cresceranno del 22 per cento a 353 miliardi di euro.
Lo scenario si prospetta positivo anche per il 2023, quando la marginalità delle imprese dell’alto di gamma dovrebbe crescere del 6 per cento (in Europa del 5 grazie all’aumento del turismo che compenserà, si spera, la debole domanda interna). Questi risultati si inquadrano inoltre all’interno di un percorso di crescita anche nel lungo termine: nel 2030 il valore di mercato dei beni di lusso personali dovrebbe salire a circa 540-580 miliardi di euro, in aumento del 60 per cento rispetto al 2022. Ci si aspetta che riprenderà la Cina, che i mercati del Middle East recuperino posizioni, trainati sia dai Mondiali di calcio sia (prevediamo polemiche) dalla neutralità nei confronti della Russia.
La sfida, però, è più sfumata di così, come osserva il presidente di Altagamma Matteo Lunelli. Il punto, osserva, è valorizzare le risorse umane, le competenze, contribuendo a ridurre le differenze sociali. E questo richiede non solo uno sforzo manageriale e imprenditoriale, ma anche il sostegno pubblico. “Dobbiamo non solo proteggere, ma fare crescere le filiere produttive di eccellenza che sono un fattore propulsivo per interi settori”. Oltre i due terzi della produzione mondiale di lusso, e in particolare gli accessori, continuano infatti a essere prodotti in Italia. Il ministro Adolfo Urso, in sala, ascolta, approva e, in linea con i distinguo lessicali, già tratto identitario di questo esecutivo, segnala come “il cambio del nome in ministero delle Imprese e del Made in Italy non sia solo un cambiamento lessicale, ma una indicazione della missione che questo governo vuole dare”. Tutte le associazioni hanno già chiesto appuntamenti.
Alla Scala