BACKSTAGE SERIAL
I sulfurei post sulla "moda segreta", di Alberto Loro
Contrassegnati da un foglietto scritto a mano sovrapposto a una vecchia foto, i retroscena (spesso molto piccanti), sono uno spaccato inedito sulla moda ma anche su qualche segreto vaticano. E c'è chi già sogna un libro
Chissà chi era lo stilista incurante della propria salute e soprattutto di quella altrui che negli anni del boom della Milano da bere, ricevendo la telefonata da san Patrignano di un ex amante che, come si diceva un tempo, aveva “corrotto” e ormai si trovava in punto di morte, gli rispose di non avere tempo per parlargli perché stava giocando a burraco. Qualcuno lo sa. Lo ricorda o forse, come scrive nei commenti, preferisce dimenticarlo. Nessuno dei protagonisti è ancora vivo. Più facile immaginare, anche perché è storia relativamente recente, la stilista che dovette rientrare precipitosamente nella propria camera d’albergo a New York perché, a causa di una caduta dalle zeppe vertiginose, aveva perso le extension e il parrucchiere dovette rimettergliele in fretta e furia affinché potesse partecipare alla serata dove la aspettavano. E poi ci sono le bevute con Ottavio-Taj Missoni (mai bere con un triestino, la sconfitta è inevitabile), Miuccia Prada che ama il mango e non sopporta le linee bambini e home (come tanti giornalisti del resto, che trovano particolarmente oscene le sfilate infantili). Da fine dicembre, chi vive il mondo della moda da qualche anno in più rispetto alle influencer che aspettano la borsetta in omaggio per “farci una stories” scritto al plurale, aspetta con un misto di divertimento, ansia e apprensione, i post su Instagram di Alberto Loro.
A lungo funzionario del private banking per Intesa Sanpaolo, clienti nell’area Ztl milanese, ma anche artista quotato (suoi i “quadri d’angolo” che si trovano nel palazzo di Giorgio Armani come in quello presidenziale di Baku), Loro è anche autore di una serie di piviali per gli ultimi tre papi, l’ultimo offerto a Francesco pochi giorni prima dello scoppio della pandemia, in tessuto camouflage con i ricami “peace” and “love”, che lui definisce “anticipatori”.
Quello che pochi sapevano, fino a oggi, è che dalla metà degli Anni Ottanta e per molto tempo, prendendosi vacanze e permessi temporanei, Loro è stato anche buyer di moda. Per curiosità, per amore di conoscenza, per sentirsi parte di un mondo da cui era sempre stato irresistibilmente attratto pur essendo stato spinto dalla famiglia fin da bambino a cercarsi un lavoro stabile (dunque, non in quello che all’epoca era un ambiente bollato dallo stigma della frivolezza e della rilassatezza di costumi, insomma un succedaneo di Sodoma e Gomorra).
Contrassegnati da un post scritto a mano, “La moda segreta”, sovrapposto a una vecchia foto che spesso lo ritrae accanto a uno stilista, i raccontini (spesso molto piccanti), sono uno spaccato inedito sulla moda ma anche su qualche segreto vaticano: commovente come la descrizione della pisside prediletta di Paolo VI, un semplice bicchiere di vetro scheggiato, trovato in un campo di concentramento dove veniva usato per la messa della domenica, oppure straordinariamente divertente come l’irritazione di Giovanni Paolo II per il piviale che monsignor Camaldo aveva fatto realizzare da uno stilista romano per l’apertura della Porta Santa del Duemila. Disgraziatamente, la cappa era stato tagliata da una pezza di lurex multicolore, che si accese come un fuoco d’artificio ai flash dei fotografi, tanto che poco tempo dopo monsignor Piero Marini osservò sconsolato come “nessuno ricordasse quello che il Papa aveva detto quella notte, ma tutti come fosse vestito”. Giovanni Paolo II se la prese da morire, e per la chiusura della Porta Santa volle un piviale nuovo. Che venne firmato da Alberto Loro. Qualcuno gli ha già chiesto di raccogliere ricordi e retroscena in un libro. Ma un editore vorrebbe nomi e cognomi, e lui non può farli. E comunque, il frisson del post “a chiave” su Instagram resta più divertente.
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