L'e-commerce moda ristruttura. Vinted assorbe Rebelle
Il leader europeo delle vendite dell'usato online chiude la piattaforma di vintage di lusso acquistata un anno fa. Ecco che cosa succede nel settore
Quando finiamo di scambiarci opinioni con Cécile Wickmann, che dieci anni fa fondò uno dei primi marketplace di moda di seconda mano di lusso, Rebelle, sono le undici di sera. A poco piu' di un anno dalla cessione a Vinted, la piattaforma verrà chiusa e assorbita dal nuovo proprietario, leader europeo nelle vendite di abbigliamento online alle spalle di Zalando e Shein e unico player dell’usato, che invece lusso proprio non è, e governa invece lo scambio di capi di uno stuolo di ragazzine europee che mirano a dismettere abiti fast fashion dopo averli usati per la festina del sabato sera precedente, purtroppo rafforzando l'idea che capi come questi, privi di valore e inquinanti, abbiano un secndo mercato. La notizia verrà lanciata fra poche ore, rientra nel processo di razionalizzazione dell'e-commerce di moda, un po' in crisi dopo i fasti pandemici, di cui parlavano il ceo di Mytheresa Michael Kliger e la ceo di Style Capital Roberta Benaglia lo scorso 11 gennaio sul "Foglio della Moda".
Da vecchia venditrice di Rebelle, voglio innanzitutto sapere se verranno ripristinati i servizi di “concierge” (valutazione e presa dei capi a casa, molto comoda per evitare le code alle poste) e l'impeccabile packaging, che per anni avevano reso questa piattaforma un indirizzo sicuro per vendere al meglio capi firmati che, per infinite ragioni, non ci interessava più conservare nel guardaroba. Mi risponde che nessuno verrà più a prendere un caffè per verificare se la cappa da sera ricamata di Roberto Cavalli che intendo vendere sia effettivamente quella, irreplicabile, della sfilata inverno 2005 (quei lussi è giunta l’ora di scordarceli, insomma, ci tocca andare a fare la fila con le Hermès sotto il braccio), ma che il team dedicato di esperti verrà mantenuto e continuerà ad esaminare “attentamente” gli articoli idonei acquistati su Vinted presso il centro di verifica ad Amburgo.
Il servizio, aggiunge, è già disponibile per centinaia di marchi griffati e streetwear come Bottega Veneta, Celine e Jacquemus o Adidas e New Balance e altri marchi “verranno gradualmente aggiunti”. Sull’eliminazione della grossa percentuale di capi senza valore, invece, non è dato capire. Se Rebelle peccava di presunzione, Vinted soffre invece, a dispetto del suo successo e almeno nella fascia alta del mercato del seconda mano, del suo esatto contrario. Non ha un posizionamento selettivo, non ha mai intrapreso una campagna per educare i propri clienti a un acquisto responsabile di moda, cioè a investire su capi di qualità, nei mesi scorsi la rete aveva polemizzato contro il suo report di sostenibilità evidenziando, ed è un dato incontrovertibile per qualunque marketplace, come l’e-commerce sia in sé, fra logistica e imballaggi, un business poco sostenibile, ottenendo da parte dell’azienda una nuova serie di azioni a favore del risparmio energetivo. Dunque, dopo aver osservato le performance del suo acquisto per qualche tempo, e aver valutato in parallelo la propria reputazione, Vinted dev’essersi reso conto che una fusione avrebbe potuto portare qualche vantaggio a entrambi.
La partita dell’e-commerce vintage di lusso è stata vinta da Vestiaire Collective (i collezionisti veri e i conservatori museali cercano chicche sul quasi sconosciuto 1stDibs, dove si possono trovare capi certificati della prima collezione di Paco Rabanne a duecentomila euro), Rebelle ha dovuto cedere le armi, Wickmann resterà nell’esecutivo di Vinted nel ruolo di senior director of luxury. Anche la piattaforma fondata da Milda Mitkute e Justas Janauskas a Vilnius nell’anno fatale del crollo di Lehman Brothers e dello scoppio della bolla immobiliare, il 2008, qualche problema di percezione generale ce l’ha. Tutte quelle campagne televisive con le ragazzine smanettanti davanti al pc in golfino di acrilico non devono aver convinto le signore ad affidarsi a loro per le Hermès e le Chanel di cui vogliono liberarsi, e in un momento come questo, in cui si vendono solo garanzie e certezze, la mossa del ceo di Vinted, Thomas Plantenga, è certamente corretta.
A partire dal 19 febbraio, gli utenti Rebelle saranno invitati a un processo di migrazione “semplice e sicuro” con la possibilità di spostare i propri annunci, le preferenze di brand e di taglia e gli articoli inseriti nella wishlist su un account Vinted che, vale la pena ricordarlo, non offre solo abbigliamento per adulti, ma anche bambini, casa, intrattenimento e animali. In Europa, l'usato online vale quasi venti miliardi di euro, su un totale di transazioni nel comparto moda e bellezza che superano i 122 miliardi.
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