PRIMAFILA
Il futuro non si crea sugli smartphone
Come promuovere sostenibilità e recupero dell'artigianato nel settore del lusso. E combattere la delocalizzazione e il "fast fashion", per i danni ambientali e la perdita di competenze. Il ruolo delle donne e la necessità di una visione chiara per un futuro sostenibile
Il futuro di qualsiasi settore dipende dalla sua capacità di innovare ove l'innovazione sia richiesta, recuperando allo stesso tempo il relativo savoir-faire artigianale. In quest’ambito, l’artigianato di lusso non è solo una componente produttiva: è una questione culturale, della quale l’Italia è tuttora la regina indiscussa.
Durante la pandemia, la trend forecaster Lidewij Edelkoort ha sottolineato l’importanza di rifocalizzare le strategie sulla produzione locale. La delocalizzazione si è rivelata infatti una scelta sempre più fragile, costosa e distruttiva per l’ambiente. I fenomeni del “fast”, esplosi negli anni Novanta, hanno spinto il pianeta Terra sull’orlo del baratro in soli tre decenni, mentre la delocalizzazione ha generato profitti miliardari per i grandi marchi, ma parallelamente ha dato vita a una crisi di autosufficienza locale non solo nella moda, ma in molti settori industriali. E’ arrivato il momento di fermare qualsiasi processo industriale metta in pericolo il nostro futuro e invertire la tendenza convertendo sistemi non più sostenibili con realtà rigenerative e durevoli. Intere comunità in tutto il mondo che ora dipendono dalla produzione di fast fashion e di altri beni di consumo prodotti senza rispetto per il pianeta devono essere aiutati a ricostruire le loro comunità e a salvaguardare le abilità artigianali che distinguono la produzione di massa da quella veramente sostenibile.
Come costruttori di comunità, le donne sono sempre più importanti per il futuro delle imprese. La comunità rappresenta il benessere e la ricchezza di qualsiasi nazione, dunque è fondamentale cambiare la nostra traiettoria. È un errore madornale pensare che un’economia globale sostenibile non sia finanziariamente sostenibile, e scusate il gioco di parole: si può costruire una fortuna prendendosi cura del pianeta e quindi di tutti, ma il successo di una strategia così futuristica richiede da tutti un impegno in prima persona, ridefinendo il significato di ricchezza, a partire dal valore della vita stessa. Venticinque anni fa, quando stavo conseguendo il master in disegno industriale alla Domus Academy, il termine “sostenibile” era già considerato obsoleto dagli architetti e dai designer che avevano sostenuto questa prestigiosa istituzione: ci veniva invece insegnata la rilevanza della durabilità, per pochissimo che fosse prodotto allora, o anche adesso, secondo questo standard.
Oggi, quando insegno nelle scuole di design, mi assicuro di trasmettere questa preziosa lezione, perché un ritorno alla durabilità è l’unica via veramente sostenibile da seguire. L’era della produzione fine a se stessa è finita e i designer hanno la responsabilità di aiutare l’industria a rimodellare in meglio il futuro dell’umanità attraverso l’innovazione così come la progettazione di interfacce e servizi. Per dare vita a qualsiasi paradigma di cambiamento, dobbiamo elaborare una visione molto chiara di quello che deve essere cambiato. È fondamentale concentrarsi sulla visione, non sui mezzi per realizzarla.
Se la nostra visione sarà chiara e perseguibile, anche metterla in pratica diventerà più facile. In un mondo in cui i social media stanno assorbendo buona parte del nostro tempo libero, è complicato chiedere alla gente di spegnere i propri dispositivi e di provare a immaginare cosa possano fare per contribuire alla costruzione di un mondo migliore. Il potere dell’immaginazione ha dato origine a ogni manifestazione dell’attività umana sulla Terra e continuerà a farlo, perché la creatività è parte integrante della natura umana. Dunque, spegnete i vostri smartphone e sintonizzatevi sui poteri creativi dell’immaginazione. Il futuro aspetta di essere disegnato.
Betony Vernon è antropologa, designer, direttore creativo di Pianegonda