La lunga marcia. IV Edizione dell'“Osservatorio donne e moda”
Ruoli più prestigiosi, una maggiore presenza delle donne nei consigli di amministrazione. L’annuale ricerca sviluppata da PwC per il “Foglio della moda” fotografa un discreto miglioramento. Era arrivato il momento di festeggiare con premi di laurea e bonus in Bocconi e Bicocca, nelle discipline STEM, e riconoscimenti alle aziende virtuose. Bilanci alla mano, hanno vinto Cucinelli, Da.Mi, gruppo Mastrotto e Gucci
Vale di più la prima posizione di Miu Miu nell’indice dei marchi più desiderati del mondo stilata ogni trimestre da Lyst o la certezza che i designer di genere maschile continuano a dominare il mercato della moda? Ha senso mettere in luce che Miuccia Prada, in coppia con Raf Simons, è tornata a dominare le tendenze e lo ha fatto in modo tangibile, visto che il gruppo Prada ha registrato una delle poche trimestrali a doppia cifra, del primo trimestre dell’anno, mettendo a segno una crescita del 16 per cento, quando un’altra star mondiale come Phoebe Philo continua a non voler tornare a lavorare in seno a un’azienda? E perché nessuno ha sottolineato che gli straordinari risultati di Miu Miu, +58 per cento in un anno, sono stati ottenuti da una donna nemmeno quarantenne, Benedetta Petruzzo, peraltro divenuta mamma da poco tempo? Eppure, il suo esempio sarebbe di grande ispirazione per le tante giovani che approcciano questo settore consapevoli che certi risultati e certe posizioni, a partire proprio da quella di Petruzzo, cioè quel genere di carriera manageriale che porta alla poltrona di amministratore delegato e che, nel suo caso come in altri, parte dall’analisi e dalla consulenza in banche d’affari, siano loro precluse a meno di non rinunciare a farsi una famiglia.
Proprio per scardinare, uno dopo l’altro, questi pregiudizi e questi timori, fin dal secondo numero del “Foglio della Moda”, datato maggio 2021, grazie al supporto straordinario di PwC Italia e in particolare della sua partner di punta nel settore della moda e del lusso, Erika Andreetta, abbiamo iniziato a misurare l’andamento delle professioni della moda nell’ottica della partecipazione femminile. I risultati del primo Osservatorio furono molto deludenti: le donne ai vertici erano ancora troppo poche, mentre la percentuale femminile nelle professioni operaie o piccolo-artigiane sostanzialmente identica a quella di un documento datato 1881 nel quale mi ero imbattuta per un saggio e che mi aveva lasciato senza fiato. Titolammo: “Dove stanno le donne nella moda? Ai piani bassi”. L’”Osservatorio donne e moda” giunge al suo quarto anno con dati incoraggianti, considerando che la partecipazione femminile nei cda è aumentata del 26 per cento dal 2020 a oggi ed è migliorata di tre punti percentuali fra le aziende associate a Camera Nazionale della Moda.
Vi sono, però, significative differenze fra un settore e l’altro del comparto: la presenza di donne ai vertici gestionali è infatti ancora molto bassa nel settore tessile (la loro presenza in posizioni dirigenziali ammonta al 17,3 per cento del totale contro il 82,7 per cento degli uomini), come se il retaggio ottocentesco di questa industria stentasse ad essere superato, ed è decisamente bassa nel conciario (meno del 10 per cento) a dispetto di alcuni casi preclari di grande inclusività, mentre è più equilibrata nell’abbigliamento (le donne in posizioni dirigenziali ammontano al 30,6 per cento del totale, contro il 69,4 per cento degli uomini). La situazione migliore si riscontra nelle piccole e medie imprese, spesso attività nate artigiane per opera e mano di donne e tali rimaste anche nella seconda o terza generazione.
Non è dunque un caso che proprio in queste aziende, spesso senza clamori perché impegnate a fare e meno a comunicare, si mettano in pratica le pratiche Esg migliori, naturalmente a costo di sacrifici e di un impegno supplementare. Ma perché le donne migliorino le proprie posizioni, nella moda come in altri settori, è necessario che da una parte sappiano di poter contare su un ambiente favorevole, nel quale un percorso famigliare ricco e gratificante non andrà a scapito della carriera come ancora troppo spesso succede, ma che venga condiviso sfruttando anche le leggi esistenti (nonostante siano obbligatori, almeno per i primi dieci giorni, i congedi di paternità vengono presi solo da . un dato culturale da), e che dall’altra incanalino meglio le proprie, considerevoli dati i risultati che vengono pubblicati ogni anno dalle principali università, capacità accademiche. Per questo, come già annunciammo lo scorso anno, in occasione della terza edizione, il “Foglio della Moda”, con il supporto di PwC Italia, ha deciso di promuovere tre premi, alle aziende virtuose, e di istituire significativi premi di laurea con Università degli studi di Milano-Bicocca e Università Commerciale Luigi Bocconi nei seguenti corsi di laurea, magistrale e triennale, a cui le studentesse, sempre per quei “bias”, quelle devianze culturali da cui stentiamo a liberarci, tendono a non scegliere o ad abbandonare, vedi per esempio informatica o finanza. Dunque, abbiamo scelto di dividere i riconoscimenti in tre categorie: “C-suite. Presenze femminili in ruoli di vertice”; “Welfare. Politiche di equilibrio lavoro-famiglia”; “Empowerment. Politiche culturali per lo sviluppo delle carriere femminili”.
Definire i criteri per l’assegnazione dei premi è stato meno facile del previsto, anche perché volevamo fossero assolutamente oggettivi e insindacabili. Per ottenere questo risultato, c’era una sola strada: i bilanci e le pratiche Esg certificate. La short list di aziende sottoposte alla valutazione della giuria è stata creata a partire dalle segnalazioni pervenute dalle diverse associazione di categoria a PwC Italia, che hanno indicato per ciascuno dei criteri soggetti a valutazione le aziende particolarmente virtuose per le pratiche adottate. A queste segnalazioni, sono state aggiunte le aziende membri del direttivo di Camera Moda.
Questo primo gruppo di aziende è stato sottoposto a valutazione mediante tre strumenti principali, ovvero: l’analisi dei bilanci, l’analisi delle iniziative consultabili online in materia di welfare ed empowerment femminile, le informazioni fornite dalle associazioni di categoria a corredo della segnalazione e le informazioni raccolte attraverso interviste individuali alle imprese stesse. Sulla base della reperibilità delle informazioni e della qualità e quantità delle iniziative svolte in ambito Welfare ed Empowerment femminile è stata stilata la short list finale sottoposta al voto dei giurati che comprende, oltre al “Foglio della moda” e a PwC, Fulvia Bacchi, direttore generale UNIC e amministratore delegato di Lineapelle, Simona Olga Binetti, presidente della Scuola di Scienze, Università di Milano-Bicocca, Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda, Giovanna Ceolini, presidente di Micam e Assocalzaturifici, Roberta Cocco, senior advisor di Clessidra Private Equity, Maurizio Dallocchio, professore ordinario di finanza, Università Bocconi, Ernesto Fürstenberg Fassio, presidente di Banca IFIS, Stefania Lazzaroni, direttore generale di Altagamma, Elvira Marasco, founder of the italian delegation W20, Annarita Pilotti, presidente di Confindustria Moda, Linda Laura Sabbadini, statistica, chair W20, Elena Salvaneschi, amministratrice delegata TheOne Milano, Claudia Sequi, presidente di Mipel e di Assopellettieri, Luisa Todini, presidente di Todini Finanziaria. La serata di premiazione si è tenuta ieri, al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano (le immagini si trovano sul sito del “Foglio’). Chi ha vinto? Per la prima categoria, “C Suite”, Brunello Cucinelli, premio ritirato da Carolina Cucinelli, co-presidente e co-direttrice creativa, con sei donne in cda, una quota femminile significativa ai vertici, molte pratiche di welfare e soprattutto, un dato che ha favorevolmente impressionato la giuria e che a noi dà un senso di vertigine, un gender pay no-gap: a parità di mansioni, nell’azienda di Solomeo donne e uomini vengono remunerati pariteticamente, in un Paese dove questo divario si attesta ancora attorno al 10 per cento.
Insomma, non è vero che non si può: quando si vuole, si può, e si viene anche premiati dai risultati: la prima trimestrale 2024 ha segnato 309 milioni di ricavi, in crescita del 16,5 per cento, dopo un 2023 chiuso ancora a doppia cifra. Come dice Carolina Cucinelli, co-presidente e co-direttrice creativa "Il cambiamento sociale e culturale è in atto, lo vedo soprattutto nelle giovani generazioni, che in azienda cerchiamo di coinvolgere a più livelli, a partire dalle scuole dei mestieri fondate a Solomeo fino ai progetti di comunicazione". Nella stessa categoria, fra le grandi aziende, Cucinelli era tallonato da Tod’s, un’altra impresa dove, senza troppo clamore, si stanno facendo molti investimenti per equilibrare il rapporto fra generi e dove, non a caso, la quota di donne in cda è identica a quella di Cucinelli, oltre a Moncler, che sta lavorando moltissimo anche sul congedo parentale. Però, in considerazione dell’evidenza che, come si scriveva nelle prime righe, sono spesso le aziende più piccole ad attivarsi spontaneamente per mettere in pratica i comportamenti più virtuosi, abbiamo deciso di istituire un ulteriore premio, destinato alle “small caps”, che è stato assegnato al Suolificio Da.Mi di sant’Elpidio a Mare alla sua amministratrice delegata, Elisabetta Pieragostini: è chiaro che molti non la conoscano, visto che si tratta di un “ingredient brand”, di un marchio che contribuisce al successo degli altri, però merita che ne se sappia molto: nata nel 1968, produce fondi per calzature, ed è un’azienda al femminile di seconda generazione. “Siamo un’azienda benefit”, dice Pieragostini, che al successo come imprenditrice aggiunge quello di romanziera (molto amore) e saggista, “con otto certificazioni e un bilancio di sostenibilità che pubblichiamo da tre anni. Nel 2022” aggiunge, “ho certificato l’azienda sulla parità di genere”. Sul tema, ha pubblicato appunto un saggio: “Non siamo mica uguali! Verso la parità di genere”, che potete trovare su Mondadori Store. Nella categoria delle politiche di welfare, una messe di voti ha assegnato il riconoscimento a Mastrotto, grande gruppo conciario a guida femminile, con il 57 per cento di dirigenti donna e una perfetta parità di genere in consiglio, che negli anni ha sviluppato e implementato numerose iniziative di welfare mirate a supportare le necessità delle donne lavoratrici, tra cui il sostegno alla genitorialità, la flessibilità oraria e il bonus nascite. Menzione speciale, molto apprezzata da tutta la giuria, è stata l’iniziativa che ha permesso alle dipendenti di eseguire esami gratuiti per la prevenzione del tumore al seno direttamente sul posto di lavoro, grazie a una clinica mobile dotata di strumenti all’avanguardia. Come dice la presidente Chiara Mastrotto, “le nostre politiche di welfare e le iniziative per la salute sono espressioni concrete del nostro sforzo continuo per garantire che le donne non solo lavorino, ma prosperino all’interno della nostra azienda”. Ma prosperare significa anche lavorare in un ambiente che ha a cuore le tematiche femminili, che favorisce l’inclusione non solo nel Paese di origine, l’Italia, ma che accorpa esperienze e culture diverse, rendendole tutte utili e preziose, e in questo settore, ormai comunemente definito “empowerment”, Gucci ha superato le altre aziende finaliste: molto ha pesato il progetto Gucci Chime (sì, come campanello) che supporta in tutto il mondo la parità di genere attraverso il sostegno a circa 500 progetti di 185 ONG diverse: dal 2013, anno di creazione, Gucci ha avuto un impatto diretto sulla vita di 632mila donne nel mondo, attraverso un sostegno di 20 milioni di dollari. L’azienda è inoltre firmataria del “Women’s Forum CEO Champions Commitments” al Women’s Forum G20 Italy, partecipa al UN Women’s Generation Equality Action Coalitions, promuove corsi contro la violenza domestica e fatto definitivo, ha il 57 per cento di dirigenti donne e una presenza femminile in cda superiore al 42 per cento. Per rafforzare questi risultati, però, bisogna lavorare molto sulla formazione. Vorremmo dirvi che dar vita a premi di laurea e supporti agli studi per studentesse meritevoli e in condizioni economiche disagiate in grandi università sia stato facile. Non lo è stato per niente, oppure è stato facilissimo: abbiamo avuto molte risposte positive immediate ed entusiaste che ci hanno scaldato il cuore. Meravigliosa, per esempio, è stata la risposta delle presidenti delle associazioni che formano Confindustria Moda, e cioè Assocalzaturifici, Assopellettieri, TheOneMilano e Unic, che si sono unite per istituire un bonus da 10mila euro in Bocconi “a sostegno degli studi e della crescita professionale delle donne interessate alla finanza e ai mercati” (vi abbiamo detto che Petruzzo è laureata in Bocconi?). Altrettanti ne sono stati destinati a Bicocca grazie al supporto di: Fondazione Altagamma, gruppo Arav (la sua ceo Mena Marano è molto attiva anche con le realtà disagiate di Napoli), Banca Ifis, Centergross, Brunello Cucinelli, Guitar, Kering, McArthurGlen, Parini Associati (l’agenzia che fra gli altri cura, da molti anni, la comunicazione strategica di Levi’s in Italia), PwC Italia e con il supporto di Gruppo Moretti-Bellavista e di Cosmetica Italia. Come dice al “Foglio della Moda” l’assessora allo sviluppo economico e politiche del lavoro Alessia Cappello, “affrontare le disparità richiede un impegno a tutti i livelli della società: servono leggi, ma anche azioni concrete, modelli di pratiche di eccellenza da diffondere e replicare”. Per questo, dopo il grande successo della prima edizione, verrà replicato dal Comune “un percorso di mentorship, simile a quello che si fa nelle aziende private, per le giovani donne in modo da poter avere, grazie al supporto di figure femminili di successo nel loro ambito lavorativo, suggerimenti e incoraggiamento”. Proprio in questi giorni è stato aperto il bando per raccogliere le candidature per la seconda che si svolgerà il prossimo autunno.” Donne “essenza stessa della moda”, aggiunge l’assessora al Turismo, Marketing Territoriale e Moda della Regione, Barbara Mazzali, “con un ruolo chiave nel promuovere valori di inclusione e diversità nel settore, incoraggiando l'empowerment femminile attraverso le loro creazioni” e la loro preparazione. Dopo una lunga riflessione, in Bicocca si è dunque scelto di destinare i premi di laurea triennale sostenuti dall’”Osservatorio” e dai suoi partner, con una borsa di 5 mila euro, al settore dell’Informatica e dell’Intelligenza Artificiale, allo scopo di favorire la prosecuzione degli studi nella magistrale e nello specifico: Corso di Laurea Magistrale in Informatica, Corso di Laurea Magistrale in Data Science, Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunicazione e Corso di Laurea Magistrale in Artificial Intelligence for Science and Technology. Il bando è in apertura in questi giorni. La seconda Borsa, sempre pari a 5mila euro, verrà destinata alle laureande magistrali Material Science, Material Science and Nanotechnology, Fisica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che stiano sviluppando un progetto di tesi magistrale nell’ambito della Fisica dei Materiali per favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro.
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