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Il Foglio della moda - lettera aperta

Osare senza esagerare: cosa ci si aspetta oggi dalle donne e cosa ci si dimentica

Paola Maffina

Il gender gap mediatico non riflette una realtà in cui le donne si affermano e crescono accanto a uomini che ne rispettano il ruolo e il valore sociale. Un ricordo d'infanzia e una consapevolezza da adulta

“Torna quando hai finito di divertirti, io ti aspetto sveglio”. Mi salutava così, mio padre, ogni sabato sera, quando da ragazzina uscivo di casa: non una raccomandazione sulla “giusta misura”, sulle insidie del piacere o sull'opportunità o meno di assumermi l'azzardo di un eccesso; ma semplicemente il: “prenditi cura di te e della tua felicità, io sono qui e ti aspetto”. Probabilmente, se avesse avuto un maschio, avrebbe usato le stesse delicate parole, perché il tema non era cosa fosse giusto per me in quanto femmina, ma cosa facesse bene a me, in quanto adolescente che si affacciava alla vita. Sarebbe valso per l'alcool, per il sesso, per il fumo e per la guida spericolata. Valeva già per la TV, per la musica ad alto volume, per le arrampicate in montagna e per gli abiti succinti in pieno inverno. E se fosse vivo oggi, varrebbe per gli zuccheri raffinati, per il cibo spazzatura e molto probabilmente per i social network. Invece, nei salotti televisivi dell'inutile a portata di tutti, all'indomani di Vinitaly, si insinua un altro pensiero, che riguarda l'inadeguatezza delle donne nei confronti della vita, costrette a darsi un tono con il bicchiere in mano, a dispetto degli uomini che un tono, probabilmente, ce l'hanno già. Meglio non concedersi il piacere di degustare un buon vino - ci suggeriscono - o di inebriarsi e di lasciarsi trasportare dagli effluvi dell'alcool; e comunque mai in casa e mai da sole. In pubblico, in aggiunta, si beva solo per combattere la timidezza e conquistare, che è nella natura femminea.

La misura giusta è un bicchiere di vino, il secondo, sia chiaro, è sconveniente; la sigaretta va bene, ma meglio se elettronica. I tailleur sono accettati, rigorosamente con i tacchi e il SUV è sdoganato, con i sensori di parcheggio. Perché noi donne di oggi, il gender gap lo risolveremmo così, secondo il bon ton dei teatrini mediatici: un po' mascoline, ma non troppo. Nei modi, nei vizi, nei costumi, nelle aspirazioni di carriera e nella vita sentimentale possiamo osare, ma senza esagerare; che poi il troppo stroppia e non lo sappiamo gestire. E e se ci riusciamo, dobbiamo rimanere eleganti senza sovvertire le regole dell'amica in vacanza “madamigella Carlotta Capenna: l’alunna più dotta, l’amica più cara a Speranza”.

Vivaddio sono parole che rimangono nell'etere della banalità, oggi il mondo reale è pieno di donne che hanno l'opportunità di affermarsi e di crescere accanto a uomini che ne rispettano il ruolo e ne riconoscono il valore; donne che non si sentono geneticamente inferiori e non cercano il loro posto nel mondo dandosi un tono con la sigaretta, la bottiglia in mano, la bestemmia o il rutto libero. Donne belle ed eleganti perché in armonia con se stesse e con il mondo, donne che non hanno più alcuna necessità di affezionarsi alla menzogna di un altro sogno.

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