Il foglio della moda

Balenciaga e Mina, la donna che disse di “non seguire la moda”

Giorgia Motta

La cantante siglerà una “capsule” per la casa di moda: t shirt, occhiali da sole la cui forma delle lenti è ispirata al make up (storico) di Mina, playlist di una cinquantina di brani

“Non seguo la moda”, disse Mina in una intervista del 1969: “Compro solo cose che mi piacciono. E mi piacciono moltissimo le scarpe, anche quelle coloratissime, gli abiti sportivi e quelli lunghi, da sera. Non mi piacciono i gioielli: unica eccezione un paio di solitari che mi sono regalata e una serie di anellini di nessun valore che mi diverto a distribuire su tutte le dita. Detesto lo stile di Courrèges che trasforma le donne in adolescenti senza sesso”. Infatti, attraverso il figlio Massimiliano Pani che è il suo trait d’union col mondo e con le collaborazioni, oggi che ha ottantaquattro anni la diva della musica italiana, una delle poche di caratura davvero internazionale visto che di Victoria dei Maneskin ormai conosciamo anche le mutande firmate Emporio Armani e stentiamo a ricordare una canzone, ha accettato l’offerta di Demna, suo fan dagli anni in cui cercava “nella musica un mezzo per dare voce alla malinconia e alla tristezza che avevo nel cuore a seguito della rottura di un legame importante”, come ha detto a “Vogue Italia” e siglerà una “capsule” per Balenciaga, in vendita dal 19 novembre: t shirt, occhiali da sole la cui forma delle lenti è ispirata al make up (storico) di Mina, playlist di una cinquantina di brani.

Nella stessa data, sarà pre-rilasciato in edizione limitata “L’amore vero”, il primo estratto del suo nuovo album in uscita a novembre.

Il progetto segna “la prima volta in cui Mina collabora ufficialmente con una casa di moda per la produzione di merchandising, e in cui ha pubblicato nuova musica in partnership con un marchio”. Se si considera che il remix di “Ancora” ha siglato il primo anno di direzione creativa di Sabato De Sarno da Gucci, è evidente il penchant dei marchi del gruppo Kering per la cantante cremonese, assente ufficialmente dalle scene dal 1978, ma anche l’improvvisa attenzione per un settore verso il quale, e non solo a parole, ha sempre dimostrato assoluto disinteresse. Se fra i designer più amati all’epoca delle sue conduzioni comparivano Germana Marucelli, Ken Scott, Jole Veneziani, Krizia, è un fatto, raccontato anche dai costumisti e dai designer che la vestivano, quanto la cantante fosse più che disposta a lasciarsi vestire più o meno da chiunque, purché il processo fosse rapido. Il compiantissimo Fausto Sarli raccontava che ai tempi di “Teatro dieci” Mina arrivava in atelier in via Gregoriana in pratica svestita sotto la pelliccia, si faceva abbigliare per il programma senza mai smettere di fumare e poi, fresca come una rosa, si recava in Rai dove, dopo la trasmissione, avrebbe magari anche giocato a carte, sua grande passione, col regista Antonello Falqui. Le donne di grande stile, raramente lo hanno perseguito: dall’alto del suo metro e ottanta (per la precisione, 1.78), indossava indifferentemente gonne cortissime e materiali sperimentali, come Emilio Pucci e Paco Rabanne, o i dolcevita e le maxi-gonne di Valentino e Mila Schön. Dicono che questa con Balenciaga sia la sua prima collaborazione con la moda.

Vero, ma non del tutto. Negli anni Novanta, Gianni Versace (che lei dichiarò di amare moltissimo) la vestì di un mantello animalier per la copertina dell'album “Cremona”. In occasione della grande mostra per i sessant’anni della Rai, nel 2014, venne chiesto a Pani se sua madre conservasse qualcuno degli abiti indossati: rispose che li aveva distrutti tutti. Ora arriva la t shirt.

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