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Il ritratto

Andrea Petochi, il filo rosso fra Roma e Londra che ha salvato Liberty

A 10 anni si ritrova orfano e pure povero, per poi emigrare a Londra e buttarsi nella vasca dei pescecani della Procter&Gamble. Tra poco la più piccola delle “Big Three”dei grandi magazzini di Londra festeggerà i 150 anni di vita. Anche grazie a lui

Dentro alla trattoria “Andrew Edmunds”, in una tranquilla vietta di Soho, Andrea Petochi indossa un abito di velluto color senape: sembra un gentleman dei tempi andati. Anche il locale è un inno alla Old Britannia: era un vecchio negozio di stampe che poi è stato dimezzato dal medesimo proprietario per ricavarne una taverna: l’altra metà è ancora un negozio. Pochissimi tavoli, boiserie in legno, menù scritto a mano e il piatto forte è la Chicken Pie (torta salata al pollo): sembra di essere in una scena di “Fumo di Londra”, manca solo Alberto Sordi.

Il cameriere propone anche degli gnocchi di semolino, tipica ricetta romana. Tutto sembra fatto apposta per disegnare un filo rosso tra Italia e Regno Unito, nel segno delle radici. E’ la serendipity di Petochi: d’altronde è l’italiano che ha salvato Liberty, un pezzo di storia di Londra e d’Inghilterra. A pochi metri dal ristorante, c’è un imponente edificio in stile Tudor: ospita il grande magazzino inglese dai secolari pavimenti in legno, che scricchiolano al passaggio, e la corte interna con dei terrazzi che si affacciano sull’ingresso. Al terzo piano, il dipartimento dei tessuti è il cuore del negozio: la famosa stoffa a fiorellini, quintessenza dello stile britannico, è venduta al metro, tagliata da grandi rotoli, accatastati a centinaia uno sopra l’altro, come in un negozio di mercerie d’altri tempi.

Delle “Big Three”, le tre Grandi Sorelle dei grandi magazzini di Londra, le altre due essendo Harrods e Selfridges, la boutique dai sacchetti viola, dove sono proprietari anche Andrea Agnelli e il finanziere Marco Anatriello, altro filo rosso con l’Italia, è sempre stata la più piccola e quella più attaccata alla tradizione: vende perlopiù prodotti “inglesi” a marchio proprio, mentre i due colossi Harrods e Selfridges sono diventati dei mega centri commerciali di marche di lusso straniere. Nonostante le migliaia di turisti che ogni anno, risalendo l’affollata Carnaby Street, entrano da Liberty,  rimane un posto di nicchia.

Ma in un mondo dove la gente si veste ormai di petrolio, dai piumini ai legging (le ghette), tutto è fatto di nylon, ossia di plastica, ossia uno scarto del barile, le care vecchie stoffe della Britannia andata, rischiavano di morire, sopraffatte dalla modernità, dalle produzioni industriali e dai Millennial incollati sul telefonino a compulsare Shein.

Chiamato a Londra per rilanciare i tessuti di Liberty da Adil Mehboob-Khan, origini pakistane ma nato a Londra, famoso anche in Italia perché nel 2014 aveva preso in Luxottica il posto di Andrea Guerra, cacciato da Leonardo Del Vecchio e oggi ad di Prada, Petochi trova di nuovo l’Italia. Anni prima, Liberty aveva salvato un’azienda familiare di Gorla Minore, le Stamperie Olonia, industria tessile con 185 dipendenti che era in crisi.

Oggi quelle stoffe a fiorellini che trasudano fascino inglese ottocentesco, e perciò immortale, sono prodotte nella profonda provincia lombarda e da lì vengono spedite in tutto il mondo. Ogni anno, Liberty ne vende, via internet, 9 milioni di metri, tutti controllati a occhio nudo. L’Italia della manifattura inarrivabile, salvata da Liberty, ha poi a sua volta salvato la casa madre, un pilastro di storia di Londra e dell’Inghilterra. Anche la storia di Petochi è intrisa di tradizione. E’ nato in una famiglia di orafi, di quella tradizione romana di botteghe di gioielli, la medesima di Bulgari, che erano sorte nell’Ottocento sulla scia del Romanticismo, tra le incisioni di Piranesi e le avventure di Lord Byron: gli aristocratici inglesi scendevano in Italia per il Grand Tour. 

Negli Anni Trenta, a Palazzo Torlonia, in Piazza di Spagna, il cavalier Domenico Petochi realizza e custodisce i gioielli dell’alta borghesia romana. Il piccolo Andrea cresce in questo ambiente. Il 1985 viene ricordato nei libri per la famosa nevicata di Milano e per Sigonella, ma per i Petochi fu un anno fatale: la tragedia si abbatte sulla famiglia come sulla Casa del Nespolo dei Malavoglia, che era stato pubblicato nel 1881, solo tre anni prima della nascita dell’oreficeria. Tre lutti contemporanei azzerano l’azienda: muore il nonno Alessandro, il patriarca che andava a caccia con il Re Vittorio Emanuele III nella tenuta di Castel Porziano; poi è la volta della zia, la donna che teneva in mano il negozio di New York, su Madison Avenue. Infine, Andrea perde il padre Domenico, che scompare a soli 37 anni.

A 10 anni, il piccolo Andrea si ritrova orfano e pure povero. Prova a lavorare in quel che rimane dell’azienda, ma gli affari vanno male. Si iscrive all’università e prende una laurea in Economia  e Commercio: spera così di risollevare le sorti dell’azienda. Non ci riuscirà perché il destino ha altro in serbo: fa pratica sotto Tommaso Padoa-Schioppa, futuro membro della Bce e ministro del Tesoro, poi approda negli uffici romani di J.P. Morgan dove porta documenti e relazioni a Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro. 

E’ la fine degli anni Novanta e Londra è la meta di tutti i giovani che hanno studiato Finanza. Anche Petochi emigra: a soli 23 anni la Procter&Gamble lo assume e lo getta nella vasca dei pescecani. Sopravvive perché era già sopravvissuto a ben altre difficoltà. 

Tra poco, Liberty festeggerà i 150 anni di vita: il 15 maggio del 1875 un signore chiamato Arthur Liberty aprì un negozio su Regent Street: la East India House vendeva stoffe esotiche. All’epoca “colonialismo” non era una parolaccia e anzi le merci delle colonie piacevano. Così tanto che il negozio, partito con soli tre dipendenti, si trasferisce in un palazzo più grande a pochi passi. E’ il 1912 e nasce il grande magazzino Liberty che ancora oggi si erge lungo Great Marlborough Street. Il palazzo, costruito nello stile dell’epoca di Enrico VIII, con le travi portanti a vista che reggono la struttura prese da vecchie navi, divenne subito il non plus ultra dello stile britannico. Prima di partire per il suo famoso viaggio negli Stati Uniti, Oscar Wilde comprò da Liberty un intero guardaroba. 

A proposito di stile, sotto l’abito British, Petochi indossa una camicia dai polsini lisi. E’ un vezzo che ricorda l’avvocato Mario D’Urso, amico fraterno dell’Avvocato con la maiuscola, Gianni lo zio di Andrea: faceva indossare le camice nuove al suo maggiordomo prima di indossarle.

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