Consigli per passare tutta l'estate in compagnia di ottima musica jazz
Sono in corso i festival italiani del jazz che si tengono d'estate e sembrano un fiume in piena. Ancora una volta si levano i lai degli esperti che li vedono aumentare. Perfino nelle borgate, dicono, e si somigliano tutti e sono diseducativi.
Sono in corso i festival italiani del jazz che si tengono d'estate e sembrano un fiume in piena. Ancora una volta si levano i lai degli esperti che li vedono aumentare. Perfino nelle borgate, dicono, e si somigliano tutti e sono diseducativi. E non c'è crisi che li metta in difficoltà (così sembra, ma non è vero): non quella generale, non quella specifica dei dischi che dovrebbe avere anch'essa un'influenza negativa, visto che i musicisti fanno concerti per vendere dischi per fare concerti per vendere dischi e via così. Oltretutto, i festival estivi italiani danno specialmente all'estero un'immagine distorta del Belpaese che molti pensano sia per il jazz la terra di bengodi, mentre chi se ne intende sa che non è vero.
Ciò posto, vediamo di segnalare i festival che siano meritevoli e valgano un viaggio, setacciando fra i più collaudati e prendendo in esame sia quelli già avvenuti (New Conversations di Vicenza, European Jazz Expo di Cagliari, Estival Jazz di Lugano che si usa annoverare con dolus bonus fra le manifestazioni italiane) e Umbria Jazz, sia quelli imminenti (Fano Jazz, Time in Jazz di Berchidda, Roccella Jonica Jazz, Ai Confini fra Sardegna e Jazz di Sant'Anna Arresi). Con quest'ultimo, ritenuto il festival di chiusura, si approda ai primi di settembre. La serie è finita e si torna a casa, dopo aver preso nota che i festival agostani sono meno attenti a indulgere ai piaceri del pubblico e più alla bontà e alla novità dei contenuti.
A Vicenza la palma del concerto migliore è andata al progetto Mahler Re-Visited del pianista Uri Caine in sestetto. E' un'avventura che Caine ha iniziato quindici anni fa, quando il suo produttore discografico Stefan Winter rimase impressionato da una citazione di Gustav Mahler contenuta in una sua improvvisazione e gli consigliò di continuare. L'Expo di Cagliari ha consacrato un pianista-rivelazione: è l'armeno Tigran Hamasyan, 24 anni, che oggi vive fra Stati Uniti e Francia. Si è ispirato al suo recente cd per pianoforte solo “A Fable” che lo dovrebbe lanciare nell'empireo dei grandi solisti internazionali. Ne sentiremo parlare molto. Un autentico scoop ha offerto l'Estival Jazz di Lugano che nella grande piazza della Riforma ha ospitato l'insigne pianista argentina Martha Argerich e i suoi Friends, cioè il compositore Luis Bacalov, Nestor Marconi al bandòneon e l'Orchestra della Svizzera Italiana diretta da Eduardo Hubert in un programma dedicato al tango. Sono terminati da poco i dieci giorni di Umbria Jazz 2011 (8-17 luglio). Lo spessore del festival è tale da costringere la direzione artistica, dato l'attuale declino del jazz, a ricorrere ad artisti “altri”. Il main stage dell'Arena Santa Giuliana, oltre a Wayne Shorter, Herbie Hancock, Marcus Miller, Ahmad Jamal e Branford Marsalis ha proposto Santana, Liza Minnelli, Gilberto Gil, Prince, B. B. King, Chucho Valdes, Eddie Palmieri e Michel Camilo. Fra gli “altri”, è prevalso Prince, protagonista di un ottimo spettacolo e (non sempre) di musica bella e trascinante. Il divino Miles Davis, che lo prefigurava come un Duke Ellington sui generis del futuro, esagerava ma non troppo. La migliore musica per intenditori si è ascoltata sul palcoscenico del Teatro del Pavone, nobilitato dai jazzisti italiani, e nella quiete dell'Oratorio Santa Cecilia dove ha trionfato per l'intero festival il quintetto della cantante americana Dee Alexander. Vanno pure citati Simona Severini, nuova stella della vocalità italiana, i “vecchi” Franco D'Andrea e Claudio Fasoli, e fra i maestri del crossover il clarinettista Gabriele Mirabassi.
A Fano, dal 25 al 31 luglio, non si perdano almeno il quartetto del chitarrista John McLaughlin, il quintetto del trombettista Tom Harrell, Enrico Rava e il percussionista indiano Trilok Gurtu. Giova sapere che gli esperti, proprio a Fano, attendono di nuovo al varco la giovane pianista giapponese Hiromi per sentenziare se si tratta di un fenomeno circense o di una virtuosa capace anche di espressione e di emozione.
Dai festival principali di agosto si attende la conferma della loro fama austera. La XXIV edizione di Time in Jazz di Berchidda, luogo natale del direttore artistico Paolo Fresu a metà strada fra Olbia e Sassari, si svolge nei suoi giorni tradizionali (9-16 agosto). Da tre anni la rassegna si ispira ai quattro elementi fondamentali (acqua, aria, terra, fuoco) e questa volta tocca alla terra. Un po' alla volta Time in Jazz ha assunto una fisionomia itinerante, seppure circoscritta all'hinterland di Berchidda, per cui il programma è molto vasto e le menzioni si limitano ai concerti principali come l'inaugurazione nella magica Basilica di Saccargia con il duo Ballaké Sissoko-Vincent Segal (arpa africana e violoncello) seguiti da Ahmad Jamal, Cristiano De André, le pietre sonanti dello scultore Pinuccio Sciola con il percussionista svizzero Pierre Favre, e Paolo Fresu, Bojan Z, Luciano Biondini e Javier Girotto, oltre a programmi di arti visive e proiezioni di film e documentari.
Ci si deve trasferire poi subito a Roccella Jonica per degustare fino al 20 agosto la prima nazionale del Lars Danielsson New Quartet, il quartetto di Roberta Gambarini, l'Usa Quartet di Eddie Gomez, il quartetto di Ahmad Jamal, Senza Confini di Moni Ovadia, Stefano Di Battista con Gino Castaldo e l'Orchestra Nazionale dei Conservatori Italiani diretta da Nicola Piovani.
Il jazzfest di Sant'Anna Arresi (27/8-4/9), nell'estremo sud della Sardegna, mentre scrivo non ha ancora pubblicato il cartellone dettagliato. Ma si sa che sarà dedicato, come l'anno scorso nel quarantennale della morte di Albert Ayler, a un altro artista “maledetto” della storia del jazz. In questo 2011 il bassista elettrico Jaco Pastorius compirebbe 60 anni: invece morì in una rissa a 36, nel 1987. Diede il meglio di sé nei Weather Report di Joe Zawinul e Wayne Shorter, quindi dovrebbe andare in scena il jazz-rock più apprezzato.
Universalismo individualistico