Perugia e l'America latina salveranno la musica di qualità
Durante la recente Umbria Jazz, uno dei concerti di mezzanotte che si tenevano nel centralissimo Teatro del Pavone di Perugia ha riservato una rivelazione, tanto più brillante e gradita in quanto inattesa.
Durante la recente Umbria Jazz, uno dei concerti di mezzanotte che si tenevano nel centralissimo Teatro del Pavone di Perugia ha riservato una rivelazione, tanto più brillante e gradita in quanto inattesa. Protagonista è stato un giovane trio argentino, Aca Seca, formato da Juan Quinterno chitarra e voce principale, Mariano Cantero percussioni e voce, Andrea Beeuwsaert pianoforte e voce. Nessuno li conosceva, al punto che la direzione artistica della manifestazione ha voluto che suonasse con loro un musicista noto per richiamare il pubblico. E' stato scelto l'illustre clarinettista Gabriele Mirabassi, perugino ed esperto e mèntore della musica dell'America del sud. La brochure programmatica del festival ha introdotto Aca Seca pressappoco con le parole seguenti. Il trio rappresenta la rinascita della musica argentina. Fondato nel 1989 grazie all'incontro di tre studenti all'Università di La Plata, riesce a mixare la cultura musicale argentina con raffinate melodie e armonizzazioni jazz, creando una musica nuova, suggestiva e originale. Aca Seca ha conquistato il pubblico aprendo con un inaudito e straordinario coro a cappella, poi la collaborazione con Mirabassi ha fatto il resto. Musica meravigliosa, ovazioni da stadio, desiderio di riascolto al più presto. Per ora è reperibile in Italia solo un'antologia intitolata “La Musica y la Calabra”, realizzato da Sud Music e distribuito da Egea (nei negozi più aggiornati).
I magnifici tre sono partiti da Perugia senza rilasciare dichiarazioni, per cui un colloquio con Mirabassi è diventato opportuno. Premetto brevi note biografiche per chi non conoscesse come si deve il clarinettista perugino che oggi è uno dei migliori al mondo. Gabriele Mirabassi nasce a Perugia nel 1967, ha sei anni quando si tiene la prima edizione di Umbria Jazz. Nella sua vita ha soltanto ricordi musicali, perché il padre suona in un gruppo di letterati e in casa c'è il pianoforte del fratello Giovanni. A undici anni si iscrive al corso di clarinetto presso il conservatorio di Perugia e si diploma a 18. Ha un maestro che detesta il jazz, ma a lui piace e ascolta i dischi di uno zio prediligendo i clarinettisti Johnny Dodds e Barney Bigard, soprattutto Bigard. Si specializza nella musica contemporanea, pur non pensando a diventare un professionista. Importante è il suo incontro con il compositore Antonio Miscenà che a Perugia apre un jazz club, il Contrappunto, dirige una cooperativa che si occupa di scienza e arte e poi fonda una casa discografica, la Quadrivium, dedicata alla musica medievale, che in seguito vira sulla musica in generale e diventa l'attuale Egea.
Mirabassi, nell'Elektro acoustic Quartet e nella Perugia Big Band, è un brillante clarinettista classico in due gruppi jazz. E' la sua fortuna, perché la dimestichezza con due linguaggi musicali diversi lo pone in primo piano nel sentiero principale (main street) della musica d'oggi. Partecipa a varie edizioni di Umbria Jazz (ecco una delle ragioni della sua convocazione per Aca Seca), si fa notare come virtuoso di livello altissimo, incide il primo cd Egea (“Coloriage”, 1992, con Richard Galliano) e poi “Fiabe” in duo con il pianista Stefano Battaglia. Ma nel frattempo c'è l'incontro con il chitarrista brasiliano Guinga. “Una folgorazione – dice il maestro – E' lui che mi fa capire l'importanza fondamentale della musica del Brasile e dell'Argentina, tanto che esiste un Mirabassi prima di Guinga e un Mirabassi dopo di Guinga, al di là del nostro cd in duo ‘Graffiando Vento' ancora per Egea. Mi ha aperto un nuovo mondo, ho conosciuto grandi maestri e oggi lavoro più là che qui”.
“Aca Seca – aggiunge ricordando il motivo del colloquio – li ho incontrati due anni fa a San Paolo del Brasile. Sono tre argentini che assorbono di tutto come spugne, pur appartenendo al folclore argentino che è afro-indio-americano. Ma anzitutto sono musicisti più che eccellenti. Abbiamo preparato il nostro concerto di Perugia in due ore, senza aver mai suonato insieme, e questo è possibile perché, in Argentina come in Brasile, la musica è in primo piano nella cultura.
A differenza del Brasile, in Argentina la popolazione è bianca, ma l'influenza africana e india è comunque molto forte. Aca Seca, con il suo concerto, lo ha dimostrato. Nei tre solisti c'è ancestralità, ci sono lunghe ricerche e c'è erudizione musicale”. Mirabassi si infervora e dice ciò che gli sta più a cuore: “In tutto il continente latinoamericano si stanno creando le condizioni che salveranno la musica di qualità del mondo. Non esagero. I motivi per affermarlo sono tre. Il primo: lì c'è una musica popolare che ha varietà e profondità linguistica corrispondente al melting pot della zona ed è condivisa dal popolo. Il secondo: la loro musica ha un rapporto centrale con l'emozione. Il terzo è la somma dei primi due: i latinoamericani non percepiscono la differenza fra musica ‘alta', diciamo così, e ‘popolare'”. Sono cose essenziali, decisive.
Universalismo individualistico