La fuga social di Selena Gomez per farsi notare di più
La cantante, 24 anni e 120 milioni di follower su Instagram, chiede ai suoi fan di “essere dimenticata”. La strategia è sempre la stessa: allontanarsi dai riflettori per illuminarsi ancora di più
Fuggire dai riflettori illuminandosi a giorno è un vecchio trucco, pure parecchio sgamato, ma invalso. “Non seguitemi, voglio vivere”, ha detto la cantante Selena Gomez, icona teen, 24 anni, 120 milioni di follower su Instagram e 47 su Twitter, a Vanity Fair, che ne ha fatto la cover story della settimana, con una foto che, a marzo, era la copertina di Vogue America e dalla quale, a onor del vero, non traspare alcun fastidio per l'obbiettivo (come invece, in quella di un Rolling Stones del 2015, con Adele che posava incazzata, struccata, con i capelli bagnati e l'accappatoio e teneva scritta in faccia una rivoluzione: “sono femmina e canto, ma questo non ti dà il diritto di vedermi nuda e acconciata sui giornali”).
“Ho perso il conto di quante volte ho singhiozzato sul palco”, racconta Selena, mentre prepara un accrocco di patate, formaggio e cipolla (la post-diva non è semplicemente come noi: è noi, quindi mangia porcate e fa auto-analisi in cucina), ispirando al giornalista un “profondo desiderio di proteggerla”. Quando è finita in rehab, dopo che le avevano diagnosticato il lupus, non è stato per disintossicarsi dalla droga, dall'alcol, dalle pillole per dimagrire: voleva sanare le sue insicurezze. A un certo punto i ragazzini cui, durante i concerti, faceva alzare il mignolo e promettere che non avrebbero permesso a nessuno di farli sentire inferiori, crescono: dal palco, li vede fumare e bere, quindi capisce di avere non solo esaurito, ma pure fallito le prediche.
“Credevo di non avere più consigli da dare e di essere una perdita di tempo per loro”: succedeva anche a Mary Poppins, che però era una tata e non una cantante. Perché mai un concerto pop dovrebbe essere qualcosa di più di una perdita di tempo e perché mai la perdita di tempo dovrebbe essere qualcosa di negativo: è questa la piega che, insieme alla richiesta prepotente di autenticità che le arriva da fan, manager, produttori, increspa la carriera di Selena Gomez molto di più della visibilità forzata. Fan, produttori e manager rispondono, a loro volta, a una richiesta genitoriale: intrattenete i nostri figli insegnando loro qualcosa. I “selenators” (i seguaci di Selena) non sono come i “piccoli mostri” di Lady Gaga, che non saliva sul palco per rimbecillirli di cose giuste, ma li incitava a tirar fuori il loro lato oscuro, il peggio, l’ingoiato, il diverso.
Per smettere di fare la tata dei propri fan, Selena ha scelto di incolparli, in maniera assai felpata, delle sue ossessioni. Miley Cyrus, anche lei icona teen, quando capì di voler uscire dal cul de sac in cui essere stata Hannah Montana (serie tv Disney) l’avrebbe relegata a vita, uccise il suo alter ego con il twerking più scandaloso della storia del pop e un video, Wrecking ball, in cui, mezza nuda, leccava martelli e dondolava su un’enorme palla di cemento, beccandosi dell’anti-femminista svergognata da Sinead O’ Connor e Annie Lennox. L’intervista in cui Selena Gomez racconta di stare meditando la cancellazione di tutti gli account social, di avere diciassette numeri in rubrica e di voler essere dimenticata, è corredata da una sua foto in cui, in crisi hikikomori (sarcasmo), posa con lo strascico per i paparazzi del Met Gala, un’altra in cui suda su un vecchio materasso e un’altra in cui prende il sole. Furbescamente, la produttrice Donna Gigliotti, l’ha definita “generosa, autentica e femminista di terza generazione”. Le tre virtù più richieste del momento, che per accontentare tutti sono diventate enormi, visibilissimi OGM.