Fiorello e Claudio Baglio a Sanremo (foto LaPresse)

Fidatevi, il Festival di Sanremo è meglio dell'Italia ai Mondiali

Simonetta Sciandivasci

Claudio Baglioni lo capiremo, forse, quando tutto sarà finito. Intanto tra Fiorello, i cambi d'abito (solo tre) di Michelle Hunziker e i “momenti sexy” di Favino, il Festival diverte   

Claudio Baglioni lo capiremo (se lo capiremo) sabato notte, a mandato concluso, festa finita e amici andati. Come abbiamo fatto con Gentiloni. Fino ad allora, diremo e leggeremo che è un valletto, per niente conduttore e tantissimo conducente; un uomo macchina; un alieno. Come Gentiloni, Baglioni è uno che pensa più di quanto parli e guida più di quanto trascini. Lo spettacolo è per lui offrirsi assai più che esibirsi. E' ovvio che non funziona al primo impatto. Eppure, quanto bene che dovremmo volergli. Per favore, vogliamogliene. Dove lo troviamo un altro che salga sul palco dell'Ariston dopo Fiorello - cioè dopo uno che per undici minuti ha preso per il culo pubblico, ospiti, ospitanti, concorrenti, dissidenti (quest'anno è stata la volta di un tizio che da due mesi non riesce a parlare con il sindaco di Sanremo ed è incazzato, ma con educazione) e direttore generale della Rai - e sia pure capace di dire “le canzoni sono coriandoli d'infinito, neve di sogni”, senza sembrare ridicolo? Da nessuna parte, naturalmente. 

 

Hanno scritto che ha fatto la spalla, sarà. Intanto, è stato grazie a lui che i siparietti dei maschi hanno funzionato tutti benissimo, mentre quelli delle femmine assai meno, ma tanto nessuno si sogna di avere da ridire sulle solidarietà obbligate nei mesi del #metoo e quindi Nina Zilli può contare su plauso e applauso anche quando dice a Michelle Hunziker “ho messo il fiore in testa per noi”, dopo aver cantato una canzone di empowerment per lavandaie che fa “donna ha perso tempo a lucidare la sua rabbia”. Duecentocinquanta minuti di spettacolo e tre cambi d'abito per Michelle, qualcuno ha scritto su Twitter che questo è il prodromo della vittoria dei Cinquestelle, ma forse è solo il triste risultato (uno dei) della battaglia a sensualità e frivolezza, d'altronde di momenti sexy ce ne sono stati solo uno e mezzo: uno, Favino che dice “pubblicità” guardando in camera e con voce baritonale (su Twitter s'è scatenato l'inferno, il più elegante dei commenti era di uno che gli chiedeva “strozzami con la minchia” - scusate, ma anche questo è il paese reale); e mezzo, Favino che attacca a cantare Bella Senz'Anima però sul più bello - quando tutti, completamente mesmerizzati, aspettavamo solo che urlasse “e adesso spogliati, come sai fare tu” - è arrivato tutto il cast del nuovo film di Muccino e fine della molestia, peccato. E dunque che Favino è bono e bravo lo abbiamo detto. Michelle Hunziker pure è stata brava e saggia (ci ha risparmiato sermoni sui diritti delle donne) e sarebbe stata persino simpatica se avesse evitato sia di rammentarci da quanto tempo non vede suo marito, quanto ama suo marito, quanto è bello suo marito, quanto è felice a casa sua, sia di rimanere aggrappata al timone come fosse una poltrona parlamentare, con il manifesto terrore che gli altri, non essendo lei, potessero commettere uno sbaglio (quel signore di Baglioni le ha concesso anche questo, ma forse oltre che per signorilità anche per furbizia maschile: vogliono fare tutto loro, benissimo, lasciamole fare, noi riposiamoci).

 

Il nostro Manuel Peruzzo ha scritto che quest'anno ci tocca il Festival dei bravi e come al solito ha ragione. Gli atleti del disprezzo, pur di fare sarcasmo su Twitter, sono andati a ripescare la sola battuta che ha fatto ridere - il codice per votare Ornella Vanoni è quello di Hammurabi - dal repertorio di veleni dello scorso anno. A Ornella Vanoni, a proposito, va il merito di aver santificato la puntata e chiarito che si trattava del Festival dei vecchi e che i vecchi, oltre ad essere ancora capaci di fare all'amore, sono ancora capaci di essere i più bravi (sarà anche perché leggono i giornali: “Faccio mia una cosa che ho letto sul Corriere l'altro giorno: c'è voluto molto tempo per diventare giovane” e trovatene un'altra che concluda così un' esibizione). Lo Stato Sociale, quota indie, ha portato sul palco una ottantenne elastica che ha ballato come una gemella Kessler su un testo fastidioso ma radiofonico come solo gli indie italiani millennial che schifano il successo degli altri sanno essere.

 

L'intuizione di assecondare l'età avanzata ed eterna di Sanremo l'ha avuta anche Tommaso Paradiso, anche lui quota indie, solo che a differenza dei colleghi, essendo parecchio più bravo e parecchio più libero, ha lasciato perdere la macchietta ed ha scritto un pezzo dignitosissimo per Gianni Morandi, con il quale ha duettato in abito scuro e stanghetta dell'occhiale da sole che fuoriusciva dal taschino (quindi al massimo, come tutti quelli proprio bravi, la macchietta l'ha fatta di sé stesso). Ron ha dimenticato di tagliarsi i peli del naso ma si perdona tutto a uno che porta un inedito di Lucio Dalla che fa "anche senza mani, scrivimi, se è troppo buio, chiamami, almeno pensami, senza pensarmi pensami" e buona fortuna a chi vorrà ancora scrivere canzoni d'amore, dopo questa qui che ha detto tutto, perché ha detto le uniche cose da fare, quando si ama, con assoluta precisione e neanche mezza metafora (volevate la novità? Eccola: Baglioni ha scelto canzoni senza metafore, effettivamente più che una novità è una rivoluzione, capite quanto ci crede intelligenti, ma perché non gli diamo anche il governo?).

Max Gazzè ha cantato un pezzo più bello nelle intenzioni che nei fatti, ma può capitare, lassù verremo giudicati anche per le intenzioni e lo sappiamo da prima delle pubblicità della Lavazza. La canzone racconta dell'amore di una sirena e subito dopo la sua esibizione, abbiamo dovuto sorbirci la telefonata di Laura Pausini, zittita purtroppo solo momentaneamente da una laringite. Scrisse Bufalino che una laringite vinse le sirene e dunque vedete come, quando un Festival funziona, imprevisti e coincidenze rintoccano, i fuori programma s'intonano, tutto va come deve andare, quello che deve accadere accade e anche se non lo vorremmo mai dire del Festival di Sanremo, noi a casa ci divertiamo per quattro ore di fila, ma sarà che siamo invecchiati.

  

Come che sia, se continua così fino a sabato, ciò che avrebbe potuto fare il Mondiale, lo farà forse il Festival.