Vieni avanti, Tiziano
Gli uomini non cambiano ma davanti a Mia Martini arretrano tutti, persino Amadeus, Ferro, tu
La prima volta che Sanremo è stato femminista* senza averne l’aria né l’intento era il 2018, dirigeva tutto Baglioni, e Il Sesso, nella persona di Favino, alla milionesima ora di diretta scese in platea e disse a sua moglie, sai che sei la donna più invidiata dell’Ariston?, e le diede dei fiori e un panino. Noi da casa ci sentimmo capite e rappresentate come prima soltanto in un romanzo, una riga, un film, una battuta di Nora Ephron.
Il secondo momento femminista non intenzionale di Sanremo è stato martedì sera, quando Tiziano Ferro è stato strangolato da “Almeno tu nell’universo” e la voce non gli è uscita su “dimmi che per sempre sarai sincero e che mi amerai davvero di più di più di più” e allora ha pianto ed ha abbracciato Amadeus e ha detto, che palle, no, ho rovinato tutto, e poi ha spiegato che quella canzone era stata scritta per una donna e lui aveva voluto provare a cantarla ma niente, aveva fallito. Qua siamo passoavantiste, certo, ma ci sono alcuni passi indietro che ammiriamo, desideriamo, riconosciamo. I recitativi dell’espiazione sono stati così deprimenti per noi che non vogliamo rimborsi ma canzoni, fiori e tramezzini, e Tiziano Ferro ci ha così alleggerite, e rallegrate, commosse, trafitte, e rimborsate, e dette, e raccontate. Perché va bene il fluid, il genderless, il loveless, l’equal, il solidal, il melting, ma c’è un dolore che sentono soltanto le donne e capiscono soltanto gli uomini ed è per questo che “Almeno tu nell’universo” l’ha scritta Bruno Lauzi e l’ha cantata e graffiata Mia Martini, che come tutte sapeva che gli uomini non cambiano e l’amore forse esiste fintanto che le donne s’illudono che cambino, e non le abbandonino quando esagerano, e le ascoltino quando ridono, e non fracassino il diamante che hanno in mezzo al cuore quando gliene mostrano un pezzetto. Per quella canzone ci vuole una signora, che abbia o non abbia tutte stelle nella vita, che si metta un passo indietro a un uomo per strappargli i discorsi, o un passo avanti per applaudirlo quando gli va via la voce.
*Usiamo femminista per gioco, un po’ come Beyoncé