L’opera che ha celebrato la fine dell’Oscurantismo, cioè della pandemia, è nata alla Scala nel 1881. E ora è lì che “Excelsior” vorrebbe tornare
Fateci caso: non esiste città italiana di grandi, medie e anche piccole dimensioni che non vanti un suo hotel Excelsior. Possiamo collegare questa espressione latina che letteralmente significa “più in alto” e sottintende, per le strutture alberghiere, il massimo dell’eleganza e del buon gusto, all’“Azione Coreografica, Storica, Allegorica, Fantastica in 6 parti e 11 quadri” che Luigi Manzotti, coreografo patriota e umbertino, varò l’11 maggio 1881 al Teatro alla Scala con l’altisonante titolo di “Excelsior”? Probabilmente no. Eppure il termine “excelsior” ronza nelle orecchie nazionali, e forse non solo, sin da quella fin de siècle, coincidente tra l’altro con l’Expo numero uno, la prima esposizione italiana del lavoro e della produzione.
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