La musica “assoluta” di Morricone
Parlando del suo approccio alla composizione Morricone ricordava come fosse necessario guardare dentro di sé, per poi riversare il tutto nella partitura
È morto Ennio Morricone. Il cinema piange il “suo” compositore, l’unico italiano che poteva competere (e molto spesso dar lezioni) ai colleghi americani. Lunghissima la sua produzione che varia dalla musica per orchestra a quella per fiati, per voci, da camera e sinfonica. Ovviamente poi ci sono le colonne sonore che gli hanno regalato due (meritatissimi) premi Oscar. Morricone, romano, formatosi alla scuola di Goffredo Petrassi, ha donato a questo genere, quella dignità e profondità di pensiero che spesso non possedevano. Petrassi detestava l’idea che il suo miglior allievo potesse dedicarsi al cinema. Lo stesso Morricone non ha mai nascosto che scriveva musica da film per comprare il pane, ma il suo sogno era affermarsi nella musica “assoluta” come amava definirla. La storia ha detto però il contrario.
La dirompente ispirazione melodica, la capacità di reinterpretare l’immagine dello schermo in note sul pentagramma. Il talento unico nell’usare con sapienza tutti gli strumenti della composizione “accademica” in un genere che ha nella capacità evocativa la sua peculiarità. La sua musica ha un forte impatto emotivo grazie anche alle soluzioni strumentali, agli effetti suggestivi delle invenzioni timbriche. In questo Morricone assomiglia a Nino Rota, il compositore amato e cercato costantemente da Federico Fellini. A differenza di Rota però le musiche di Morricone, in concerto, non reggono perché troppo funzionali alle immagini. In ogni caso con questo tipo di musicisti i registi vanno a nozze: non solo sono capaci di penetrare sino in fondo il loro pensiero ma portano a galla aspetti sconosciuti della pellicola.
Parlando del suo approccio alla composizione Morricone ricordava come fosse necessario guardare dentro di sé, per poi riversare il tutto nella partitura. Ogni musica nasce da una esperienza intima e personale di comprensione della realtà ma soprattutto di sé stessi. Per commuovere la musica deve commuoverti. Un aspetto questo che lega Morricone a Ezio Bosso. Per uno strano scherzo del destino i due sono morti a pochi mesi di distanza. Pur non conoscendosi personalmente erano legati dall’amore per la musica. Alla morte di Bosso, Morricone aveva dichiarato: “Faceva commuovere e continuerà a farlo, perché la musica ha una magia unica: continuare a emozionare oltre la vita stessa”. Sara sicuramente così anche per lui.