Memoria di una musica incantevole, ai confini del soave delirio. Chet Baker, il grande trombettista del jazz, ha suonato nel mio giardino, a Sabaudia. Ma l’eroina è solo una dannata parte della storia
Giorni fa ho pubblicato su Twitter una foto di Chet Baker. Un ritratto leggermente sfocato nel quale appare di profilo, accucciato su una seggiola pieghevole e intento a fare ciò che ha sempre fatto nella vita: suonare la tromba. Indossa dei pantaloni rosso mattone, una maglietta slavata e sandali grigi, di quelli che il nostro immaginario associa ai turisti tedeschi, e sembra concentrato in un’azione che esclude il mondo circostante. La sedia è piantata in mezzo all’erba, il set è dunque un giardino, ma Baker potrebbe trovarsi in ogni luogo e dunque in nessun luogo come accade solo a chi produce arte.
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