I Negramaro sono stati la prima band italiana a suonare a San Siro, a finire su una copertina di Billboard, a fare un concerto interamente interattivo. Non una diretta streaming dal salotto di casa, ma un concerto vero, con tutti i crismi, su un palco montato al centro di un’arena live digitale, un cubo sui lati del quale il pubblico collegato da casa veniva proiettato. Nessuno poteva toccarsi, ma tutti erano vicini, potevano guardarsi, vedersi meglio: era straniante, ma non del tutto - alla UCL di Londra, la neuro scienziata Kristina Fotopoulou ha condotto uno studio su come il semplice vedersi possa fornire al cervello umano una buona parte degli stimoli che gli fornisce il toccarsi. Pochi mesi prima di quel concerto nel cubo, a novembre scorso, in un’intervista per l’uscita dell’ultimo disco, “Contatto”, Giuliano Sangiorgi aveva detto: “Se tra due anni è ancora così, cambio mestiere”. Scherzava, ma non completamente. Un tratto che non ha mai perso è lo stare in bilico, “tra santi e falsi dei”, tra 0 e 1, sempre troppo attratto da tutto per riuscire ad accontentarsi di una sola posizione, un unico colore, un solo modo di suonare – la settimana scorsa i Negramaro hanno annunciato il tour di Contatto: la prima data sarà il 19 marzo, il giorno della festa del papà, in streaming, mentre dalla seconda in poi, a ottobre, ci saranno i concerti dal vivo.
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