una favola in musica
La vita di Franco Cerri è stata un'educata avventura jazz, da Milano al mondo
È morto a 95 anni il chitarrista italiano più famoso all'estero. Negli anni Sessanta e Settanta è una star del jazz italiano, nella sua versione più composta e acculturata. Lo scopre anche la grande platea televisiva, ma grazie alla fortunata pubblicità dell’uomo in ammollo, in cui seraficamente esalta le virtù del detersivo Bio Presto
Come dev’essere stato suonare con Django Reinhardt, Dizzy Gillespie, Barney Kessel, Jim Hall? Oppure incontrarsi nei camerini con Ella Fitzgerald e Oscar Peterson. O viaggiare in America e fare serate con Gerry Mulligan e Chet Baker. Franco Cerri, scomparso a 95 anni, era il jazzista italiano più conosciuto all’estero ed era soprattutto il titolare d’una magnifica favola musicata a note jazz. Milanese purosangue, mette per la prima volta le mani sulla chitarra a 17 anni, nel ’43, quando il padre gli regala uno strumento da emporio. Niente lezioni, non ci sono soldi, c’è ancora la guerra. L’unica è imparare da solo, da perfetto autodidatta, consultandosi su note e accordi con un compagno di scuola, Giampiero Boneschi, che sarebbe diventato un ottimo pianista. Intanto fa il muratore, l’ascensorista, il fattorino, ma la tecnica si affina e il metodo è quello di ascoltare, tenere le orecchie aperte, inseguire i maestri.
E poi nel Dopoguerra ci sono le suonate nei cortili delle case di ringhiera, i balli popolari, la rimasticatura dei leggendari brani americani e finalmente l’incontro fatale con Gorni Kramer, fisarmonicista ma soprattutto capobanda che in quegli anni va per la maggiore. Gorni lo sente suonare, gli dà un ingaggio e il sogno comincia. Negli anni Sessanta e Settanta Cerri è una star del jazz italiano, nella sua versione più composta ma anche più acculturata. Curiosamente lo scopre anche la grande platea televisiva, ma grazie a una fortunata pubblicità, quella dell’uomo in ammollo, in cui Franco seraficamente esalta le virtù del detersivo Bio Presto, mentre l’acqua gli arriva sotto il mento. Il bello è che quell’ingaggio, che durò dal ’68 al 1980, Cerri se l’aggiudicò soffiandolo addirittura a un divo come Peter Sellers, per la cui imperturbabile presenza era stato allestito. Ma sebbene le sortite televisive saranno frequenti anche come musicista, la sua passione resta sempre per la musica suonata, dal vivo, nei club e anche per l’insegnamento del suo strumento.
Collabora con tanti grandi, da Carosone a Nicola Arigliano, suona la sua Gibson L5 sotto la voce di Mina, ma poi racconterà di preferirle Jula de Palma. Il suo covo è l’Astoria a Milano, dove finisce per duettare con Django Reinhardt e Stéphane Grappelli, ma anche con il quartetto Cetra e col solito Kramer, un po’ il padrino di quella scena. Sempre inappuntabile nelle sue sortite, giacca e cravatta, tutto al più maniche di camicia quando l’atmosfera si scaldava e le improvvisazioni decollavano. Calmo, gentile, espressione d’una lunga via italiana al jazz, non per scapigliatura, ma come un’educata avventura.