Ph. Michele Lugaresi @Maikid 

L'intervista

Jovanotti presenta il suo nuovo Beach Party: "Sarà una città viaggiante, una grande festa un po' selvaggia"

Giuseppe Fantasia

Il cantante ci racconta il suo prossimo tour estivo, che inizia il 2 luglio 2022, e sarà soprattutto in spiaggia, “la linea di frontiera più significativa c'è. Portarci la festa per me è l’impresa più bella e difficile, la più entusiasmante"

“Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità. Il coraggio, l’audacia e la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia”, recitava il primo manifesto Futurista di cui Jovanotti dice di essere un grande appassionato. “Gino Severini – spiega al Foglio - era di Cortona, la mia città ed è lì che ho assistito, per la prima volta, da ragazzino, a un seminario in cui si parlava di loro: ne rimasi subito conquistato anche perché scoprii che non era un movimento politico, ma poetico”.

  

“Non v’è più bellezza se non nella lotta”, scriveva Marinetti – aggiungiamo noi – chiedendogli poi per cosa continuerà a lottare uno come lui da oggi in poi, nel suo essere un eterno "ragazzo" di 55 anni con ancora tanta voglia di saltare, conoscere, sperimentare, informarsi, provare, cantare, suonare e – soprattutto – muoversi, in ogni modo e in ogni forma. Se potessi scegliere – ci risponde fissandoci con i suoi occhi celesti come la camicia che spiccano sotto un cappellino rosso – non avrei alcun dubbio: sono per la lotta contro la lotta, per superare il linguaggio della violenza permesso sin troppo spesso sui social. Siamo in un mondo in cui usiamo parole per contrapposizione creando continui contrasti. Dobbiamo iniziare a dire basta: possiamo e dobbiamo migliorare in tal senso”.

 

Siamo quasi in inverno, ma una persona così solare ci porta all’estate, e lo fa davvero, perché il 2 luglio del prossimo anno inaugurerà ufficialmente la seconda edizione del Jova Beach Party. “Con quella del 2019, l’ultima, abbiamo inaugurato qualcosa, giusto in tempo per poi doverci chiudere forzatamente come tutti. Quella chiusura – aggiunge – mi ha dato tempo per girarmi tra le mani questa cosa che avevamo fatto e che aveva preso forma mentre andava in scena. Guardando quelle immagini e ripercorrendo l’avventura nella mia memoria ho sentito che si trattava di un inizio di qualcosa”.

 

“Sarà una città viaggiante", tiene a precisare, "una grande festa un po' selvaggia, dove tutto può cambiare di sera in sera e sarà a capienza 100 per cento e senza mascherine, altrimenti non si farà. Chiaramente – ribadisce più volte – sono preoccupato, tutti lo siamo: la speranza fondata è che si possa fare rispettando tutte le leggi che speriamo favoriscano il ritorno completo al lavoro del settore".

  

Siamo a Milano, in quel vecchio capannone che agli inizi del Novecento la famiglia Galtrucco trasformò nel suggestivo Salone dei Tessuti. Al centro della sala, ci sono tantissimi flycase usati come sedili per i giornalisti ed altri ospiti, quegli stessi che le tante manifestazioni “Bauli in piazza" – sostenute anche da lui – hanno fatto diventare simbolo delle difficoltà del mondo dello spettacolo durante la pandemia. Jovanotti parla ininterrottamente per quasi due ore ed è un piacere ascoltarlo: è un presentatore nato, ma forse non lo sa, “perché – dice – preferisco cantare, suonare, fare il deejay, il mio mondo”. Guai però a fargli domande su un possibile Sanremo con Amadeus, perché non risponde. Meglio tornare all’atteso appuntamento estivo che sarà “un veliero che è passato attraverso una tempesta, malconcio ma vivo, una cosa che è uscita dai guai più bella e luminosa”.

 

“Ci sarà interazione, garantisce lui, un positivo e controllato disordine, fluttuazioni, follie, emozioni e corpi. Abbiamo bisogno di recuperare la fiducia del nostro corpo”, aggiunge e mentre ci parla fa vedere una fotografia del Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi che sulla lavagna ha scritto Jova Beach Party, “premiato con motivazioni che ci accomunano molto”, ironizza Jovanotti, ma non troppo.

  

Al via, dunque, da Lignano Sabbiadoro, nella stessa spiaggia dove era partito nel 2019, e gran chiusura il 10 settembre all'aeroporto di Bresso, vicino Milano, dopo aver toccato un totale di 12 spiagge, tra cui Vasto e Albenga, saltate due anni fa, e un prato ad Aosta. "Un desiderio nato appena scesi dal palco di Linate il 21 settembre di due anni fa. La verità è che, come direbbe Flaubert, 'Jova beach c'est moi': è la cosa che mi assomiglia di più, è come se tutti gli anni avessero portato a questo che non è un format, ma uno 'sformat', uno sformato molto vario che difendo e che adoro e che ha un futuro da sviluppare. È davvero una roba da matti: chi ci viene impazzisce e chi non c’è non lo saprà mai. Chi non c’è potrà immaginarlo, criticarlo, snobbarlo, ma non saprà mai che botta è”.

    

Si svolgerà soprattutto in spiaggia, “la linea di frontiera più significativa che esiste, e portare lì la festa per me è l’impresa più bella e difficile, la più entusiasmante. Su una spiaggia 3.000 anni fa è iniziata la letteratura quando i capitoli si chiamavano ‘canti’. Su una spiaggia è iniziata la vita terrestre, la fantasia, la voglia di partire, un'idea di mondo, una Taz, un'utopia che dura un giorno". Aiuto, Jovanotti ad un certo punto si perde e sembra che stia cantando una delle sue canzoni. Poi però si riprende, o forse boh (Il grande Boh si intitolava il suo primo libro pubblicato da Feltrinelli mentre uscirà in primavera il suo primo libro di poesie per Crocetti), quando ci dice che il suo ruolo e quello che sa fare è “generare un clima per parlare di clima”, con la certezza che un messaggio arrivi meglio in un'atmosfera di festa che in una conferenza, e con un impegno vero, declinato insieme al Wwf e a Intesa Sanpaolo, con il progetto "Ri-Party-Amo", che mira a raccogliere 5 milioni di euro per pulire 20 milioni di metri quadri di spiagge, laghi, fiumi e fondali. “Non quelli dei concerti, perché a quelli ci pensiamo noi", precisa, “come è già successo nel 2019 quando le spiagge furono lasciate più pulite di come erano state trovate".

   

Prima di salutarci, ci mostra il suo Coloring Book Feltrinelli, da lui ideato e curato con Sergio Pappalettera, suo collaboratore dai primissimi Anni 90 e che raccoglie illustratori di diverse generazioni, da Matteo Guarnaccia al musicista/fumettista Davide Toffolo, da Eliyana Beitler, artista nativa americana specializzata in copertine di album, a sua figlia Teresa Cherubini che studia a New York e che ci saluta – ovviamente – via Zoom. Ultima, ma non per importanza, la musica, che ci sarà in tutti i suoi concerti, ça va sans dire, assieme a quella di suoi colleghi, ospiti con diversi personaggi della cultura. A cominciare da “Il Boom”, il suo nuovo singolo prodotto da Rick Rubin “in cui succede di tutto”, dove parla di Tacito e Nietzsche, di Leopold Bloom e di Zoom, di ecologia e fantasia. Una canzone che scoppia pensando all’estate, emblema del grande desiderio di ricominciare a dar forma alla festa, al rito, all’avventura, allo spirito del rock 'n roll, “un testo futurista, con parole in libertà” da lui scritto nei due mesi trascorsi in una vecchia scuola abbandonata dove ha scritto altre 30 canzoni. “In una maniera così festosa e celebrativa rispetto alla vita che ricominciava che ero io stesso impaurito da questa creazione. Facevo i pezzi con Garage Band, Fresco li trasformava in demo, poi li condividevo con i miei musicisti ma non erano un album, era un disco: mi veniva in mente 'il disco del sole' e tra di noi l'abbiamo chiamato così; mia moglie Francesca mi ha detto che le sembrava un album di Al Bano", ride. Così da qui a dicembre usciranno sette brani solo in digitale, questo è il primo e ha il suo visual art. “La musica – spiega - è cambiata: è fluida, io stesso l'ascolto in un altro modo, da questo punto di vista fare un album non aveva più senso, ma farla resterà sempre un modo per recuperare il senso della vita nel suo aspetto migliore".

 

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