perché saverio è a sanremo
Al Festival di Sanremo file per i tamponi e pochi autografi. Qualcuno salvi Orietta Berti!
Fiorello duetta con Checco Zalone, i Måneskin dormono a Bordighera e i cantanti non fanno più autografi. Quante cose si scoprono fuori dall'Ariston, in fila per il test anti Covid. La cronaca semiseria del nostro inviato molto speciale
A Sanremo 2022 le notizie e le indiscrezioni sul Festival non si ottengono in sala stampa, né si estorcono al sesto gin tonic seduti in uno dei locali sempre molto frequentati di via Gaudio, ma si raccolgono al Ptac (Punto tamponi aziendale Covid-19) allestito dalla Rai in piazza Borea d’Olmo, di fronte al Teatro Ariston. Un vero e proprio hub (non mi stupirebbe se avessero forniture anche per fare il booster), ma organizzato dalla Rai e non dal generale Figliuolo. E si vede: la fila (sia di chi aspetta di fare il tampone, sia di chi ne attende l’esito) è un unico assembramento senza inizio né fine, che preme contro le transenne per ottenere un pass che qui apre più porte di quello Super Green.
Tutti devono passare da qui, e tutti devono passarci parecchio tempo: quello Rai è il tampone rapido più lento nella storia del Covid, tanto che i risultati verranno dati sabato notte assieme al vincitore del Festival (saranno assegnati anche il Premio della critica “Roberto Burioni” al più negativo e il Premio della sala stampa “Matteo Bassetti” ai migliori anticorpi).
Nel frattempo, appunto, il tempo passa, e lo si passa assieme: musicisti, giornalisti, autori, funzionari. E nell’attesa, complice la mascherina che aiuta a preservare l’anonimato, in molti si lasciano andare a confidenze ovattate o a scoop: è qui che scopro che Fiorello duetterà con Checco Zalone sul palco dell’Ariston, che la presenza di Naike Rivelli al fianco della madre Ornella Muti nel backstage dell’evento preoccupa molto gli organizzatori, che i Måneskin non dormono a Sanremo ma a Bordighera alta (non c’è gusto a ottenere successo in Italia: puoi anche conquistare gli States e aprire il concerto ai Rolling Stones, ma poi ti ritrovi sempre in un albergo a Bordighera). Il Festival è ufficialmente partito ieri sera all’insegna di un’ostentata normalità ritrovata, con tanto di pubblico in sala; ma troppi pezzi del carrozzone non vanno più come un tempo.
E’ il caso di Mario “Max” Vanzan, il più celebre cacciatore di autografi sanremese, figlio d’arte (suo padre ottenne l’autografo di una giovane Nilla Pizzi su tavoletta d’argilla). L’anno scorso, per la prima volta dopo 27 anni di onorato stalking nei confronti di cantanti e vip giunti qui in Riviera per la kermesse, Vanzan non ha ottenuto nessun autografo: l’Ariston era un fortino inespugnabile, nessun red o green carpet, zona rossa e città fantasma. Ma anche quest’anno il bottino è magro: uno sconsolato Vanzan incontrato in piazza Colombo mi confida di aver finora racimolato soltanto gli autografi di Giusy Ferreri, Roberta Capua e Emma – quest’ultimo per interposta persona: ha dato un foglietto all’assistente di Emma che poi gliel’ha riportato indietro firmato.
“Va malissimo”, mi confida Vanzan, pessimista anche sul raccolto dei prossimi giorni. “I cantanti sono inavvicinabili, entrano ed escono dal teatro dentro una macchina. Il Covid ha rovinato tutto”. Quando ci salutiamo però nemmeno mi chiede un autografo. Ma il Festival ha altre preoccupazioni: è la crisi Russia-Ucraina. Nelle stesse ore in cui il premier Draghi ha invitato il presidente Putin a una de-escalation, anche Sanremo ha mandato un segnale a Mosca: a una domanda in conferenza stampa se il Festival eserciterà il suo soft power per persuadere la Russia a una condotta meno belligerante, sia Amadeus sia il direttore Coletta si sono chiamati fuori, negando che il Festival svolga o svolgerà un ruolo in tal senso.
In sintesi: il Festival farà finta di non vedere, come già fatto con successo da tutto l’occidente con l’Afghanistan. Molti hanno interpretato questa “neutralità” sanremese come un atto di realpolitik per garantire le forniture di gas all’Italia (una mancata erogazione del servizio domestico durante la settimana di Sanremo porterebbe molta gente a cenare fuori, con conseguenti danni agli ascolti). Ma il Festival vuole soprattutto difendere la sua nave da crociera, studio televisivo galleggiante attraccato a poche centinaia di metri dal porto di Sanremo con a bordo Orietta Berti e Rovazzi, minacciata dalla presenza della flotta russa in acque italiane.