Al “Bar Mediterraneo” dei Nu Genea Napoli fa da Cupido tra il sud e il nord del mondo
Il duo napoletano torna con un un nuovo disco dopo quattro anni: l'accompagnamento musicale perfetto per la prossima estate
I raggi interminabili di un sole a picco illuminano e riscaldano un panorama di flora e fauna che circonda, per terra e per mare, spiagge e casette in stile Santorini. Si presenta così – con un impatto suggestivo, a partire dall’artwork e dal titolo – “Bar Mediterraneo”. Uscito il 13 maggio per Carosello Records e ascoltato in anteprima dal Foglio, l’album rappresenta la terza tappa del percorso discografico di Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, in arte i Nu Genea. Senza averle del tutto abbandonate, il duo torna sulle scene con un long playing agile – appena otto tracce per poco più di trenta minuti di durata – e in grado di funzionare alla perfezione come accompagnamento sonoro delle prossime giornate estive, dall’alba fino al tramonto. Grazie a un mix caratteristico: ritmi elettronici e world music. Risultato: un itinerario lungo le coste del bacino d’acqua che unisce, e più spesso divide, Europa, Nordafrica e medio oriente.
Accattivante e immediato come “Random Access Memory” dei Daft Punk, sperimentale come “Crueza De Ma’” di Fabrizio De André, esotico come “Anima Latina” di Lucio Battisti. Semplici echi, riferimenti, somiglianze. Insomma, nessun paragone con i mostri sacri e niente che implichi una discendenza diretta con la tradizione cantautoriale: “Anche perché, quando componiamo, il testo finisce al servizio della musica e non viceversa”, sottolineano. Del resto, il sodalizio nasce nel 2010 sotto tutt’altra stella: quella dei bpm della musica techno. Ben presto, i due si trasferiscono a Berlino, fredda capitale europea del clubbing. Alla ricerca di stimoli nuovi e in fuga dall’abitudine provinciale a non considerare quello del musicista come un vero mestiere.
In Germania, raccontano, “abbiamo avvertito molto più rispetto per la figura artistica di quanto potesse succedere in Italia”. Il soggiorno in Germania offre loro opportunità d’eccezione, come quella di ritrovarsi in cabina d’incisione a tu per tu con Tony Allen, percussionista di Fela Kuti e padre dell’afrobeat. Eppure, alla nostalgia di casa resta impossibile sfuggire: “In quel periodo lavoravamo moltissimo e di Napoli ci mancava tutto”, ricordano. Complice la lontananza dalla terra d’origine, matura un netto cambio di rotta a livello di suono che culmina, nel 2018, con l’exploit di “Nuova Napoli”. Grazie all’unico supporto del passaparola, sette canzoni bastano a diventare un caso. Fino ad allora – a eccezione dei conterranei Fitness Forever – nessuno aveva proposto, innovandolo e portandolo all’attenzione di un pubblico vasto, pur nella nicchia della scena indipendente, il funk napoletano di fine anni Settanta. “Neppure noi ci aspettavamo un successo simile”, confessano.
Quattro anni più tardi, più che da un’urgenza specifica, i Nu Genea si sono lasciati trasportare dalla pazienza con cui coltivano il proprio passatempo preferito: cercare i samples. “Ci capita spesso di andare in giro per il mondo e passare al setaccio i mercatini dell’usato alla ricerca di vinili oppure di audiocassette. Stavolta la pesca si è svolta soprattutto in Turchia, Libano ed Egitto”. Scoprire un minimo comune denominatore tra il proprio punto di partenza e quelle mete lontane non si è rivelato impossibile. “Prova ad ascoltare una radio che trasmette musica napoletana. Se non si fa caso alle parole, quell’impasto può sembrare musica araba”, ironizzano ma neanche tanto. “Al di là dello scherzo, ciò che accomuna sponda nord e sud del Mediterraneo è la capacità di comunicare e comprendersi senza bisogno di parlare la stessa lingua”, ci dicono. Intanto, è già cominciata la tournée di promozione. Da qui a settembre, il duo salirà sui palchi accompagnato da una band formata da altri tredici elementi. “Da grandi estimatori dei synth, apprezziamo ancora di più la loro unione con strumenti analogici. Anche se sì, in effetti non siamo un gruppo in formato tascabile”. Per adesso, solo undici su ventiquattro date avranno luogo in Italia. Potere del glocal.