Ritorna Sannolo, la risposta milanese a Sanremo
Sedici canzoni in gara e partecipanti giovani, tra i 18 anni e i 25 anni. Ecco la creatura di Lorenzo Campagnari, autore televisivo dietro le quinte di almeno la metà dei programmi che vi saltano in mente. Dal 23 al 25 marzo al Distric272 di via Padova
Più che un quartiere, è un’appartenenza: chi ci vive si fa chiamare Noler. Geometria chiusa tra la Martesana e piazzale Loreto, Nolo ha il suo centro in piazza Morbegno, la chiesa Santa Maria Beltrade, l’omonimo cinema di quasi un secolo. Ad accogliere, mescere e rilanciare, ci pensa il locale Ghe Pensi Mi. Uno spazio dove Lorenzo Campagnari si muove come un assessore alla movida, eletto per applausi e risate. Autore televisivo dietro le quinte di almeno la metà dei programmi che vi saltano in mente, ultimo la Benedetta Primavera della Goggi, se l’è inventato lui, sei anni fa, il Festival Sannolo, che per questa sesta edizione, dal 23 al 25 marzo, si accomoderà al Distric272.
Tutto parte dal palco del Ghe Pensi Mi, dove ancora oggi porti in scena l’improbabile che fa spettacolo.
“Sono nato negli anni ‘80 e sono stato consumatore di quella televisione, di gran varietà. La mia passione. E su quel piccolo palco, con un’orchestra di 4 elementi, porto in scena il nostro personalissimo Fantastico, dove vale tutto. Dalla casalinga che viene a suonare il flauto traverso, al collega autore tv, che gli metti un video di animali, e li doppia come fanno a Paperissima.”
Lo stesso format poi traslocato sul palco dello Zelig.
“Un po’ imbellettato. Ma anche lì, si viaggiava a vista. Per dirti: coinvolgiamo un corpo di ballo amatoriale, che avevamo visto far le prove sotto la metropolitana di Porta Venezia. Salgono sul palco, supercolorati, non esattamente delle étoile, e ti accorgi che ne è scomparso uno. Doveva prendere l’ultima metro per tornare a casa, e senza dire niente, durante lo show, se n’è andato. Siamo stati su Zelig Tv, un anno solo, poi ha chiuso. Potrebbe benissimo essere per colpa nostra.”
Siete anche su Amazon Prime. E quella sta resistendo.
“Tutto nasce in modo così goliardico, che per noi era già incredibile finire in tv. Figurati essere poi acquistati, a nostra insaputa, da Amazon Prime: siamo partiti con due soldi, soprattutto miei, e finiamo nei contenuti a pagamento. Mentre i Ferragnez la danno gratis.”
Ma loro fanno parte di un altro quartiere, l’Isola che da sporca periferia si è fatta new fashion. Anche Nolo, si è rifatto il look, ma qui è il caos delle differenze, a fermentare.
“C’è attivismo, come si dice. Partecipazione. La senti. Anche delirante. Ci sono i gruppi per fare di tutto. Anche per sferruzzare maglia. E allora ti viene di farti pure un tuo Festival!”
Ispiratissimo a Sanremo.
“Io so tutto dei Sanremo dagli ‘80 a oggi. Vincitori, presentatori, direttori d’orchestra, e da lì mi è partito il delirio di farne uno nostro. Adesso c’è un rinnovato entusiasmo per il Festival, grazie anche ad Amadeus, che ha portato sul palco storie diverse, ma io ci sono sempre stato, anche negli anni con palchi astronave, cantati in playback, senza orchestra, famoso il gesto schifato di Freddy Mercury. Perché passavano ospiti enormi. Vederlo oggi fa ridere, una cosa supertrash. Tutte le cantanti, la Berte, la Oxa, la Rettore, si vestivano come fosse un Carnevale di Viareggio: non vedevi l’ora di scoprire come diavolo si sarebbero addobbate.”
Come per il tuo Fantastico locale, anche sul palco del Sannolo sei affiancato dalla drug queen Rovyna Riot. La prima donna è un uomo. Tu ti nomini Lorello. Il lato maschio della Cuccarini.
“Ma richiama anche un po’ Fiorello. Rovyna sa ballare e cantare. Io interpreto, e quindi sono, una show man fallita, sempre in giacca di paillettes: ne ho una cinquantina, tutte prese nei peggio megastore cinesi. Fa parte del personaggio, che ti dichiara da subito di essere perdente, sfigato, e in questa dimensione di starci bene, rilassato. Una cosa che arriva a chi ci segue. Un personaggio di un mondo televisivo che ti ostini a portare avanti nonostante sia superato da tutti.”
Però ogni anno la famiglia del Sannolo si allarga. Fammi l’escursione di questa crescita.
“Il primo affittiamo una sala per 100 persone. Una sera. L’anno dopo ci trasferiamo al cinema Beltrade, due edizioni, con varie difficoltà. Ma ci accorgiamo che i biglietti vanno via in tre giorni. Seguendo le mie manie di grandezza, ampliamo la selezione degli artisti partecipanti all’esterno del quartiere. Chiamiamo ospiti internazionali, che anche qui, significa dopo i confini del Nolo.”
Già a Porta in Venezia, per dire.
“Certo. In questi anni sono venuti Malika Ayane, Levante, pure il sindaco Sala. Ma la situazione restava ballerina, improvvisata: un microfono non funzionava, o si staccava una scenografia, andavamo avanti sette minuti a prendere per il culo il responsabile.”
Riciclavate il disagio in cabaret.
“Ovviamente c’è il sottofondo del vecchio varietà, ma è tutto contemporaneo, con chi arriva dai social, è una chiave senza nostalgia. Superare qualunque moda, stile, trend, come fa la giacca di paillettes.”
Mai di Moda. La filosofia che definisce il Cynar, vostro nuovo sponsor.
“Loro sono venuti a vedere il festival l’anno scorso, e si sono appassionati. Hanno visto concretizzarsi questo Mai di Moda, ma sempre al passo coi tempi. E questa sponsorizzazione, insieme ad altre importanti, ci ha dato un po’ di tranquillità. C’è tanto volontariato, le spese sono grosse, e lievitano anche loro, e insomma, migliora il device, migliora tutta la struttura organizzativa. Come ti ho detto, i primi anni succedeva di tutto.”
Lo Cynar Spritz, sarà il cavallo di battaglia del Sannolo. Con quel retrogusto amaro. Altra cosa dal zuccheroso Aperol. E da certo sentimentalismo dolciastro sanremese. Qual è il focus, nella selezione dei pezzi?
“Lo stesso di questi ultimi Sanremo, tolto il dolciastro. Tra l’altro Amadeus ha indossato giacca e paillettes (ride). L’orecchiabilità, la capacità di entrarti al primo ascolto, è caratteristica che cerchiamo. Ma non abbandoniamo l’originalità, la capacità di stare sul palco. Certo, noi non avendo vincolo delle major, possiamo osare di più. Essere più informali.”
Ci saranno ospiti Brenda Lodigiani, Ambra e Dargen D’Amico, tra gli altri. E le Lollipop, a proposito di osare di più.
“Loro sono il gruppo più disastroso del festival di Sanremo: noi siamo felici, da noi è il posto giusto.”
Hai lavorato per XFactor. Ma hai scelto la formula base sanremese, in tre serate. Chi ci sarà a fare contenitore d’altro, tra una canzone e l’altra?
“Non te lo posso dire. Venendo tutti in barba a qualsiasi cachet e contratto, ci chiedono di non spoilerare. Sorprese, ovvio. Anche per me stesso, perché ti dicono sì, ma finché non li vedo sul palco non ci credo. Il classico: Ah, ma tu dicevi il 24 marzo, io avevo capito aprile, scusa…”
Quante canzoni si sono iscritte quest’anno?
“Trecentoquaranta, e ne abbiamo selezionate sedici. Ma sono pochissimi gli artisti che arrivano da Milano.”
Il sottotitolo del Sannolo è però l’ambizioso ‘Il festival della canzone a Milano.’
“Vogliamo far entrare Nolo a Milano, e portare Milano fuori da Nolo.”
Non mi è chiaro, ma suona bene. Tornando al Mai di Moda, il District272, dove saranno le serate, pare in linea con la filosofia.
“Assolutamente. Nei vari momenti storici è stato un cinema, un locale per pole dance e sexy show, mentre oggi ospita concerti, eventi moda, grandi casting, feste del Salone del mobile, pur essendo ai margini della città.” Anche i margini sono ballerini.
Ci sono tre step di giudizio, per arrivare al vincitore.
“Giuria tecnica, quelli di Nolo. Resto del mondo, quelli fuori dal perimetro. Sono giornalisti musicali, management, etichette, riviste di musica, speaker, e pure influencer, che però lavorano con la musica. Poi c’è La Temutissima lobby gay, per prendersi gioco dei discorsi da bar. Sono gay rappresentativi, che decidono di mandare avanti un concorrente, a prescindere da quello che dicono le giurie tecniche.”
I premi.
“Quest’anno in denaro per i primi tre. Grazie a Cynar. E mini tour in vari luoghi di Nolo e non solo. Poi il farsi conoscere, vista la composizione delle giurie. E la distribuzione del brano vincente.”
Tra i sostenitori c’è anche Fondazione di Comunità Milano. Dimmi delle belle intenzioni, oltre le canzoni.
“Da sempre il Festival ha un obiettivo sociale. Con Fondazione di Comunità di Milano collaboriamo a vicenda per sostenere i giovani talenti della città. Inoltre con Forestami, contribuiamo al loro obiettivo di piantare entro il 2030 tre milioni di alberi. Milano ne ha bisogno.”
Chi sono i partecipanti?
“Sono tutti molto giovani. Tra i 18 anni e i 25.”
L’anno scorso vinse Rossana De Pace con il brano ‘Si Nel Cuore, Non nella Vita’. Titolo semiserio.
“Lei stramba, antifestival, quasi una preghiera, ma nell’esecuzione dal vivo è stata tanto potente che ha dovuto vincere.”
Chiudiamo con qualche titolo che ascolteremo questa edizione. ‘L’isola dei giocattoli difettosi’, ‘Trovo Tutto Quando Ti Perdo’, ‘Il mio porno preferito’. Il mood è servito.