musica
Angelo Leadbelly Rossi e lo scorrere del tempo. Dopo 17 anni il nuovo album
“Take your time” è un concetto che nella musica non esiste più, perché tutto è assorbito dalla necessità spasmodica di produrre nuove canzoni altrimenti si ha la percezione di non esistere. Fortuna che c'è ancora un rocker venato di blues
Tutti si sono accorti che, da un bel po’, il mondo è cambiato anche per la musica. Nel senso che, oggi come non mai, c’è la necessità spasmodica di produrre nuove canzoni altrimenti si ha la percezione di non esistere. O meglio, più precisamente, se gli organizzatori di eventi live non scorgono le canzoni proliferare nel web – su Spotify, Soundcloud o Youtube - credono che il tal artista abbia abbandonato la scena per demoralizzazione o perché investito da un camion sulle strisce pedonali. Così tutto nella musica è diventato un rincorrersi e superarsi in un percorso circolare senza senso.
Tuttavia il non sense è comunemente accettato, tranne che da alcuni musicisti che sostengono: “Io faccio uscire la mia musica solo quando sono convinto di quello che propongo”. Dev’essere questo il motivo per cui questi ultimi escono di rado con un album, ma quando si propongono la loro musica dilaga. L’ultimo disco (anche se era un cd) Angelo Leadbelly Rossi l’aveva inciso nel 2006, quello prima, invece, era uscito nel 2001. Perciò, riassumendo, “It Don’t Always Matter How Good You Play”, il cd appena uscito, è più vecchio di 17 anni di “I Don’t To Take Nothing With Me When I’m Gone” e di 22 anni di “Jump Up Songs” e tutte e tre sono, indiscutibilmente, grandissime incisioni: per gli appassionati di musica rock venata di blues (anche se mi rendo conto che le classificazioni sono senza dubbio stupide) affatto imprescindibili.
E’ evidente che simili combinazioni di positive alluvioni musicali non accadono quasi mai, semplicemente perché ormai gli artisti non prendono più il loro tempo. “Take your time” è un concetto che nella musica non esiste più, perché tutto è assorbito dall’horror vacui, che comunque non giova un accidente al fatto di essere scelti per esibirsi in questo o in quel locale oppure festival, che è oggi l’unica fonte di reddito per un artista.
Angelo Leadbelly Rossi, da Cardano al Campo, un paesone proprio sotto la rotta di atterraggio dei Boeing a Malpensa, ha sempre suonato in qualsiasi palco perché è un grande musicista e non perché vittima redenta dell’horror vacui. In più ogni qualvolta che gli veniva chiesto: “Ma quando diavolo fai il cd nuovo, che è dal 2006 che non viene fuori più niente?”, rispondeva: “Ci sto pensando, ci sto pensando. Perché sai devi essere convinto di quello che viene fuori”.
Così, ribadisco, dopo 17 anni da “I Don’t To Take Nothing With Me When I’m Gone” è uscito in questi giorni “It Don’t Always Matter How Good You Play”. Diciassette anni di pensieri e ripensamenti, di salite e discese dal palco con la chitarra in mano, ma il suo personale “Take Your Time” ha prodotto un disco che si ascolterà e si riascolterà per moltissimo tempo e non verrà affatto abbandonato sullo scaffale o tra i files etichettandolo con un compassionevole “bellino”. Cosa che, del resto, è sempre accaduta con ogni altro album di Angelo Leadbelly Rossi: un uomo che conosce molto bene il valore dello scorrere del tempo.