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Perché Saverio è a Sanremo

Io, chiamato a votare per la canzone vincitrice, non ho ricevuto neanche un'avance

Saverio Raimondo

O di vincere il Festival (e di conseguenza andare all’Eurovision) non gliene frega più niente a nessuno, tutti i cantanti in gara in realtà preferiscono restare all’opposizione; o il messaggio che passa da tutta questa onestà è che il voto non conta

Io, elettore a Sanremo. Quest’anno, in qualità di inviato di questa testata, faccio parte della giuria della sala stampa; il mio voto cioè contribuirà alla classifica e al vincitore della 74esima edizione del Festival di Sanremo. Funziona così: ho già espresso il mio voto la prima sera, e sarò “richiamato alle urne” anche durante la serata di venerdì e per la finale. Voto tramite una app ufficiale realizzata da Noto Sondaggi per Rai; e voto ogni volta tutte e trenta le canzoni in gara, nei confronti delle quali posso esprimere un giudizio numerico da 1 a 10. Ho preso questo ruolo molto seriamente: non solo ho ascoltato tutte le canzoni e seguito attentamente le rispettive performance sul palco, ma ho soprattutto sparso la voce in giro sul mio status di avente diritto di voto sanremese. 

Già domenica, ad amici e colleghi che sapevo presenti in Riviera, ho scritto il seguente messaggio: “Sto arrivando a Sanremo! E quest’anno voto la canzone vincitrice!!”; e una volta qui l’ho detto a tutti quelli che ho incontrato, a ogni festa in cui sono stato, in ogni ospitata radiofonica dove sono andato. Il mio obiettivo è chiaro, persino dichiarato: essere corrotto da qualche discografico, dal manager o dall’entourage di qualche cantante, o anche solo da un fan club.

Alle elezioni – politiche, amministrative, regionali – in più di vent’anni di tessera elettorale il mio voto non se l’è mai comprato nessuno (nel senso che nemmeno mi è mai arrivata un’offerta); fosse la volta buona che riesco anche io a trarre qualche vantaggio elettorale! Ma se oggi scrivo questo pezzo, è per denunciare che in questi giorni a Sanremo nessuno – ripeto, nessuno! – ha tentato di corrompermi. Non una bustarella, non un’offerta in denaro né in generi alimentari, non una proposta sessuale. Ma manco un’intimidazione, la minaccia di una ritorsione. Zero. I cantanti non hanno nemmeno provato a farsi benvolere da me con qualche gadget: a un certo punto i Bnkr44 mi mettono sulle spalle una loro sciarpa, ma solo il tempo di un collegamento tv in cui eravamo entrambi ospiti, poi se la sono ripresa.

Che fine ha fatto la corruzione? Siamo o non siamo l’Italia? Nella classifica di Transparency International sull’indice di percezione della corruzione quest’anno siamo già scesi dal 41° posto del 2023 al 42°; di questo passo, tempo un anno usciamo dalla Top 50. Delle due l’una: o di vincere il Festival (e di conseguenza andare all’Eurovision) non gliene frega più niente a nessuno, tutti i cantanti in gara in realtà preferiscono restare all’opposizione; o il messaggio che passa da tutta questa onestà è che il voto non conta. La sfiducia nei confronti della democrazia è arrivata anche all’Ariston? Fortuna che ci pensa il Parlamento europeo, unico vero baluardo in questi tempi di crisi e conflitti, a ridare importanza al voto: bonus di 20 punti al Fantasanremo per tutti i cantanti che si presentano sul palco con una matita. Spero che questo semplice gesto simbolico possa non solo sensibilizzare gli elettori e farli sentire investiti del loro ruolo in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno; ma possa ridare fiducia nel voto (compreso quello di scambio) anche a manager e discografici dei cantanti in gara.

Io sono in giro per Sanremo (mi trovate in sala stampa o alle feste, soprattutto alle feste) e resto reperibile: spero in queste ore di essere avvicinato da qualcuno, e con una buona offerta. Perché, come ricorda il Parlamento europeo agli artisti in gara nella lettera d’invito ad aderire all’iniziativa delle matite, “il diritto di voto non va sprecato”. In Europa come a Sanremo.

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