Dua Lipa - foto via Getty Images

Il ritratto

Tutto il mondo di Dua Lipa

Stefano Pistolini

È partita da Londra per tornare a Pristina, in Albania, da dove veniva la sua famiglia. Da lì ha costruito un impero. La musica, l’impegno culturale e quello sociale. "L'ottimismo radicale" di un’artista che è anche influencer e attivista

Eccola là, in primissimo piano, affacciata in copertina, bella come il sole e con le labbra socchiuse. Time l’ha appena scelta come emblema delle 100 persone più influenti del 2024 e hanno affidato a Patti Smith la stesura della motivazione: “Si muove con leggerezza in un mondo difficile: è audace, gioiosa, consapevole. Si schiera in favore degli oppressi. Ha fondato Service95, un’influente piattaforma editoriale che affronta argomenti culturali ed emergenze umanitarie. Crede nella famiglia, è grata ai genitori e sostiene i fratelli. È motivata, indipendente, animata dal desiderio di conoscenza. Fa appello agli artisti del futuro affinché siano consapevoli del mondo che li circonda. È impegnata a ridefinire il cosmo del pop. Ha presentato la canzone “Houdini” con l’immagine di una piccola chiave sulla punta della lingua. Possiamo immaginarla con in mano un mazzo di quelle chiavi, padrona del suo regno in continua evoluzione. Lei è Dua Lipa. “Albanese per amore”. Benvenuti sul pianeta di colei che all’esordio espresse un programma: “Mi piacerebbe conquistare il mondo… Se potessi”. Per ora “Radical Optimism” il suo album uscito pochi giorni fa, sta dominando le classifiche internazionali. E a giugno sarà l’attrazione principale al festival inglese di Glastonbury, il più importante dell’estate.

 

 

Dua Lipa, fin dal primo sguardo, è così perfetta da far sospettare un prodotto dell’intelligenza artificiale. È una popstar naturale, istintiva, inevitabile. Ha una voce liquida, melodiosa, espressiva ed elettrizzante, che padroneggia con sapienza. Ed è di una bellezza abbagliante, conturbante, però anche vicina, raggiungibile – è una con la quale non avresti timore ad attaccare discorso, trovandola seduta accanto a te, sull’aereo, o al bancone del bar. È sul punto di diventare una diva assoluta sul piano globale, perché la sua prerogativa è di appartenere a culture diverse mescolate con grazia e dinamismo e poi perché trasmette un messaggio positivo, che non intimidisce. Si potrebbe obiettare che la sua musica non vada oltre certi stereotipi consumistici, sebbene rispettabili, che sia prodotta con bravura e competenza. ma non con genio. Che la sua, insomma sia muzak, perfetta nella confezionata e affidata al suo fascino. Ma tocca notare che questa è la modernità. Adesso è così, se si vuole giocare sui grandi numeri, se il progetto è arrivare in vetta. Che è ciò che è destinata a fare Dua Lipa, nella dozzinale cultura popolare nella quale ci siamo abituati a navigare.
 

En passant, possiamo citare Marcello Del Popolo, 58enne cubista di Giarre, conosciuto come “Mizuno”, inconsapevolmente coinvolto in una truffa online che ha mietuto vittime in tutta Italia. Il suo codice fiscale risulta collegato a un account fake, che utilizzava immagini di Dua Lipa per attirare persone e prosciugare i loro conti correnti. Ad esempio il 59enne portinaio milanese Gianfranco Bonzi, scomparso il 23 marzo, dopo aver chattato con la finta Dua Lipa e averle inviato denaro. Suo fratello ha lanciato un appello a “Chi l’ha visto?”. Intanto Del Popolo vive in una struttura di accoglienza e nega ogni coinvolgimento con l’imbroglio. Solo per dire che anche in ambienti insospettabili, l’attrazione che Dua Lipa esercita è fortissima: troppo bella, sexy e disinibita, in ciascuno dei mille video che circolano in rete. E con quella voce.
 

Eppure, basta studiarla più da vicino, per capire che questa 28enne è tutt’altro che una ragazza in vetrina e che è stata educata per conseguire ben diversi obiettivi. Dua viene al mondo a Londra nel 1995 da Anesa e Dukagjin, genitori kosovari-albanesi che all’inizio di quel decennio lasciano Pristina come rifugiati. Quando ha 11 anni, la famiglia torna a Pristina, perché finalmente la guerra è finita. Per Dua è una fortuna: la città è tranquilla e più sicura di Londra e può muoversi da sola per le sue strade. A scuola ha delle sorprese: “Era più dura che in Inghilterra”, racconta, “il programma era molto più avanzato”. Qualche anno dopo, quando ha 15 anni, Dua convince i suoi a permetterle di tornare a Londra per tentare la carriera nella musica. In Inghilterra conclude gli studi, consegue la maturità e si guadagna da vivere servendo ai tavoli e facendo la modella, mentre allestisce il team musicale che sosterrà la sua sfida e trova un’etichetta che crede in lei. Ma non dimentica la madre patria: dal 2022 Lipa ha la cittadinanza albanese e nelle interviste si appassiona a parlare della necessità che il Kosovo vada verso la liberalizzazione dei visti, consentendo ai cittadini di viaggiare a proprio piacimento: “Da noi oltre il 50 percento degli abitanti ha meno di 25 anni: è una delle popolazioni più giovani d’Europa. Per loro viaggiare liberamente è importante. È un esercito di ragazzi coi loro sogni e le loro speranze e vogliono muoversi, viaggiare, esplorare. La gente non deve pensare al Kosovo solo come a un paese devastato dalla guerra. C’è di più. Per questo io e mio padre ogni anno organizziamo un festival a Pristina, che mostri come la nostra realtà sia differente da quel che comunemente si legge. Quando vivevo in Kosovo, le tournée dei miei artisti preferiti evitavano di venirci. Ora il mio obbiettivo è portare tutto ciò ai ragazzi di lì”.
 

Prima di compiere 20 anni, da ostinata workhaolic, o forse da predestinata, Lipa firma il primo contratto discografico. Il successo è dietro l’angolo: subito il suo elegante urban pop elettronico si fa strada nelle vendite e nell’apprezzamento dei media. È chiaro che si tratta di un’artista di razza, con una vocazione cosmopolita e uno stile che amplifica il gradimento per la sua musica. Che sia un video, un concerto, un servizio fotografico, Dua Lipa magnetizza gli sguardi, in qualsiasi dei suoi mille look decida di presentarsi. È una stella. Il secondo album, “Future Nostalgia”, esce in coincidenza con l’esplosione della pandemia e anziché essere la perfetta macchina da discoteca per cui era stato concepito, diviene il tormentone consolatorio che domina le classifiche. Lipa vede crescere a dismisura il dato internazionale della sua popolarità: piace nei cinque continenti, perché non le si può attribuire un’appartenenza, ma piuttosto una sensuale immanenza. È brava, comprensibile, un po’ impersonale. Se la si definisce un’icona, non è facile dire di cosa, forse della convinzione indispensabile per raggiungere i migliori risultati nel percorso che ci si è prefissi.
 

Intanto Dua, risolte le questioni sentimentali – ha rotto col modello Anwar Hadid (il fratello di Bella e Gigi Hadid) e ha deciso di optare per una vita da single – si è data da fare anche al di fuori della musica: prima con “Dua Lipa: At Your Service” che su Spotify primeggia tra i podcast grazie alle sue disincantate conversazioni con interlocutori pescati nei campi più diversi, da Billie Eilish alla psicoterapista motivazionale Esther Perel. Poi ha lanciato Radical22, una media company sostenuta da Warner, con annesso club del libro: “Amo la mia carriera musicale e le opportunità che mi offre. Perché poi io non sono solo quello”, spiega. Comunque il suo ritorno discografico del 2023 con “Dance The Night”, il brano-guida della colonna sonora di “Barbie”, non ha fatto altro che confermare la potenza delle sue produzioni. E ora Lipa ha grandi aspettative per il terzo album “Radical Optimism”, che presenta come un’evoluzione rispetto a “Future Nostalgia”, che pure ha vinto il Grammy come Miglior Album Pop e ha consolidato la sua reputazione nel ristretto novero delle superstar – una spanna sotto Taylor Swift e una sopra Lana Del Rey.

 

 

Durante il tour di  “Future Nostalgia” Dua ha iniziato a registrare “Radical Optimism” con il contributo compositivo di Caroline Ailin e di Tobias Jesso Jr., e con la supervisione musicale di Kevin Parker, noto per l’alt-rock psichedelico dei suoi Tame Impala, ma qui in azione nella sua versione hitmaker, come ha già fatto al servizio di Lady Gaga e The Weeknd. Presto ha cominciato a circolare questa strana notizia riguardo alle influenze che Dua Lipa avrebbe citato nel presentare “Radical Optimism”, evocando il Britpop anni Novanta – Oasis e Massive Attack, Portishead e Primal Scream – che evidentemente ha ascoltato molto mentre lavorava alla produzione. Il bello è che i cronisti di mezzo mondo le hanno dato retta e hanno fedelmente riportato queste dichiarazioni, sovente estendendole alla descrizione dell’album. In realtà di quei suoni nel disco non c’è l’ombra e nemmeno la risonanza. La musica di Dua Lipa va in tutt’altra direzione – detto senza giudizi di preferenza – e “Radical Optimism” è un ottimo lavoro, con un vasto appeal di massa, dal momento che non esiste una regola secondo la quale la musica pop debba essere necessariamente un esercizio di speculazione intellettuale. Però il Britpop con “Radical Optimism” non c’entra niente. Invece c’è un pop dinamico, a matrice interamente elettronica, arrangiamenti semplici ma funzionali, una spiccata volontà dance e – cosa principale – una specie di urgenza, d’iperattività che anima i suoi pezzi, sospinti dal concetto di formicolante ottimismo che ora pervade la musica e l’intento di Lipa: “In questo disco voglio catturare l’essenza della giovinezza e quella della libertà. E sospingere l’idea di lasciare che le cose accadano, buone o cattive che siano”. Lipa diventa insomma la promoter di questo concetto dell’ottimismo radicale, elementare e controcorrente quanto volete, ma capace di penetrare nell’immaginazione di chi sia abituato al condensato estremo dei messaggi pop. Il principio enunciato, viene affrontato da diverse angolazioni lungo la scaletta dell’album, per ribadire che essere radicalmente ottimisti sia un percorso audace e positivo. Prendere ogni cosa come un insegnamento e come un dono, apprezzare come anche dalle brutte situazioni possa derivare qualcosa d’importante, che ci migliora. Uscire dalla comfort zone, si tratti di sentimenti o di lavoro, accettare l’imprevedibile, sperimentare, affrontare le avversità con energia, credere nella luce in fondo al tunnel o, per usare le parole di Lipa, “imparare a camminare in mezzo al fuoco”. Sulla cover del disco lei nuota in acque profonde, mentre la pinna di uno squalo si avvicina: calma e convinzione, perché se ne può uscire. Tanti lo giudicheranno un trattatello da self-help, di quelli che spuntano su Instagram. Non bisogna però trascurare che dietro c’è Dua Lipa: una capace di toccare l’immaginazione, a partire dai social. Monterà un’onda di neo-ottimisti: saranno efficaci? Velleitari? O pronti a smontarsi alla prima contrarietà?
 

Il momento più suggestivo di “Radical Optimism” è il videoclip di “Illusion”, diretto da Tanu Muiño, in cui Lipa interpreta sensuali coreografie sul trampolino della piscina olimpica di Barcellona, lo stesso che abbiamo visto tante volte effigiato nelle immagini dei Giochi del ’96, tempi felici per quasi tutto il pianeta, ma non per la terra da cui proviene lei. Può esserci una connessione tra le due cose. Del resto Dua accentua il suo  attivismo sui temi più impegnativi del contemporaneo, a cominciare dalle vicende che le evocano il dramma vissuto dai suoi genitori durante la guerra. E così ora si dichiara sostenitrice del popolo palestinese. Già nel 2021, il New York Times aveva pubblicato un annuncio a tutta pagina pagato dal rabbino Shmuley Boteach e dal World Values ​​Network che accusavano Lipa (e le sorelle Hadid) di antisemitismo per il loro sostegno alla causa della liberazione della Palestina. All’epoca Lipa reagì sui social, respingendo le accuse e denunciando il giornale che aveva accettato di diffonderle. E di recente ha firmato la petizione per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, dichiarandosi solidale con gli sfollati: “Non posso perdonare ciò che sta facendo loro Hamas. Ogni vita è preziosa. E sono addolorata per ogni vita israeliana perduta e per ciò che è accaduto il 7 ottobre”, dichiara. “Ma al momento dobbiamo guardare a quante vite cadono a Gaza, quanti civili innocenti muoiono. Non mi pare che i leader mondiali abbiamo assunto una posizione sufficientemente decisa verso la crisi umanitaria in atto e in favore del cessate il fuoco che deve avvenire subito”. Al fianco di Taylor Swift promossa influencer forse decisiva nelle imminenti elezioni americane, spunta una Dua Lipa attivista della pace in medio oriente. Siamo davvero ancora convinti che il “nudge”, la spintarella decisiva per muovere se non altro le opinioni del pubblico, transiti ancora per le strade della vecchia politica? Può essere lecito avere dubbi, per esempio considerando gli 89 milioni di adoranti follower al seguito della superstar kosovara.

 

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