Foto Unsplash  

ci pensa l'algoritmo

Il pop in un tocco solo, grazie a un'IA. La potenziale rivoluzione di Suno

Enrico Veronese

Il fai-da-te abbraccia l’intelligenza artificiale. Il risultato è un app che sforna musica e brani immediati, di facile presa, seguendo e realizzando le indicazioni dell'utente, al quale non resta che immettere gli input desiderati e cliccare play

Se la squadra del vostro cuore ha vinto, se siete reduci da una memorabile abbuffata, se col primo caldo estivo volete immortalare i primi bagni di stagione, ditelo con una canzone. Ma non più la tenerezza delle timide dediche telefoniche da vecchia radio di provincia: oggi il fai-da-te abbraccia l’intelligenza artificiale, e sforna brani immediati di facile presa attraverso l’ultimo grido delle applicazioni contagiose. Si chiama Suno, e realizza in poco tempo il sogno di tanti parolieri mancati, componendo gli accordi, le strofe e il ritornello direttamente on demand dall’autore: al quale non resta che immettere gli input desiderati, dal ritmo al genere musicale della “propria” creazione, dall’argomento generale ai dettagli sfiziosi, e poi cliccare comodamente play.

 

Ci pensa l’algoritmo a dare al tutto il sembiante di un processo creativo, certo virtuale, ma non distante da una parte di ciò che il mercato della musica pret-à-porter offre oggi ai margini. Prova ne siano le iper produzioni in voga all’Eurovision Song Contest di Malmö, volgarmente Eurofestival, dove eccede il turbopop di matrice serbocroata: tolta l’impalcatura trash, i litri di lacca gassosa che riempiono di aria il pezzo, le coreografie da talent show (ma noi siamo scienza, non fantascienza), allo scheletro di quei presunti futuri successi pop stanno costruzioni minimali e basic, proprio come quelle di Suno. Il quale di recente si sta facendo assai notare in rete grazie al passaparola tra gli adolescenti, ma non solo: magari si tratterà di una moda passeggera, ma certo indica quanto l’intelligenza artificiale sia già di massa, pronta a cambiare le cose in profondità, al di là di chi se ne serve per lavoro. Anche il passatempo, il lazzo veloce, la fotografia del momento ormai passano di lì: ecco dunque gli immarcescibili social network dei boomer riempirsi di motivetti andanti, leggeri, addirittura folk e d’autore, che magnificano la pastasciutta, un paio di jeans, l’inno della propria compagnia.

E’ evidente come l’industria della pubblicità impiegherà poco tempo a servirsi di un simile aggeggio, mandando in soffitta i creativi dei jingle e rifiutandosi di pagare ingenti royalties ai detentori dei diritti delle hit storiche. Se è una macchina a creare un potenziale trionfo commerciale, scontato preconizzare che anche la musica in rotazione nelle radio sarà tutta più simile a se stessa nel medio termine: una sorta di seo che non valorizza le diversità, specie nelle frequenze audio compresse. Pensieri questi che forse passano troppo sopra la leggerezza con cui migliaia di persone, ogni giorno, in tutto il mondo si stanno dilettando a sfoderare tracce quasi credibili, famose per quindici minuti o per quindici persone, una dietro l’altra. Con un limite: l’utente di Suno ha a disposizione cinquanta “crediti” gratuiti, ovvero il necessario per comporre cinque brani: esauriti questi, deve pagare. Ed è il passo che la stragrande maggioranza ancora non sta compiendo: agli strateghi del business il compito di fidelizzarla, ai Mogol in sedicesimi (o in mi settima) le risate e il sentirsi dentro il tempo reale che cambia, senza per un momento ritenersi strumento dell’AI for the masses.
 

Di più su questi argomenti: