Cartoline di musica e nostalgia dal BBK Live di Bilbao

Viaggio musica nella Bilbao del festival che cha ha come protagonisti assoluti gli artisti che affondano il proprio successo negli anni Novanta

Enrico Veronese

“La nostalgia siеmpre deja frágil”, ci rende sempre fragili, sta scritto in un murales di Bilbao la Vieja, zona ancora non gentrificata della città basca. Perfettamente in linea con il leitmotiv del BBK Live, il festival musicale dal respiro internazionale che anche quest’anno ha riversato oltre centomila presenze nel capoluogo della Biscaglia, come ad ogni metà luglio: protagonisti assoluti, infatti, sono stati gli artisti che affondano il proprio successo negli anni Novanta.

Dalla scatola trasparente degli Air, che hanno inaugurato il programma principale eseguendo per intero il loro esordio “Moon safari”, alle bordate degli Underworld diventate celebri grazie a “Trainspotting”, dai messaggi politici dei Massive Attack ai dolci riverberi degli Slowdive, le scelte dei direttori artistici e l’apprezzamento di un pubblico eterogeneo per età, estrazione, provenienza confermano che il futuro del rock e della musica elettronica sta tranquillamente alle spalle.

Non che mancassero esponenti attuali delle migliori scene indipendenti: i Khruangbin hanno fatto oscillare la platea prima del tramonto con piacevoli trame strumentali, i Kiasmos di Ólafur Arnalds rispondono con il pianoforte immerso nella soft techno, gli australiani Parcels fanno ballare sulle note easy listening del French touch, Daniela Pes tiene alta la bandiera della Gallura con il suo hopelandic fatto di droni.

Ma che sia stato il festival-termometro della retromania lo dice l’esplosivo successo di Grace Jones, scongelata dalle mostre al Beaubourg a 76 anni, fisicamente impeccabile e scolpita dalla palestra mentre recita i suoi classici e si dimena in calze per tutto il palco, a favore di telecamera. Una sorpresa totale, un momento di storia che solo la grandissima perizia tecnica dei suoi musicisti riporta nell’alveo dei “normali” concerti, e non dei meri happening una tantum.

Accanto alla nostalgia, peraltro alimentata attivamente dalle nuove produzioni, è “dream” l’altra chiave di lettura del BBK Live 2024: nei pressi del mitologico stadio San Mamès spicca la scritta Soñar, che magari non si riesce a scorgere dalle pendici della collina Kobetamendi (sede del festival autodefinito il più ecosostenibile), ma informa le opere sognanti – appunto – di molti degli artisti citati. Il tempo di togliersi dalla faccia le gocce del sirimiri, la strana pioggia locale, confusa con le lacrime durante la magnificente performance degli Arcade Fire.

E poi i Jungle, la più efficace party band del momento, abile nel rinverdire i fasti della discomusic newyorkese, le notti insonni al bosco Basoa dove dominano i ritmi incessanti e quelli più profondi dello spazio panoramico Lasai, le transumanze di camicie hawaiane per i maschi e perle nei volti delle giovani spagnole, gruppi di inglesi sessantenni che paiono usciti da “Alta fedeltà”, padri coi figli adolescenti e mille indicatori che qui, proprio qui, si sta facendo l’Europa. In una città differente, capace di abbassare i prezzi dei servizi: prenda nota chi aspira all’autonomia.

La chiusura, a notte fonda, è rifocillata dalle prime colazioni nei bar gestiti da colombiane e argentini che attendono la finale di Copa America, unici nelle vie silenziose: Euskadi saluta ispida e fiera, davvero alternativa nel meteo e nei verdi dintorni oceanici alla Spagna caliente da cartolina: ricordarsi di caricare il Barik, la carta dei trasporti pubblici, è il segnale che nel Botxo si ritornerà.

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