Lo scontro
La pianista venezuelana che denuncia i crimini di Maduro e si scaglia contro il suo direttore d'orchestra
Gabriela Montero torna a parlare di Venezuela e si scaglia contro Gustavo Dudamel, accusato di collaborare con la propaganda del regime e legato al progetto musicale "El Sistema" finanziato dal governo
Un j’accuse dirompente sulle frequenze della Ndr (emittente radiotelevisiva pubblica locale dei Länder tedeschi del nord) dove la pianista venezuelana Gabriela Montero ha per l’ennesima volta denunciato i crimini di cui il regime di Maduro si rende protagonista. Riavvolgiamo il nastro e facciamo chiarezza sulla questione. Gabriela Montero è una pianista nota in tutto il mondo per il talento che spazia dalla classica al jazz. Una globetrotter che utilizza la sua fama per raccontare la grave situazione del suo paese, denunciando le violenze del regime su una popolazione ormai allo stremo. Dichiarazioni inequivocabili e ben documentate, a seguito delle quali la Montero da anni non può rientrare in patria, i suoi parenti sono sotto minaccia e lei stessa vive in una condizione di grande pericolo. La forza di questa artista non è passata inosservata alla Human Rights Foundation, organizzazione non-profit impegnata nella difesa dei diritti umani e nella promozione delle libertà democratiche nelle Americhe che quest’anno le ha consegnato il Premio Václav Havel per il “dissenso creativo”.
L’altra faccia della medaglia riguarda un altro grande artista, figlio del Venezuela: Gustavo Dudamel, direttore principale della Los Angeles Philharmonic e dalla stagione 2026/2027 direttore della New York Philharmonic. Dudamel è anche tra le colonne della Orquesta Sinfónica Simón Bolívar, compagine che raccoglie giovanissimi talenti scoperti e cresciuti all’interno de El Sistema Abreu, avveniristico progetto lanciato nel 1976 dall’allora ministro dell’Economia José Antonio Abreu. Per ragioni di spazio non è possibile dettagliare tutto il percorso di questa iniziativa, basti solo sapere che il progetto prevede la fondazione di cori, orchestre e scuole di musica nei barrios, offrendo a tutti i bambini gratuitamente lezioni gratuite, strumenti e spartiti. Un progetto di alto valore artistico e musicale sovvenzionato prima da Chávez e poi da Maduro che utilizzano Dudamel, scoperto proprio nei barrios e figlio del sistema, come frontman di questa orchestra, colui che ce l’ha fatta, il simbolo della bontà e della bellezza della vita in Venezuela. Non è tutto oro quello che luccica, anzi… Su queste colonne avevamo raccontato “El sistema” già nel 2015 intervistando Geoffrey Baker, ricercatore del dipartimento di Musica della Royal Holloway University of London. Baker da anni lo analizza, tenta di fare ricerche sul campo (ormai non può più entrare a Caracas) e i suoi studi hanno svelato le innumerevoli forzature che accompagnano il progetto Abreu.
Costrizioni, selezione solo di bambini talentuosi, scarsa libertà per chi si rifiuta di continuare il percorso, intimidazioni alle famiglie. Dati raccolti sul campo dove Baker ha vissuto per un anno e mezzo e i cui ultimissimi risultati hanno dimostrato come anche dal punto di vista del metodo educativo il sistema è un modello di “che cosa non fare”. Così, mentre in Venezuela c’è ancora il caos per i risultati delle elezioni, Gustavo Dudamel è impegnato in una tournée americana proprio con la Simon Bolivar. “Questi bambini vengono maltrattati per scopi di propaganda – dice la Montero – […] le sembra normale che mentre il mio paese sta fallendo e un quarto della popolazione è scappata, 170 ragazzi siano in tournée negli Stati Uniti rappresentando il Venezuela con un regime che tiene imprigionati 183 giovani perché sono scesi in piazza per rivendicare il diritto di voto? Questa orchestra suona benissimo, sono tutti ragazzi talentuosi che appena rientrano in patria subiscono ritorsioni, violazioni dei diritti umani come tutti. Come fa Gustavo a prestarsi a una cosa simile? Maduro è come Putin. Sono amici. E la violenza che da anni subisce il popolo venezuelano è la stessa del popolo ucraino”.