Estate con Ester
Gli anni Novanta, che meraviglia. Non è che se tornano gli Oasis torna pure tutto il resto?
Un misterioso annuncio,con una data e un orario, spunta dopo anni di silenzio: così la band di Manchester gonfia a dismisura le aspettative dei fan, che sperano nella pace dei fratelli Gallagher per ritornare ad un passato più sereno e innocente
Dio ci salvi dagli scrittori di bei vecchi tempi, quelli bravi e quelli scarsi. Perciò questa non è una storia di vecchi tempi, di come si stava meglio prima, di rimpianti sciropposi. Anzi, potrebbe essere pure un grande frainteso, il mio. Un eccesso di credulità, una nostalgia da cretinetti.
Il dunque è questo: sta di fatto che i litigatissimi Liam e Noel Gallagher, i leggendari furono Oasis, gli unici che non avevano fatto tramontare la rabbia il giorno dopo, i fratelli musicali che non cedevano ai soldi di pace di nessuno, quelli che non si sono mai preoccupati di fare le fighette beneducate sui social, proprio loro hanno lanciato un piccolo hint sui social, un indizio, un segno di riunione. Con la stessa grafica che s’usava per i loro album – il cd a quei tempi si comprava nei negozi appositi al costo di trentottomila lire – i due annunziano su X che maggiori dettagli saranno rivelati oggi, addì 27 agosto 2024, ore otto della mattina.
Sì, lo so, piano con le illusioni. Potrebbe essere un documentario per piattaforme, una miniserie sugli Oasis buonanime che ci faranno sorbire a settembre in pigiama sul divano. Intemperanze, interviste sboccate e versioni acustiche dei greatest hit, e non sarebbe neanche male. Oppure, oppure. Oppure i due avranno avuto un’offerta del tipo che non si può proprio rifiutare, solo un paio di date per due concerti e vi sistemiamo a vita, ragazzi. E allora sì, che evento storico, tornano gli Oasis, noi semivecchi sappiamo tutte le canzoni, sono i nostri Beatles. Non solo quello, sono gli anni '90. Quando erano enormi capolavori anche le canzoncine commerciali. E ti potevi imbattere in una raccolta, (What’s the Story) Morning Glory? – che aveva una canzone meglio dell’altra, e già si sapeva, si capiva, che c’erano le forze per durare. Dieci anni, vent’anni, trent’anni.
Sì, son discorsi questi da fare stando bene accorti a non cadere da soli nel lagnatoio di chi non capisce più come va il mondo, o tempora o mores, noi eravamo meglio, sapevamo campare. Se tornano gli Oasis, gli anni '90 sono ancora qui, mi dico. Sollevata. Non perché rivoglio indietro la mia Seicento, i miei vent’anni e luci a San Siro. Solo perché – con tutte le tare che pure si portavano appresso – quelli sono stati l’ultima stanza dell’innocenza in cui ci hanno fatti entrare, anni di risate a pochissimo prezzo, di preoccupazioni confinate all’ora del telegiornale, quindi preoccupazioni perlopiù assenti. Il futuro – quella è la differenza recuperabile – poteva solo essere a nostro vantaggio. Pareva che il meglio dovesse ancora venire, e infatti veniva. Sembravamo destinati a grandi cose, anzi grandissime. Lanciati nel futuro, con internet alle porte e gli universi che avrebbe spalancato.
Eravamo di buonumore perpetuo (senza accorgercene). Non andava tutto semplicemente bene, era perfetto. In questo millennio si è deciso di investire tutto in cupezza e serietà. Siamo diventati dei fessi convinti che prendere tutto sul serio – quindi offendersi per la maggior parte del tempo – sia una virtù. Pare di stare sotto una doccia fredda senza poter uscire mai. Così quando ho visto la forse-notizia dei concerti ho pensato: se iniziano a tornare gli Oasis contro ogni previsione, magari contro ogni previsione torna pure il resto. Non è che l’ottimismo ce l’ha vietato il dottore.