1975-2025
Il Meccano Rimmel
L'album di Francesco De Gregori compie 50 anni e li porta benissimo. Giocare con il quarto album del cantautore
Rimmel compie cinquant’anni ma li porta bene. Era il gennaio 1975 quando Francesco De Gregori pubblicava il suo quarto album in studio. Il disco restò in classifica per sessanta settimane e vendette solo in quell’anno 400.000 copie. Le canzoni del disco sono nove e la prima, la più famosa – Rimmel, appunto – dà il nome all’album.
È un testo di 4 strofe di cinque versi più un ritornello di sei, ripetuto due volte, alla fine della seconda e nel finale. In tutto sono 32 versi. Poche le rime ma molti i rimandi tra i versi: due sole rime perfette (domandavi/guardavi nella terza strofa e me/te nella quarta); due parole-rima alla fine della prima e della seconda strofa (ma sono ripetizioni, con minime variazioni, dello stesso verso); una rima interna (vincente/invadente); altre assonanze sparse (vivere/Venere, nuovo/solo). Se l’insieme del tessuto sonoro, oltre che la sua melodia, ha fatto di Rimmel una canzone facilmente orecchiabile, ci sono però alcune immagini che si sono andate a incastonare nel lessico familiare e sentimentale di una generazione. Alcuni versi sono diventati una specie di prontuario lessicale per le occasioni in cui due si stanno per lasciare o in cui il ricordo, a distanza di anni, corre a una vecchia storia d’amore finita (bene o male non si sa ma, in fondo, ha poca importanza).
"Le pagine chiare e le pagine scure", "i miei alibi e le tue ragioni", le lettere con l’impronta di un bacio da spedire a subentrati amori ("un indirizzo nuovo"), la sovrapposizione delle facce nell’archivio degli ex riposti in un cassetto sotto forma bidimensionale; e ancora l’azzardo di giocare "i quattro assi, bada bene di un colore solo" (quindi, verrebbe da pensare, occasione più unica che rara) nella scommessa di trasformare un amore in amicizia di longue durée. E poi i flash-back: la scena di un interno, una specie di erotico close-up da cui nasce il titolo alla canzone ("Venere di Rimmel"), dove "come quando fuori pioveva" (ma senza essere Francia…) di nuovo allude al gioco di carte; la giornata fredda e di vento, e il dialogo, forse frainteso ("senza capire ho detto sì"), di una promessa ("È tutto quel che hai di me”).
Lo dico per me, ma scommetto di non essere il solo ad aver fatto ricorso, alla bisogna e in tutti questi anni, agli utensili rimmeliani. E allora mi sono chiesto se qualcosa rimane e ho usato Rimmel – tutto l’album intendo – come una scatola del Meccano.
Il gioco assomiglia un po’ a quello che fece, nel 1961, Raymond Queneau, quando pubblicò Cent mille milliards de poèmes, una specie di libro interattivo di poesia combinatoria: dieci fogli, stampati recto e verso, che contenevano dieci sonetti dalle rime identiche; ognuno dei quattordici versi era tagliato in una banda che poteva essere quindi “girata” come una singola pagina. Il lettore poteva così costruire a piacere un numero esagerato di combinazione di versi, 10¹⁴ per l’esattezza, ovvero centomila miliardi di poesie. Io l’ho fatta molto più semplice. L’ingaggio del gioco è: mettere insieme una strofa di 9 versi prendendo un verso compiuto, e in ordine progressivo, dalla prima all’ultima traccia dell’album, da ognuna delle 9 canzoni. Ed è uscita questa roba qui:
E qualcosa rimane (Rimmel)
sotto l’angolo retto di una stella. (Pezzi di vetro)
Però non era vero (Signor Hood)
e io non lo capivo. (Pablo)
Ora un raggio di sole si è fermato (Buonanotte fiorellino)
sopra il muro davanti a casa mia. (Le storie di ieri)
Se ci fosse la luna (Quattro cani)
forse un giorno faremo l’amore: (Piccola mela)
non ti deluderà. (Piano bar)
Il gioco è aperto. Provateci anche voi. Si può iniziare con un incipit preso dalla seconda canzone e andare avanti in sequenza chiudendo con la prima; oppure retrocedere dalla nona; o ancora liberarsi dai vincoli della sequenza delle tracce e cercare altre libere combinazioni. L’importante è che i versi conservino la loro forma originale e si “incastrino” con un minimo di senso con quelli che li precedono o li seguino. Forse non usciranno centomila miliardi di Rimmel. Ma qualcosa rimane...
PS A un certo punto ho pensato di farmi aiutare dalla “signorina ChatGpt”. Ma, forse perché non mi sono rivolto alla signorina a pagamento, mi ha fatto innervosire la sua stupidità. E sono tornato a giocare col Meccano Rimmel.