Antonio Pappano (LaPresse) 

Pappano in concerto a Roma, in libreria con l'autobiografia

Mario Leone

La carriera di un direttore d’orchestra può iniziare dalla fatica dei genitori. "Non ho mai preso un diploma, ho imparato tutto dalla pratica". Dall’incontro con Daniel Barenboim ai prestigiosi incarichi in giro per il mondo. Ai primi di giugno sarà alla Scala con la London Symphony

Se si vuole comprendere il mondo musicale e personale di Antonio Pappano, bisogna tornare ai paesini: Epping, nella contea dell’Essex, e Castelfranco in Miscano, anfratto dell’Appennino campano, in provincia di Benevento. Luoghi piccoli, circondati da una natura ruvida, che rivela come bellezza e asperità siano due facce della stessa medaglia. Pappano, nato a Epping 65 anni fa, oggi vive stabilmente a Londra, dove, dal 2023, è direttore della London Symphony Orchestra, la stessa guidata in passato da Previn, Abbado,  Rattle. E tutto ha origine da Maria Carmela Scinto e Pasquale Pappano, originari del beneventano, giovani sposi che iniziano la loro vita insieme in una brumosa Londra. La donna lavora come cuoca, il marito come cameriere. Pasquale Pappano però ha una passione per il canto che inizia a diventare un secondo lavoro grazie alle lezioni private che impartisce senza sosta.

  
Con il passare degli anni, ognuno porta con sé, nei suoi modi, nel pensiero e nelle scelte, i tratti dei luoghi e delle persone con cui è cresciuto. Questo vale anche per Pappano, che si racconta nel suo ultimo libro, La mia vita in musica (Marsilio, 320 pp., 20 euro), autobiografia di uno dei direttori più richiesti degli ultimi anni. Antonio cresce facendo propria la fatica dei genitori: “Venivano dal nulla ma erano ossessionati dal desiderio di non limitarsi a sopravvivere, di ottenere di più”. Respira l’amore del padre per la musica. Lo imita quando canta o quando siede al pianoforte; trascorre le serate ascoltando dischi o cantanti amici di famiglia. A sei anni e mezzo il giovane inizia a frequentare le lezioni pianistiche ma il mestiere lo imparerà accompagnando cantanti, messe e feste in ristoranti o abitazioni di ricchi possidenti. “Non ho mai preso nessun diploma, neppure in pianoforte – rivela il direttore – ho deciso di non andare in Conservatorio. […] Ho imparato tutto dalla pratica; […] se hai la capacità di prendere da tutti, ti fai un’esperienza che nessun conservatorio avrebbe potuto darti”. 

  
La svolta nella vita di Sir Tony (sì, nel 2011 la regina Elisabetta l’ha nominato baronetto) arriva dall’incontro con Daniel Barenboim che selezionando dei cantati per il Festival di Bayreuth si accorge del talento del ragazzo che siede al pianoforte. Lo prenderà sotto la sua protezione insegnandogli tutto quello che serve per accompagnare, dirigere, fare musica. Un bagaglio umano e musicale che Pappano porta con sé in giro per il mondo nei suoi prestigiosi incarichi come quello di direttore musicale dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia (di cui oggi è direttore emerito) e del Covent Garden di Londra. Con l’istituzione romana, Pappano ha ottenuto riconoscimenti in tutto il mondo, facendo crescere l’orchestra e ponendola alla pari delle grandi compagini internazionali.

   
Ed eccolo di nuovo sotto le volte progettate da Renzo Piano, sul podio della Sala Santa Cecilia: Sir Tony ha diretto nei giorni scorsi un programma interamente dedicato al Novecento musicale. Una scelta  che ha origine in una forte convinzione riferita ai giovani e agli orchestrali: “Non bisogna proporre musica che li rassicuri e li metta a proprio agio; al contrario, deve sottoporli alle prove più difficili e impegnative, musicalmente e psicologicamente”. Con lui il pianista ucraino Vadym Kholodenko per un impaginato che prevedeva i Tre notturni di Debussy e il Concerto per pianoforte, coro maschile e orchestra di Busoni, opera monumentale, di rarissimo ascolto per le difficoltà tecniche sia nella parte solistica sia in quella orchestrale. Kholodenko, pianista perfetto tecnicamente, ha controllato dal punto di vista fisico e mentale questo concerto di enormi proporzioni. Pappano non ha perso alcun aspetto della partitura, con i continui ingressi, cambi di tempo e “ambientazioni” diverse.

    
Rivedremo Pappano in Italia ai primi di giugno, al Teatro alla Scala con la London Symphony in uno degli appuntamenti più attesi della stagione scaligera e poi forse – ormai è quasi una consuetudine – in estate a Castelfranco in Miscano, con l’Orchestra Filarmonica di Benevento di cui è direttore onorario dal 2017. Un concerto-omaggio per il papà Pasquale che portò in quell’anfratto di Appennino un po’ di quella bellezza che poi conquisterà il piccolo Tony.
 

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