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Foto ANSA
Il racconto dal Festival
Sanremo ora spazza via Santanchè, Almasri e Graphite. Il tifo di Schlein e Meloni
Stop alla mozione di sfiducia alla ministra del Turismo, ai complotti dei servizi segreti, a dibattito sulla riforma elettorale. Comincia il grande reset sanremese, in un'Italia diventata ormai maggioritaria e bipolare (mentre al Festival resiste il proporzionale)
Sanremo dal nostro inviato. La mozione di sfiducia a Santanchè, le opposizioni che gridano “vergogna”, il caso Almasri, l’imbarazzo del governo, l’ira di Giorgia Meloni, il complotto dei servizi segreti, la riforma elettorale, la pace in Ucraina e gli ostaggi a Gaza. Fermi tutti. Inizia Sanremo. Shhh. Finito. Stop. Da oggi, e per una settimana, in Italia si canta. E basta. Vedrete. Anzi, sentirete. E allora “Cuoricini” (Coma Cose), “Tra le mani un cuore” (Massimo Ranieri), “Anema e core” (Serena Brancale”), ma pure “Tu con chi fai l’amore” (The Kolors) e “Se ti innamori muori” (Noemi), che sono la fantasia – e la varietà – titolistica al potere. Si fa per dire. A riprova che la società del nostro paese esprime ancora le sue palpitazioni soprattutto attraverso il canto. Come sempre. Un tempo era l’Opera, dove il protagonista, se colpito da qualcosa o da qualcuno, non crolla al suolo, ma si mette a cantare. Oggi è Sanremo. Elly Schlein, per dire, ha una chat con gli amici come ha raccontato il Foglio. E commenterà tutte le sere la diretta di Rai 1. Dimenticandosi Dario Franceschini, Romano Prodi e Paolo Gentiloni – “Dimenticarsi alle sette” (Elodie) – ovvero quelli che le vogliono fare le scarpe “Mille volte ancora” (Rocco Hunt) fingendo di aiutarla: “Grazie ma no grazie” (Willie Peyote).
E il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, già conta i minuti che stasera la separano dal grande reset sanremese, quando sarà chiaro a chiunque, pure a lei, in realtà preoccupata, che Almasri e Graphite, il libico sull’aereo di stato e il software spia, non sono né una “Febbre” (Clara) né il suo “Fango in Paradiso” (Francesca Michielin) perché “Il ritmo delle cose” (Rkomi) alla fine lascerà soltanto una lontana “Eco” (Joan Thiele). E allora comincia stasera, Sanremo, che tutto sospende e annacqua, con il suo cerimoniale sempre abbastanza uguale. Tulle, nero su bianco, bianco su nero, velluti, rasi, lustrini, colletti zigrinati, tatuaggi sulle mani, tatuaggi sui polpacci, tatuaggi sul collo, tatuaggi sulla faccia. Uno o due presentatori, una o due presentatrici – stasera con Carlo Conti ci sono Gerry Scotti e Antonella Clerici – che si alternano al microfono con i foglietti in mano per annunciare i nomi dei cantanti. “Ecco a voi Puccettini”, annuncia il presentatore. E la presentatrice: “Cecatonero canterà A bella nun te reggo ma te amo di Bonaccione e Caramella”. Poi entra il cantante, spesso un rapper o trapper, si mette in posa, occhio vellutato, broncio appena accennato, mani vescovili ma come in “Suburra”, il piedino che batte il tempo, e prende il via.
Carrellate in platea: si vedono centinaia di persone anziane, tutte composte, pellicce, visoni, smoking, cravatte di raso, sguardi idioti, persi nel vuoto. E noi che ci chiediamo sempre: chi saranno quelle persone che così vestite somigliano a qualcosa che il museo delle cere di Madame Tussauds rimanderebbe indietro? Chi sono quelle persone, quasi tutte anziane, che applaudono a comando e scattano in piedi tutte insieme quando il cantante sviene nel finale? E’ un mistero. Il pubblico lo prende come un evento del destino. Sanremo è entrato nel calendario, come la Quaresima, il carnevale e la Pasqua. E passa Baudo, e passa Fazio, e passa pure Amadeus, arriva (anzi ritorna) Conti, l’Italia intanto è diventata maggioritaria e bipolare, ma qua a Sanremo restano proporzionali come ai tempi di Gigliola Cinquetti e Amintore Fanfani. Se invitano una cantante israeliana, chiamano subito pure una palestinese. Noa e Mira Awad, stasera. E che le fanno cantare insieme? “Imagine” di John Lennon. Pure valletti, comici, ospiti e superospiti sono distribuiti per accontentare, in proporzione, tutti gli italiani, all’incirca come i cantanti in gara: la quota giovani (Tony Effe) e la quota vecchie glorie (Marcella Bella). Ieri mattina, a Carlo Conti, gli hanno chiesto di dichiararsi antifascista. E lui: “Sono antifascista, certo. Ma trovo la domanda anacronistica. Anche se non dovremmo mai dimenticare quello che hanno fatto i nostri nonni perdendo la vita per noi”. Aridateci Almasri e Santanchè, subito.
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la 75esima edizione della kermesse
Se Sanremo fosse solo le voci e le canzoni
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