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Non è più un Sanremo per vecchi: immagini dalla seconda serata

Stefano Pistolini

Bene le nuove proposte. Non memorabile l'omaggio di Damiano David a Lucio Dalla, ma resta la sua energia. Lucio Corsi si riconferma tra i migliori

Occhio: non è più un Festival per vecchi. La seconda del Festival ha posto subito un problema, in apertura: i quattro giovani concorrenti delle Nuove Proposte appaiono, per motivi diversi, dotati di un’intensità che buona parte dei “Big” non sa nemmeno dove stia di casa. Maria Tomba e Settembre, reduci da X-Factor, Alex Wyse da “Amici” e la coppia indie Vale LP-Lil Jolie, si rivelano una partenza col botto e una dichiarazione di metodo: possono convivere questi talenti nativi XXI secolo con Marcella Bella e Simone Cristicchi, nello stesso evento? Si direbbe di no. E comunque Alex Wyse è un talento puro, con una gran voce, venuto su sotto l’ala di Ermal Meta: ne riparleremo. Intanto smettiamo di dire che i talent show non servono, perché cosa ne sarebbe dell’italo-pop di oggi, senza di loro? Del resto a seguire in scaletta arriva un altro figlio di X-Factor, protagonista di una mutazione che l’ha trasformato in superstar planetaria: Damiano David, post- Maneskin. Il suo omaggio a Lucio Dalla non è memorabile, ma resta l’energia che la sua stessa presenza provoca sul palco dell’Ariston. Morale: la musica leggera italiana ha ormai prodotto una tale stratificazione temporale e di modelli, che la convivenza tra passato e presente assume un aspetto anacronistico. Certo, nonno Bob Dylan è in never ending tour e gli Stones ottuagenari hanno appena vinto il Grammy come rock band, ma David e Wyse, Massimo Ranieri e Marcella, appartengono a orbite diverse e troppo lontane.

 

Sanremo dovrebbe distaccarsi dall’ecumenismo di cui purtroppo Carlo Conti è la perfetta incarnazione. Detto questo, tanto vale inoltrarsi nello spettacolo schizofrenico della rassegna, arrivata al giorno due. Quindici sul palco per la seconda esibizione e il riascolto conferma che Lucio Corsi potrebbe riportare una dose di glam rock alle nostre latitudini e che uscirà dal Festival con la popolarità che ha a lungo inseguito e meritato. Fedez invece, con l’aria truce e gli occhi neri da Visitor, continua a fare l’oggetto inverso di questo Festival pieno di bambini e di amiconi, e il suo luttuoso pezzo non aiuta, invocando cieli neri, vetri rotti e guerra dei mondi. Speriamo esca dal tunnel. Poi c’è la questione montante della canzone di Cristicchi sulla sua mamma con l’ictus, con nuovo epilogo di lacrime in sala e standing ovation. È un lampante fuori luogo? Ciascuno decida in proprio. Il resto, anche figure dignitose come Rocco Hunt, Peyote, o Francesca Michielin, sono contorno al limite del superfluo. Ma alle 23.24 l’apparizione di Achille Lauro ci rimette in pace col mondo e con la musica, con quel suo doppio petto gessato coordinato , l’organo Hammond in bella evidenza e il timbro nasale di chi è cresciuto alle Vigne Nuove. Versetto di oggi: “Ti chiamerò da un autogrill / tra cento vite o giù di lì”.

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