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Olly (foto LaPresse)
Sanremo 2025
Sconcerto a Sanremo: vince Olly. Ora via alle discussioni da bar
Il Festival si chiude con la vittoria del cantautore genovese e un podio tutto maschile con Lucio Corsi e Brunori Sas e senza Giorgia e Achille Lauro che avevano le canzoni migliori
Il 75esimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo si è chiuso con un risultato sconcertante. Ha vinto Olly, 23enne genovese ex-rugbista, laureato in economia, con all’attivo un precedente da queste parti, in cui però non aveva lasciato il segno.
Ha battuto di un’incollatura il simpatico Lucio Corsi, eterno indipendente, noto solo a un piccolo culto di ammiratori del suo stile da cantastorie dell’innocenza, a suo agio nel famigerato duetto con Topo Gigio. In un podio clamorosamente tutto maschile sono finiti poi Fedez, Simone Cristicchi e Brunori Sas, uno per l’altro titolari di partecipazioni al festival poco riuscite, ma evidentemente apprezzate dal grande pubblico e anche dagli addetti ai lavori.
I grandi sconfitti sono Giorgia, che aveva palesemente la migliore canzone, opera di Blanco e l’ha cantata alla perfezione, con il suo stile molto classico e Achille Lauro, che è stato il personaggio forte della manifestazione, non ha fatto altro che raccogliere grande stampa e cenni d’assenso dai famosi in circolazione, ma evidentemente non voti sufficienti a farlo andare oltre il settimo posto.
È un verdetto che produrrà discussioni da bar – a partire dalla disfatta delle voci femminili – che comunque non incideranno affatto sul principale effetto di questa settimana di esposizione mediatica assoluta: gli imminenti tour live dei nomi più in vista stanno già sbigliettando a tutta birra (sold out le date 2025 di Olly, già se ne annunciano per il 2026) rilanciando una dimensione fortemente popolare del consumo di musica dal vivo: non sei quasi nessuno, ti fai conoscere e apprezzare a Sanremo con il tuo motivetto e campi di rendita con uno show che sarà tutto da inventare e da scoprire. Anche questo può essere un buon motore commerciale per il settore.
Ultima serata: l’atroce tarantella di Gabry Ponte “tutta l’Italia” – “Lasciateci ballare / Con un bicchiere in mano / Domani poi ci pentiamo”, in sostanza benvenuti al baratro – ha introdotto l’atto conclusivo della maratona-Sanremo del 2025. Ci ha stordito quanto bastava per affrontare le 29 riesecuzioni dei pezzi, nel frattempo provocando qualche riflessione sparsa. Ad esempio ci è sembrata un’ottima notizia il sussurro che sostiene che, all’indomani dell’esibizione in coppia di venerdi, Achille Lauro abbia sponsorizzato via social la candidatura di Elodie a futura giurata a “X-Factor”, una mossa di ottima portata televisiva. Del resto in questa stessa edizione del festival Elodie ha dovuto fronteggiare l’Opa aggressiva di Rose Villain alla conquista del titolo di stella più sexy del nostro pop. Un assalto ben organizzato. la cui arma migliore è la mossetta “gheparda” con cui Rose sottolinea la parola “Fuorilegge” che dà il titolo al suo pezzo. Diventerà un meme.
Intanto, dal momento che siamo il paese del “Marziano a Roma” e ci abituiamo a tutti, la quarta apparizione di Tony Effe coi tatuaggi sotto la giacca al posto della camicia, non ha fatto più effetto a nessuno, manco fosse Mino Reitano. Adesso l’interrogativo, con Tony disceso fino a questo stadio dell’identificazione califanesca, riguarda il dove possa andare di qui, perché così potrebbe cantare soltanto nelle serate della Rupe Tarpea, il night di via Veneto purtroppo chiuso quando erano ancora gli anni Sessanta.
Restando a Roma, Noemi aveva un pezzo di Blanco e Mahmood, a cui non è purtroppo riuscita a trasmettere la magia che doveva essere nella testa degli autori, rimanendo in un onesto anonimato. Al contrario, siccome noi siamo lenti di comprendonio, abbiamo dovuto ascoltare tre volte il pezzo di The Kolors per capire che Stash e i suoi hanno azzeccato un altro tormentone micidiale, del quale non ci libereremo fino all’estate. Sapete qual è il fatto (e il pensiero fa capolino mentre viene annunciato il francobollo celebrativo del Festival….)? Che il grigiore artistico di questa manifestazione è salito poco a poco implacabilmente, come una marea. Che una mezza dozzina di figure fossero il meglio che il pop nazionale può offrire, lo sapevamo. Al Festival però niente sorprese, nessuna rivelazione, un magma di mediocrità costellato dai comandi di regime di Carlo Conti, dalla solita gag delle dame che non sanno scendere lo scalone, e dalla penosa questione degli abbracci del FantaSanremo. Buona musica pochissima. E anche il ragazzone Olly, coperto di lodi in questi giorni, è un onesto melodico a pieni polmoni, ma è difficile prenderlo per qualcosa d’interessante nell’anno del Signore 2025. Il miracolo è Achille Lauro: adesso lo amano tutti, quando prima era la pietra dello scandalo, o il ragazzo che se chiama tua figlia rispondi che è in Thailandia. Ha (ri)preso l’Italia per la collottola, l’ha suggestionata, affascinata, conquistata, ha fatto il povero ma bello, il miracolo a Roma, il reperto della dolce vita, il pischello per il quale rovinarsi la vita. Un trionfo.
E finisce un altro festival, senza fare troppo rumore. E non c’ molto altro da dire. Sanremo è filato liscio, ma è tornato a infastidirci un po’ – il formato della manifestazione, non la vecchia, cara musica italiana. È già successo in passato, poi magari le cose cambiano. Ma quest’anno abbiamo avuto la sensazione di essere stati invitati alla festa sbagliata.
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Sanremo e jeans a zampa
Il ritorno del maschio. Evviva Olly, anche se sul palco dell'Ariston era un po' ingessato
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Perché Saverio è a Sanremo
Il Festival non è più specchio dell'Italia, ma una sua versione distopica
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