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Foto ANSA
Sanremo e jeans a zampa
Il ritorno del maschio. Evviva Olly, anche se sul palco dell'Ariston era un po' ingessato
Ha solo 23 anni, ma durante i concerti sfoggia il sesso proprio come Vasco e le grandi rock star americane. Non è un borgataro, e non lo ha spinto la fame, ma il divertimento. Bisogna vederlo per capirlo
Non è un underdog, e gli unici che non l’avevano visto arrivare sono i giornalisti della sala stampa, che nella classifica della prima serata non l’avevano messo neanche tra i primi cinque. TikTok da mesi è invasa di video di mamme, fidanzate, papà, di tutte le età, che si scatenano cantando i suoi pezzi. Olly ha solo 23 anni, ma è di Zena. E si sente. Carico di tutto il repertorio cantautoriale genovese, a cui aggiunge la potenza che lo fa essere il Vasco Rossi del Terzo millennio. Bisogna vederlo sul palco per capirlo. In un’epoca di artisti non binari, fluidi, misogini, è tornato un maschio etero. Porco, come piace alle femmine che da quando il catcalling è diventato reato non ne trovano più. E come piace agli uomini che finalmente possono tornare a identificarsi in un artista etero. Olly sul palco sfoggia il sesso, il maschio, la voglia di f. proprio come Vasco e le grandi rock star americane.
Mima amplessi, orgasmi, accoppiamenti. Senza la paura di risultare volgare, sessista, scorretto. Perché le donne lo acclamano, lo vogliono, gli urlano in faccia godendo, gli lanciano i reggiseni che lui prende e si infila nei pantaloni. Sculetta, muove le spalle, agita il bacino, usa il microfono come dildo. Cose che non ha potuto fare all’Ariston, e per questo la sua performance è risultata ingessata nella prima serata, per scatenarsi prendendo la standing ovation nella seconda. E tornare a castrarsi nel duetto con Bregovich per la cover del Pescatore di De André, brano che Olly fa sempre durante il tour, ma sculettando. Cosa che fino ad ora potevano fare solo le donne. Esuli da critica in nome della libertà del corpo.
Mentre se lo fa un uomo va in codice rosso. Una specie di Elodie maschile, che però sa scrivere e cantare. Perché non nasce in laboratorio, né in un quartiere malfamato come gli altri rapper. Non è un borgataro, e non lo ha spinto la fame, ma il divertimento. La mamma è magistrato, il padre avvocato. A 15 anni è andato in collegio a Londra. L’anno scorso si è laureato alla Statale di Milano in Economia. Ha fatto quattro anni di canto e viola al conservatorio. Lo ha lasciato per dedicarsi al rugby. E si vede: spalle larghe, bicipiti gonfi, massiccio, piazzato. E’ bono forte. Un metro e 94 di muscoli, jeans a zampa che stringono maliziosamente il bacino.
Canottiera stretta con la scritta “toy boy” sotto quel golfino di lana che tutte odiamo finché non se lo sfila. Fossetta, occhio furbo e sorriso dolce. Quando alla fine del tour, prima di Natale, capisce che ce l’ha fatta, piange come un bambino, poi chiede scusa e ricomincia la mimica sessuale. Si fa prendere in braccio dagli amici e si spegne una sigaretta sulla lingua. E con quella lingua lecca una lavatrice simulando un cunnilingus. Il concerto è una tempesta di ormoni che si risveglia. Il ragazzo porco di una volta, che fa il duro ma ha il cuore tenero e ti fotte completamente il cervello. Sculetta, fa impazzire tutte, poi si siede, chiede un accendino, si accende una sigaretta, si scola un amaro e canta “Vita spericolata”. E’ il ragazzo con cui tutti vorrebbero far serata, perché in un’epoca di gente strana, nel Sanremo del ritorno alla normalità, lui è la normalità. Tutta vita!