Il Codacons imbufalito per "Espresso macchiato" all'Eurovision. Guardare ai precedenti e farsi una risata

Nel 1973 “A la moutouelle”, hit del belga Tribal Mustachol, prendeva in giro con ferocia gli immigrati italiani che vivevano dell'assistenza sociale. Da "Zuppa Romana" a "Lazy Mary" di Lou Monte, quando i cliché diventano canzone. E c'è chi se ne cruccia

Maurizio Stefanini

Dopo Corto Maltese, i vaccini, i Pokémon, il Grande Fratello Vip, la piattaforma galleggiante di Christo, Little Tony, il guardalinee malese Awang Hamat e un bel po’ do altre cose, il Codacons adesso scende in campo anche contro “Espresso Macchiato”. Non la bevanda, ma il brano con il quale vuole partecipare all’Eurovision 2025 Tommy Cash. Pseudonimo di Tomas Tammemets, 33 anni, uno dei rapper più popolari in Estonia, che con questa esibizione ha vinto Eesti Laul 2025, la competizione nazionale per selezionare il rappresentante del paese. Addirittura l’83 per cento dei voti, la stessa notte in cui Olly trionfava a Sanremo 2025.

   

Il testo, in effetti, non significa praticamente niente, e oltretutto a parole in un italiano pronunciato in maniera approssimativa e quasi spagnoleggiante aggiunge altri termini in inglese. Il tutto ha oggettivamente un certo sapore di stereotipo e presa in giro. “Mi amore/ Mi amore/ Espresso macchiato, macchiato, macchiato/ Por favore/ Por favore”. Ma anche: "Mi like to fly privati with twenty-four carati / Also mi casa very grandioso / Mi money numeroso, I work around the clocko / That's why I'm sweating like a mafioso".

  

Strepitoso il successo sui social e su YouTube, ma colossale anche l’ira del Codacons. “Ferma restando la libertà di espressione artistica che deve caratterizzare eventi come l'Eurovision, non possiamo non sollevare dubbi circa l'opportunità di far partecipare in una gara seguitissima dal pubblico di tutto il mondo un brano che risulta offensivo per una pluralità di soggetti”, spiega il ricorso. “Un testo contenente stereotipi sull'Italia e gli italiani, associati ai soliti cliché del caffè e degli spaghetti, ma soprattutto alla mafia e all'ostentazione del lusso, e che lascia passare il messaggio di un popolo legato a doppio nodo alla criminalità organizzata”. Quindi, così come “giustamente, vanno contrastate le canzoni dei rapper con testi sessisti e offensivi verso le donne, ci si domanda se, in base allo stesso criterio, sia opportuno far partecipare all'Eurovision un brano che offende un paese e una intera comunità, e che rischia di trasmettere messaggi errati che danneggiano la reputazione di una nazione e dei suoi abitanti”. Dunque, si chiede all’Ebu “di valutare misure come l'eventuale esclusione della canzone”.

  

Vedremo come andrà a finire. Ma quel che si può intanto ricordare è che non mancano precedenti, anche se non sempre è semplice capire dove finisce lo scherzo e dove inizia l’insulto. Soprattutto come insulto, in particolare, fu percepito nel 1973 “A la moutouelle”: hit belga di Tribal Mustachol, al secolo André Capitaine, che era in francese, ma il cui testo prendeva in giro ferocemente gli immigrati italiani. “Alla mutua/ la vita è bella”. “Ho lasciato la mia bella Italia/ Ho lavorato solo per due anni/ Mi sono ammalato, è meraviglioso/ Sono ancora in cura”. “La mutua è un buon affare/ Ci siamo sistemati, diventiamo dipendenti pubblici/ Ma quando arriva l'età pensionabile?/ Vendo gelato, spaghetti, castagne”. “Allora, ragazzo, siamo pronti per tornare al lavoro? /Ma forse sì, ma forse no, dottore./ Sto soffrendo”. “Sono pagato, non mi incazzo/ Nel mio paese sarebbe fuori questione/ Non è che io sia disonesto/ Ma approfitto della situazione”. Più o meno quello che oggi molti italiani ripetono sugli immigrati in casa loro, ma allora quelli in Belgio si arrabbiarono, e qualcosa rimbalzò sulla nostra stampa, anche se questa storia è oggi da noi dimenticata. Comunque il vallone André Capitaine, interprete anche di altre canzoni scorrette ad esempio sui fiamminghi, morì nel 1984 a soli 40 anni. Le maledizioni che gli avevano mandato?

 

Soprattutto come scherzo, in compenso, fu percepita invece “Zuppa Romana”: brano del 1983 dei tedeschi Schrott nach 8 che era un elenco nonsense di piatti. “Fritti/ scampi e chianti/ calamari/ ecco la per me/ Zuppa Romana./ Maccheroni/ canneloni/ peperoni/ ecco la per me Zuppa Romana./ Bella donna/ mamma mia/ alimenti ciao./ Roma Roma Napoli amore mio./ Mozzarella/ mortadella/ tarantella/ ecco la per me Zuppa Romana./ Prego: Acqua minerale/ grappa speciale /cozze vongole./ Prego: Torta di spinaci/ vongole veraci/ gorgonzola/ Coca Cola”. Italiani, o presunti: lo stesso titolo si rifà in particolare non a un dolce nostrano ma a una variante tedesca della zuppa inglese a base di amarene, crema alla vaniglia, panna montata e ciliegie candite. Italian sounding, ma la ricetta compare anche in libri di cucina italiana editi in Germania. Gli interpreti avevano comunque un look, uno sfondo e un accompagnamento di mandolino che pure avrebbe potuto suscitare irritazione. Fu presa invece sul ridere, tant’è che Lino Toffolo rispose con un “Pasta e fagioli” in italiano e tedesco a tono. Ma c’è anche una cover in finlandese del gruppo 7 Seinähullua Veljestä che si intitola “Nakit ja muusi”, “Salsicce e purè”, che mette piatti italiani e finlandesi assieme. Una in polacco dei Big Dance. Ed anche una del comico e conduttore radiofonico tedesco Matze Knop intitolata “Numero uno” e dedicata a Luca Toni quando andò al Bayern in cui alla fine il possibile sfottò dell’Italia si risolve in chiara ammirazione.

Più dubbio è il caso di “Lazy Mary”: brano di Lou Monte del 1958 a ritmo di tarantella il cui testo un po’ in siciliano e un po’ in inglese in realtà riprende un modulo attestato nel folklore italiano almeno dal 1835, e la cui prima versione registrata negli Usa è del 1927, per esecuzione del marinaio siciliano Paolo Citarella. Un po’ è infatti considerata un inno di Little Italy, ed è stata suonata in quasi tutte le partite casalinghe della squadra di baseball dei New York Mets dalla metà degli anni '90, per voto dei tifosi. Ed è inoltre usatissima nelle feste di matrimonio degli italo-americani. Però sta anche all’inizio del film “Il Padrino” e nel videogame Mafia II, dandogli così una associazione inquietante. Lo stesso Lou Monte, nato a New York ma di origini calabresi, fu un interprete di “That’s amore”, la cui più famosa esecuzione fu quella di Dean Martin: al secolo Dino Paul Crocetti, nato nell’Ohio da genitori di origine abruzzese. Composta nel 1953 da Harry Warren e dal paroliere Jack Brooks in un inglese infarcito di termini italiani appunto da stereotipo, fu definita dal critico musicale Joe Queenan come “un'affascinante, anche se sciocca, parodia della musica popolare napoletana per suonatori d'organetto”. Però lo stesso Queenan ammise che “fu una delle molte canzoni dei primi anni cinquanta che aiutarono a riabilitare l'immagine dell'Italia quale terra di magia e romanticismo, che era stata in qualche modo rovinata dal fascista Benito Mussolini”. Insomma, meglio lo stereotipo pizza e mandolino che quello delle camicie nere.

È invece frutto di una peculiare passione russa per la musica leggera italiana e in particolare per Sanremo il caso di Ciao 2020! e Ciao 2021!: due show per inizio anno tutti con cantanti e canzoni Italian sounding, in cui c’è stata anche la presenza di Al Bano e Fedez, che voleva essere un omaggio, ma il cui effetto complessivo alla fine è molto peggiore che non “Espresso Macchiato” (basti pensare che uno dei gruppi si definisce “Quattro Puttane”!).

Comunque, non è che brani italiani non potrebbero a loro volta essere considerati allo stesso modo rispetto a culture straniere. Non solo ad esempio il Renato Carosone di “Caravan Petrol” o di “Torero” ma perfino la Dori Ghezzi di “Casatchok” o lo Zecchino d’Oro di “Popoff”. Che però a Ciao 2020! o Ciao 2021! non sono stati presentati.

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