
Meg (rielaborazione di Dadá Di Donna da una foto originale di Elisabetta Claudio)
l'intervista
I trent'anni di carriera di Meg, fuori dall'algoritmo
La cantante napoletana celebra le canzoni dei "suoi" 99 Posse e quelle da solista con un tour. L'ultimo EP “Maria” è la candelina sulla torta. “I giovani sono il pasto dei social. Studiate e suonate ovunque, e fateli andare in tilt”
Non ha fatto in tempo Italo Calvino a presentare le sue Lezioni Americane all'Università di Harvard nel 1985. Ma nel suo ultimo lascito, lo scrittore ha offerto appunti utili per orientarsi nelle trasformazioni della società che apparivano davanti ai suoi occhi. Ogni lezione prendeva spunto da un valore della letteratura, da lui stesso considerate imprescindibili. A citare la sua prima lezione è la cantautrice e produttrice Maria Di Donna in arte Meg. “Oggi più di prima ho una leggerezza profonda, come quella che indicava Calvino”. Forse, continua l'artista, è solo “una consapevolezza dovuta all'età”, visti i trent'anni di carriera che celebra quest'anno. Dagli anni Novanta vissuti con Luca 'O Zulù Persico e Marco Messina nei 99 Posse fino ad arrivare a "Maria", il nuovo EP da solista appena pubblicato. E un tour che tocca i club di Napoli, Conversano (BA), Lecce, Milano e Roma fino al 16 aprile, pronto a continuare anche in estate.
Come ci si sente ad avere trent'anni di carriera?
Mi sento molto grata. I compleanni servono a tirare le somme. Non ho più l'ansia di stonare e dimenticarmi le parole, il pubblico apprezza ancora di più gli errori.
Si ritiene fortunata?
Ho la grande fortuna di esprimermi con la musica. Oggi i luoghi dove esibirsi sono sempre di meno, un giovane è costretto ad auto-sfruttarsi dandosi in pasto all'algoritmo dei social.
Scappano dalla realtà?
In un mondo in cui la crisi economica è diventata così evidente e drammatica, la realtà quotidiana è talmente insopportabile e faticosa che l'arrivo dello smartphone e i social diventano un palliativo. Le istituzioni e le destre hanno fatto bingo.
E cosa dovrebbero fare?
Un detox dal telefono. Gli effetti sulla salute mentale si stanno studiando, sapremo più avanti cosa succederà. Ci sono luoghi di resistenza, invito a vederli.
Si riferisce ai centri sociali dove con i 99 Posse ha avuto inizio la sua carriera?
Queste realtà esistono e resistono. A cinquant'anni conosco benissimo la loro valenza. Offrono sul territorio quello che le istituzioni spesso non danno: doposcuola, pallavolo, calcetto e musica per i ragazzi. Nello scorso tour i due concerti più belli li ho fatti allo Scugnizzo Liberato di Napoli e al Leoncavallo di Milano.
Ma oggi i ragazzi sanno cosa rappresentano?
Spesso no: c'è stato un lavoro di smantellamento su cosa sia fare dissenso pacifico in questi luoghi. Un piano di repressione iniziato da Seattle, Praga e Napoli e culminato con la morte di Carlo Giuliani a Genova.
Così come i rave, che oggi sono "vietati" e che invece lei ha definito un fenomeno “quasi magico”. In che senso?
I rave a cui ho partecipato in Inghilterra si svolgevano in campagna e avevano un comune denominatore: la musica che non trovavi nei club. In Italia c'erano dei contenuti più sociali e politici e si svolgevano nelle aree dismesse. Ma se sei una madre lavoratrice che è anche appassionata di musica e vai ai rave, ti puntano il dito contro.
Si riferisce al “Decreto Sicurezza”?
Il “Decreto Sicurezza” è un escamotage per colpire tutti coloro che vogliono esercitare il loro dissenso pacifico nelle scuole, nelle fabbriche e nelle piazze. Ci ritroviamo di fronte a una legge che voleva colpire i fricchettoni alle feste ma in realtà punta a dare anni di galera a chi fa un sit-in pacifico. Nei rave il messaggio non esplicitato è questo: noi siamo qui perché siamo liberi, rispettiamo il prossimo e noi stessi, lo facciamo con gioia ed entusiasmo fuori dagli schemi.
A proposito, ha visto che la tiktoker e influencer Rita De Crescenzo vuole scendere in politica? Che cosa ne pensa?
Siamo alla frutta...
Cosa vorrebbe dire a chi vuole fare il musicista oggi?
Puntare su se stessi senza uniformarsi a ciò che reclama l'algoritmo. Puntare sulle proprie stranezze senza imitare nessuno. Non fare compromessi che intaccano la tua anima di musicista. Studiare e suonare ovunque. E far andare in tilt l'algoritmo.
E come si fa?
Un esempio eclatante è stato Lucio Corsi. L'algoritmo non lo avrebbe mai proposto. Lui è rimasto se stesso sfruttando un canale commerciale come Sanremo. Bisogna fare così.