Turchia, esplosione a Diyarbakir: un morto e diversi feriti
La deflagrazione, avvertita in buona parte della città a maggioranza curda, è avvenuta in una stazione della polizia. Domenica il referendum sulla riforma in senso presidenziale voluta da Erdogan
Questa mattina alle 10.47 (9.47 in Italia) è avvenuta una forte esplosione a Diyarbakir, grande città a maggioranza curda nel sud-est della Turchia. Come riferiscono i media locali ripresi dalle agenzie internazionali, una persona è morta in ospedale e ci sarebbero almeno quattro feriti secondo Hurryet, mentre per la Bbc turca sono venti. L'esplosione si è verificata nel quartiere popolare di Baglar, più precisamente in una stazione della polizia che ospita le unità antisommossa: le autorità parlano di un “incidente” durante la riparazione di un veicolo blindato.
.@Penah_ @Reuters Bakan Soylu: "Dışarıdan müdahale yok. Tamir sırasında araçtan kaynaklanan patlama oldu. 1 kişi enkaz altında. 1'i ağır, yaralılar var." pic.twitter.com/2yHz0vACPD
— dokuz8 (@dokuz8haber) 11 aprile 2017
Come si vede dalle immagini pubblicate dalla Cnn turca, a Diyarbakir si è alzata una densa nube di fumo. La deflagrazione è stata avvertita in buona parte della città, aprendo un enorme cratere e provocando danni ad alcuni edifici circostanti. Le squadre di polizia hanno adottato ampie misure di sicurezza nella zona in cui è avvenuta l'esplosione. Secondo le prime ricostruzioni è esclusa la matrice terroristica nonostante le paure iniziali: proprio a Baglar, il 4 novembre 2016, un'autobomba uccise undici persone, tra cui due poliziotti. Diyarbakir è la più grande città del sud-est turco, dove i militanti curdi del Pkk hanno combattuto per più di tre decenni per ottenere l'autonomia, anche con numerosi attentati. Le violenze sono riprese da quando, nel luglio del 2015, è terminato il cessate il fuoco.
In questo momento la tensione in Turchia è alta: domenica 16 aprile si terrà il referendum sulla riforma dello stato con possibile svolta in senso presidenziale, lungamente voluta da Erdogan e approvata dal parlamento ma alla quale sono contrari anche i curdi del sud-est del paese.
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