Una nuova speranza per la cura del Parkinson
Gli scienziati potrebbero aver trovato il modo di “riprogrammare” delle cellule cerebrali facendo far loro il lavoro dei neuroni distrutti dalla malattia. La strada è tracciata ma è ancora lunga
Nella giornata mondiale del Parkinson, che ricorre oggi, si fa strada una nuova speranza per la cura di una delle patologie degenerative più gravi. Gli scienziati potrebbero aver trovato il modo di “riprogrammare” delle cellule cerebrali facendo far loro il lavoro dei neuroni distrutti dalla malattia. Gli studi, coordinati dall’istituto svedese Karolinska, vicino Stoccolma, sono ancora in fase embrionale, ma i primi test hanno comunque dato dei risultati promettenti, come spiega nel dettaglio la rivista specializzata Nature Biotechnology.
In particolare, i ricercatori devono ancora verificare che il trattamento sia sicuro e se le cellule “riparatrici”, inizialmente degli astrociti, possono realmente funzionare come i neuroni che producono dopamina, cioè proprio quelli, fondamentali, cancellati dal Parkinson. La dopamina, in pratica il “responsabile” dei movimenti, è un neurotrasmettitore essenziale per il metabolismo cerebrale. La rivoluzionaria idea di ricerca, intanto, ha rallentato i sintomi tipici - dal tremore alle difficoltà di movimento - quando è stata sperimentata sui topi.
Fin qui gli scienziati hanno provato a contrastare la malattia trapiantando nuovi neuroni nel cervello al posto di quelli danneggiati. Al momento ci sono dei farmaci utili per gestire quei sintomi invalidanti, ma non esiste una cura per combattere le cause del Parkinson alla radice. Nonostante l'ottimismo generale, l'eventuale sperimentazione clinica è lontana: “Il passaggio da questo studio alla vera e propria attuazione sugli esseri umani sarà un'enorme sfida”, ha detto il dottor Patrick Lewis, esperto di neurobiologia dell'università di Reading, nel Regno Unito.
Il Foglio sportivo - in corpore sano