P.S. I Love You
La scena dello strip tease coniugale è degna di un caloroso passaparola. Tra ragazze, perché a spogliarsi è Gerard Butler, il re spartano Leonida che in “300” mostrava gli addominali a quadrotto. E prima ancora cantava (tutto vestito, con la maschera sul volto) nel “Fantasma dell'Opera”. Sul set, lo scatto di una bretella ha ferito Hilary Swank. Risultato: quattro punti in fronte. Più che altro, per timore della cicatrice. Una bretella – chiamata “sospensorio” in una didascalia di Panorama, che rendeva la scena un po' più greve traducendo a orecchio da “suspender” – non è oggetto buono a tramortire. Assieme a Lisa Kudrow, lo spogliarello è la parte migliore del film scritto e diretto da Richard LaGravenese, tratto dal romanzo di Cecelia Ahern (figlia di Bertie Ahern, primo monistro irlandese) pubblicato da Sonzogno. Come a dire, il massimo della zuccherosità in vita (La Gravenese aveva scritto “I Ponti di Madison Country”, da cui non ci siamo ancora ripresi dopo tanti anni) unito al massimo della zuccherosità oltre la vita. Come Jerry Zucker, il regista di “Ghost” con Demi Moore e Paatrick Swayze, miss Ahern crede che non ci sia amore grande quanto quello tra un morto e una viva, forse perché il defunto non può invitare gli amici alla partita e disseminare calzini sporchi ovunque. Dopo lo strip tease, al marito viene diagnosticato un tumore al cervello. Ritroviamo la vedova Holly piangente, con le amiche a dar consigli e molta biancheria sexy da sfoggiare, perché questo è il film dove Hilary Swank deve mostrarsi dolce, fragile e femminile (dopo aver combattuto sul ring in “Million Dollar Daby” e aver vestito panni maschili in “Boys Don't Cry”). Ma poiché amare vuol dire conoscersi, il marito modello ha trascorso i giorni della malattia scrivendo lettere, preparando regalini, comprando biglietti aerei, ordinando fiori da far recapitare alla vedova. Quasi un manualetto intitolato: “La vita senza me: istruzioni per l'uso”. Suggerisce di smetterla con le lacrime, disfarsi della roba vecchia, riprendere a uscire e a divertirsi, forse anche trovarsi un altro fidanzato (come accadeva in “Non mandarmi fiori” di Norman Jewison, con Rock Hudson ipocondriaco che cerca un marito di ricambio per Doris Day). Le femmine sentimentali adoreranno. Per tenere lontani i maschi basta il titolo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano