IL TRENO PER IL DARJEELING

Mariarosa Mancuso

    Da “Rushmore” a “I Tenenbaum” a “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”, Wes Anderson resta fedele alla sua famiglia di attori: Bill Murray (che qui fa soltanto una particina, rincorrendo un treno indiano), Anjelica Huston, l'amico di sempre Owen Wilson. Resta fedele anche alle sue collezioni di tragicomici siparietti: forse un pochino meno di un film vero e proprio, se prendiamo la trama come metro di misura, ma a lui piace così, e noi che siamo suoi fan apprezziamo l'ostinazione. Owen Wilson aveva girato “Il treno per il Darjeeling” prima del tentato suicidio, per amore o per solitudine losangelina; a vederlo tutto bendato e con il bellissimo naso fracassato da un incidente di motocicletta fa un po' impressione, con il senno di poi. Qui convoca i due fratelli Jason Schwartzman e Adrien Brody per un viaggio in India: papà è morto da un anno, incarnandosi forse in una tigre, la mamma si è ritirata in un monastero che ricorda il convento delle monache scelto da Powell & Pressburger per “Narciso nero”, una scaletta dettagliata delle cose da fare fornita ogni mattina dovrebbe riunire le rimanenze della famiglia (e risolvere il mistero di una preziosa cintura contesa tra i rampolli, firmata Vuitton come il set di valige che i tre si trascinano). Quasi tutto avviene sul treno più elegante mai visto sullo schermo, una sinfonia di verdi e di rossi e di toni zafferano, governato da un fascinoso controllore e da una sensualissima hostess, vestiti da Milena Canonero. Il viaggio non procede secondo i piani. I due fratelli sono piuttosto renitenti alla rinascita spirituale imposta dal capocordata, che come scopriamo verso la fine del film è tutto sua madre, quanto a precisione e mania per le liste. Uno medita di lasciare la fidanzata perché incinta, l'altro chiama ossessivamente – da telefoni pubblici in mezzo al nulla – la segreteria telefonica della morosa che lo ha lasciato (se avete altre curiosità, e vi va di ammirare Natalie Portman nuda, l'antefatto è nel cortometraggio “Hotel Chevalier”, su Internet). Bollino rosso sulla fronte e coroncine di fiori al collo, intraprendono la lunga marcia verso l'illuminazione. La boccettina di profumo ha la scritta Voltaire numero 6. Ai funerali si partecipa in pigiama. In tanta smagliante originalità, la sorte del bagaglio risulta prevedibile, ma perdoniamo.