MARADONA BY KUSTURICA

Mariarosa Mancuso

    Maratona & Kusturica uniti nella lotta. Contro l'imperialismo americano, contro gli stramaledetti inglesi, contro la federazione internazionale di calcio, contro la Nato che ha bombardato la Serbia (capo d'accusa caro al regista, il calciatore acconsente), contro Pelé, che non era affatto più bravo ma soltanto cocaina free, e allora son buoni tutti (capo d'accusa caro al calciatore, il regista acconsente). Una maledizione si abbatte anche su Andy Warhol, morto troppo presto per dedicare uno dei suoi ritratti a Diego Armando, dovendosi accontentare, povero lui, di Marilyn Monroe. “Maradona by Kusturica” si risolve in una sgomitata continua per accaparrarsi lo schermo. Kusturica manda avanti spezzoni dei suoi film. Quando Maradona si fa massaggiare la schiena con le coppette a ventose, parte la scena di “Papà è in viaggio d'affari”, con i bambini che camminano sulla schiena di papà. Diego racconta di avere studiato Che Guevara, e inneggia a Fidel Castro nuotando in piscina, Emir sfodera Jorge Luis Borges, Sigmund Freud e Gustav Jung. L'argentino sfodera il suo guardaroba di magliette antiBush (il nome scritto con la svastica, il volto coperto di sangue), l'altro conduce il dio vivente in Serbia, nel tentativo di riconciliare il proprio paese con l'occidente. Ciliegina sulla torta, in conferenza stampa a Cannes, il gemellaggio tra i Balcani e l'America Latina invocato da Kusturica: stessa idea della libertà stessa religiosità pagana, stesso enorme debito pubblico. Si chiacchiera, è ovvio, anche della Coppa del Mondo 1986, e relativo gol di mano: “fu come borseggiare un gentiluomo inglese”, spiega l'eroe nel suo momento dickensiano (perfettamente identificato, anche se lui non so sa, con i ragazzini borseggiatori agli ordini di Fagin). Il pupazzetto di Diego e della Thatcher rinforzano il concetto, mentre si ribadisce che “Las Malvinas son argentinas” (ripetere più volte, con il principe Carlo, la regina Elisabetta, Tony Blair, al ritmo di “God Save the Queen” dei Sex Pistols). Silenzio sulla dittatura militare argentina, ritorno del figliol prodigo negli slums di Villa Fiorito, Manu Chao che dedica al campione “La vida tombola”. In tanta agiografia, l'unico pezzo che somiglia a un documentario racconta la Chiesa Maradoniana: centomila devoti, messe, ostie consacrate, altari con palloni, “Querido Diego” cantato come l'Ave Maria.