CHARLIE BARTLETT

Mariarosa Mancuso

    The Doctor is IN” recita il cartello sul chioschetto psicoanalitico della dottoressa Lucy van Pelt, con tariffa di consultazione fissa (“cinque cents, prego”). La seduta termina quasi sempre con una buona parola per Charlie Brown, a consolazione del suo amore impossibile per la ragazzina dai capelli rossi. Poi, smesso il camice della strizzacervelli, la pestifera ragazza che “non voglio alti e bassi nella vita, ma solo alti, alti, alti…” si dedica con tutte le sue forze alla demolizione sistematica delle minuscole sicurezze acquisite dal suo paziente. Charlie Bartlett riceve invece nei cessi della scuola. Ha una buona parola, e soprattutto la giusta pillola, per ognuno dei suoi compagni. Se le fa prescrivere all'ingrosso, dai medici e dagli psicoanalisti di famiglia, pagati abbastanza per non fare altre indagini. Imita i sintomi, la ricetta arriva puntuale. Quasi mezzo secolo è passato dalla terapia per le crisi di nervi praticata in “Mad Men” (la serie sui pubblicitari di Madison Avenue) al gabinetto di consultazione del giovane Charlie. Allora sul lettino si sdraiavano soprattutto le casalinghe, a volte tanto disperate da usare come vibratore la lavatrice (e il marito la sera chiamava il dottore, per informarsi sui progressi della terapia). Ora l'età è scesa parecchio: come raccontava Brett Easton Ellis in “Lunar Park”, capita che gli adulti in via di disintossicazione rubino gli psicofarmaci dei loro rampolli. Espulso da molte scuole private – il papà miliardario è in galera per una questione di tasse, la mamma una deliziosa bionda svampita, con la faccia e la bravura di Hope Davis – Charlie viene mandato in una scuola pubblica. Prende un pugno dal primo bullo che incontra, e decide che non ce ne sarà un secondo. Farà ogni sforzo per diventare popolare – forse la popolarità non è tutto, ma a nessuno degli adulti viene in mente qualche altra cosa per cui valga la pena di lottare, da adolescenti – e siccome è molto sveglio ci riesce quasi subito. Commedia simpatica, diretta da un regista con trascorsi nella produzione e nel montaggio (anche di “Master and Commander”), molto attento nella scelta e nella direzione degli attori. A cominciare dal protagonista, Anton Yelchin, nato a San Pietroburgo e sbarcato negli Stati Uniti quando aveva sei mesi (i genitori erano campioni di pattinaggio artistico). Per il preside alcolizzato Robert Downey jr, solo applausi.